L’aria condizionata è, oggi, uno dei pomi della discordia nelle società più tecnologiche, per sentenziarne i benefici o la nocività. La contesa è fra chi ne pretende un uso notevole e chi la eviterebbe per conseguenti problemi di allergia o di raffreddore.
Una corretta igiene…
La regina delle comodità moderne, punta sul principio che l’essere umano non debba esser più sottoposto a temperature sgradite. In sé, il condizionatore non è cagionevole per la salute, purché ne siano tenuti puliti filtri e tubature, evitando il rischio di legionella o di altri batteri. È importantissimo, infatti, eliminare tutti quei batteri, muffe, polveri e allergeni che possono causare fastidi a naso e bocca e stimolare allergie latenti.
… e una corretta esposizione
Nelle persone più sensibili, l’aria condizionata può creare fastidi alla respirazione o una chiusura delle vie nasali, soprattutto se l’esposizione al fresco artificiale è alternata, più volte, alla temperatura esterna (a esempio, entrare o uscire di frequente da un’automobile con aria refrigerata).
Le alte temperature delle ultime stagioni estive hanno imposto il ricorso alla tecnologia. L’utile consiglio è quello di utilizzare gli impianti per il tempo necessario a raffreddare l’aria (in genere non più fredda di 5/6° rispetto all’esterno) senza prolungare inutilmente l’orario di gestione. È opportuno, inoltre, porsi in una posizione non vicina ed evitare un’esposizione diretta con il macchinario in funzione.
Un corretto utilizzo fornisce la giusta temperatura e consente di aiutare, in particolar modo, anziani e bambini, senza far correre loro pericoli inutili (mal di testa, raffreddore, laringiti, torcicollo).
Sui mezzi pubblici
La singolarità, per chi utilizza treni e mezzi pubblici, è quella di trovarsi, nella stagione estiva, con temperature molto fredde, tanto da dover indossare maglioni, sciarpe e foulard. Non è raro il caso di chi si sia raffreddato a causa di un lungo viaggio in treno. A ridosso della stagione estiva e poche settimane dopo, gli stessi mezzi di trasporto producono malcontento tra i pendolari per temperature che, non utilizzando più il raffrescamento, tornano davvero calde.
Il paradosso
I primi tipi di gas utilizzati, per i sistemi più antiquati, erano i clorofluorocarburi (Cfc) e gli idroclorofluorocarburi (Hcfc), nocivi per l’ozono. In seguito, sono subentrati gli idrofluorocarburi (Hcf) che, pur non incidendo sullo strato dell’ozono, sono dei gas serra che contribuiscono ad aumentare il calore del pianeta. Il maggior consumo di energia elettrica contribuisce a liberare nell’aria biossido di zolfo, anidride carbonica e ossido di azoto. Il paradosso è che, raffreddando gli ambienti “ristretti” (domestici, di ufficio, comunità), si finisce con il riscaldare la Terra intera.
Installare impianti di classe energetica superiore significa ottenere ottimo rendimento con consumi limitati e con ridotte emissioni di CO2. Un consumo sostenuto e prolungato dei condizionatori domestici può comportare un aggravio sino al 40% nell’importo della bolletta.
Aria condizionata e coronavirus: esiste un rischio?
Per quanto riguarda l’incidenza dell’aria condizionata sulla diffusione del Coronavirus non ci sono elementi certi e, se rimane la buona abitudine di arieggiare gli ambienti, è pur vero che alcuni studi hanno rilevato un parziale aumento di contagi legato alla direzione del flusso di ventilazione. È opportuno privilegiare i sistemi che non riciclino l’aria presente ma che la attingano dall’esterno.
Nel cinema e nella letteratura
In un film del 1950, in cui già si realizzava, per pochi, la possibilità di avere tali comodità tecnologiche, il Principe della risata, nel film “Totò cerca moglie”, pur riconoscendo l’importanza della novità ironizzava sui possibili effetti, affermando “L’aria condizionata è un prodotto della civiltà ma io mica mi posso prendere una polmonite civile!”.
Fra i numerosi libri in commercio dedicati all’argomento, è opportuno segnalare “Mi rinfresco le idee. Scopri i segreti del condizionatore d’aria”, edito da Booksprint nel 2020, in cui l’autore, Federico Sorrentino, fornisce molti consigli preziosi per un corretto utilizzo, senza sprecare energia e limitando l’impatto con l’ambiente.
