Emozioni intense, lacrime, ma anche sorrisi. Sono questi i sentimenti che si sono respirati nella struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII gestita da don Aldo Buonaiuto, fondatore di In Terris, che ha aperto le sue porte per accogliere il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani accompagnato dalla moglie Brunella. La struttura, denominata “Casa tra le nuvole di Papa Francesco“, accoglie giovani donne salvate dal racket della prostituzione schiavizzata. L’incontro si è aperto con la proiezione di un video con le storie di due ragazze: entrambe portate in Italia con la promessa di un lavoro dignitoso, ingannate, costrette a prostituirsi sui viali a luci rosse delle città italiane, picchiate e derubate della loro dignità. Sono state salvate da don Aldo e dai membri della Comunità Papa Giovanni XXIII e ora, dopo il dolore e la sofferenza, le due ragazze vivono finalmente la loro vita circondate dalle persone che le amano.
Le testimonianze
Particolarmente emozionante il momento in cui tre vittime della tratta hanno raccontato la loro storia. Gli abusi, le torture, il terrore che i loro aguzzini potessero fare del male alla loro famiglia: sono questi gli elementi con cui i loro sfruttatori le costringevano a prostituirsi contro la loro volontà. Una ragazza ha raccontato al Ministro e ai presenti di essere nata in Nigeria, in una famiglia molto povera. Per guadagnare dei soldi e aiutare i suoi cari, è venuta in Italia: delle persone le avevano promesso un lavoro dignitoso e onesto. Per fare questo, però, ha dovuto lasciare sua figlia in Nigeria. Arrivati in Europa, è stata obbligata a vendere il suo corpo. E’ rimasta incinta e ha supplicato i suoi aguzzini di non costringerla ad abortire. Dopo tre mesi dalla nascita del suo bambino, hanno provato a farla prostituire di nuovo, ma si è rifiutata. Per paura che potessero fare del male a lei e al piccolo, ha venduto il suo cellulare, con i soldi ricavati ha comprato un biglietto del treno ed è arrivata nel centro Italia. Alla stazione, senza un soldo per comprarsi da mangiare, ha chiesto aiuto ad una ragazza: anche lei in passato era stata salvata da don Aldo e dall’Apg23. La giovane donna ha implorato il ministro Tajani di riunirsi alla sua bambina di cinque anni così che anche lei possa avere la speranza di un futuro migliore.
Don Aldo Buonaiuto: “Il mio sogno è che i governanti chiedano perdono a queste ragazze”
“Nel 2016 Papa Francesco, durante un Venerdì della Misericordia, in una nostra casa di Roma, ha incontrato queste ragazze. Dovevamo mantenere il segreto – spiega don Aldo Buonaiuto -. Ho detto che sarebbe arrivato un cantante famoso. Il Santo Padre si è fermato tutto il pomeriggio. Ogni ragazza è stata ascoltata e abbracciata da lui. E’ stato un momento molto emozionante. Il momento più toccante, che poi mi ha portato a scrivere il libro ‘Donne Crocifisse’ che ha la prefazione scritta dal Pontefice, è stato quando Papa Francesco ha sentito il bisogno di chiedere perdono a nome di tutti quegli uomini che hanno pensato di avere il diritto di andare a straziare la vita di queste ragazze – continua il sacerdote -. Io ho iniziato ad avere un sogno di giustizia: vorrei che i governanti dei luoghi da dove partono, transitano ed arrivano possano fare lo stesso gesto di Papa Francesco. Inginocchiarsi, cioè chiedere perdono a queste figlie. Certe ferite non si possono superare, sono donne veramente crocifisse e nessuno restituirà loro la serenità dell’adolescenza, della giovinezza. Lei Presidente, sa quanto si parla in maniera leggera di questo tema, con battutine, atteggiamenti che non hanno nulla a che vedere con lo sfruttamento della prostituzione. Sulle strade non troviamo, come molti dicono, ‘quelle che lo vogliono fare’ – afferma don Aldo -, non possiamo dire che sia naturale che una donna si possa concedere dieci venti volte al giorno, così come non è normale accostare questa piaga alla parola lavoro. A volte escono delle proposte di legge obbrobriose che mostrano la totale ignoranza riguardo al fenomeno della tratta e della prostituzione schiavizzata che non può essere né regolamentato né regolarizzato. Noi, come Comunità Giovanni XXIII, continueremo a vigilare – ha detto ancora don Aldo rivolgensosi al ministro Tajani -, per contrastare qualsiasi proposta di legalizzazione o regolamentazione della prostituzione“.