Le statistiche
Terna, la società per azioni che opera nell’ambito della trasmissione dell’energia elettrica in Italia, al link https://www.terna.it/it/sistema-elettrico/statistiche/pubblicazioni-statistiche, presenta delle statistiche interessanti, riguardo il consumo di energia elettrica e il ricorso, in percentuale, alle diverse forme di produzione. I consumi sono espressi in KWt (un miliardo di chilowatt o mille miliardi di Watt) o in GW (un miliardo di Watt). Si legge “La domanda di energia elettrica nel 2020 è stata pari a 301,2TWh, registrando una flessione del 5,8% rispetto all’anno precedente. La domanda è stata soddisfatta per l’89,3% da produzione nazionale destinata al consumo per un valore di 269,0 TWh (-4,4%) e per la quota restante (10,7%) dalle importazioni nette dall’estero per un ammontare di 32,2TWh, in diminuzione del 9,5% rispetto al 2019.
La produzione nazionale lorda è stata pari a 280,5TWh, registrando un – 4,5% rispetto al 2019. In dettaglio la produzione è stata coperta per il 57,6% dalla termoelettrica non rinnovabile (in calo del -8,2% rispetto al 2019), per il 17,6% dall’idroelettrica (+2,8% rispetto al 2019) e per il restante 24,7% dalle fonti eolica, geotermica, fotovoltaica e bioenergie (eolica -7,1%, fotovoltaica +5,3%, geotermica -0,8% e bioenergie +0,4% rispetto al 2019). […] La potenza efficiente lorda di generazione, al 31 dicembre 2020, è risultata pari a 120,42GW, con un incremento di 1GW che ha decretato un leggero aumento del +0,9% rispetto al dato dello scorso anno, in quanto l’entrata in esercizio di nuovi impianti, compresi termoelettrici di piccola taglia, ha compensato le grandi dismissioni e i depotenziamenti nel parco di generazione tradizionale.
Mentre il parco di generazione termoelettrico si è comunque mantenuto sostanzialmente stabile, in termini assoluti è passato da 64,76GW nel 2019 a 64,78GW nel 2020, il parco di generazione delle fonti rinnovabili ha continuato a crescere costantemente anche nell’anno impattato dal Covid, con un incremento generale pari al 2,0% ed una potenza di 56,59GW che rappresenta il 47% del totale installato nel nostro Paese: in termini numerici si è passati da 893.109 impianti nel 2019 a 948.979 impianti nel 2020 (il solo settore fotovoltaico registra un incremento di 55.748 impianti). Alcuni settori hanno registrato rispetto all’anno precedente incrementi più sostenuti: il fotovoltaico con +3,8% si è attestato a 21,65GW, a seguire l’eolico con +1,8% e 10,91GW, mentre l’idrico ha un lieve aumento dello 0,7% registrando 19,11GW. Altre fonti invece sono rimaste sostanzialmente stabili: le bioenergie con 4,11GW hanno registrato un -0,3%, mentre il geotermico un -0,5% (0,82GW)”.
Le diatribe
A livello sociale, la temperatura dell’ufficio è una classica diatriba che si ripete a ogni estate (limitata, o trasferita in ambito familiare, nell’era dello smart working) e che, come ha evidenziato una ricerca di 4 anni fa, conduce al litigio ben 7 colleghi su 10.
È necessario effettuare un bilancio: l’utilizzo è efficace per liberare al meglio le capacità cognitive altrimenti compromesse dal caldo? Si tratta di un salvavita per evitare l’iperpiressia agli anziani? Crea, inoltre, stati d’animo di condivisione e collaborazione o, invece, arriva a dividere e a creare ulteriori dicotomie: scuole e correnti di pensiero una contro l’altra armate?
L’esigenza moderna di godere delle comodità più totali e in ogni aspetto della vita pur di ridurre fatica, svantaggi e perdite di tempo, conduce, a volte, a un uso smodato della tecnologia esistente. La pretesa di avere intorno una temperatura sempre perfetta e ideale, può, innanzitutto, condurre a diverbi con il prossimo che può avere una diversa sensibilità in termini di freddo o di caldo. L’esagerazione dell’uso, nel tempo e nella temperatura ricercata, a volte si scontra con la realtà e conduce, comunque, a un maggiore inquinamento.
La rinnovata e sentita tendenza ambientalista, così importante per il futuro del pianeta, non può procedere a singhiozzo e sottovalutare i consumi “irrinunciabili” come quello dell’aria condizionata che, pur se limitato, produce inquinamento.
Il condizionamento dell’aria produce un sottile classismo, esteriore e di sostanza: i Paesi occidentali e sviluppati ottengono calore o fresco per tutto l’anno a discapito di quelli meno fortunati che subiscono le temperature senza attenuarle e, in più, ricevono il “contributo” all’innalzamento della temperatura terrestre.