Le parole del ministro Tajani
“Grazie don Aldo per l’ospitalità, ma sopratutto, grazie a voi ragazze che siete qui. Le ferite che avete subito non si cancellano, però si può guardare al futuro con speranza e si può tornare a sorridere. Perché quando finisce una stagione della vita, se ne può aprire un’altra – ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani -. Adesso, grazie a don Aldo e all’Apg23, potete ricominciare a recuperare il sorriso, pensare che non tutti sono cattivi, come quelli che avete incontrato nella prima parte della vostra vita, ma ci sono anche tante persone buone. E’ importante che voi recuperiate la serenità dentro di voi, comprendo che dimenticare è impossibile”.
“Quando noi diciamo che non bisogna favorire l’immigrazione clandestina è perché vogliamo impedire che ci sia la tratta di esseri umani. I trafficanti hanno violentato molte donne davanti ai loro familiari per estorcere loro ancora più soldi. Noi dobbiamo colpire questi trafficanti – ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani -. che sono gli stessi che poi spacciano droga o vendono armi al mercato nero”.
“Voi – ha detto rivolgendesi alle donne presenti nella struttura – proprio perchè sapete cos’è la sofferenza, potrete aiutare altre ragazze che vivono in difficoltà. E avete un ruolo importante per aiutare le altre giovani donne. Non è un caso che il libro di don Aldo si intitoli ‘Donne crocefisse’, perché nel volto di ognuno che soffre lui riconosce il volto di Dio – ha aggiunto -. Io credo che nonostante vi abbiano fatto cadere e calpestato, voi possiate essere strumenti indispensabili per aiutare gli altri. Non più vittime, ma persone che salvano altri. Dalla vostra testimonianza può dipendere la vita di tante persone“.
Il saluto delle istituzioni alla Collegiata San Nicolò
Il vicepremier Tajani si è poi recato in visita alla Collegiata di San Nicolò, la parrocchia di don Aldo Buonaiuto per un evento organizzato grazie alla testata online In Terris. “Oggi è una grande gioia, questo luogo risplende come il sole che bagna i nostri volti – ha detto il vescovo della diocesi di Fabriano-Matelica, monsignor Francesco Massara -. Don Aldo, con l’associazione Pace in Terra, accoglie tanti poveri, c’è una grande collaborazione anche per l’accoglienza dei migranti con la Prefettura e la diocesi. Cerchiamo di vivere il Vangelo nelle piccole cose. Ringrazio don Aldo e tutti i volontari per il servizio che svolgono“.
Ha preso poi la parola il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli: “Ho visitato la casa di don Aldo nei mesi scorsi e devo ringraziare lui e i volontari per il loro servizio. Un segno importante della solidarietà umana, valore fondamentale su cui basare le nostre comunità e al quale aprire le nostre istituzioni – ha affermato -. Nonostante tutte le emergenze che la nostra Regione deve affrontare, cercheremo sempre di accompagnare chi è più debole e chi soffre”.
“Fabriano è la città che ha diffuso la carta in Europa. E’ uno dei più grandi distretti industriali d’Italia che ora sta soffrendo la crisi, fa parte del cratere sismico e subisce lo spopolamento delle aeree interne – ha detto il sindaco di Fabriano, Daniela Ghergo -. Ma è anche una città che parla le lingue del mondo e una città di eccellenze. La Comunità di don Aldo è una di queste eccellenze – ha sottolineato il primo cittadino fabrianese -. Opera nel segno della solidarietà, della fratellanza e dell’accoglienza”.
La presentazione delle attività della parrocchia
Nel chiostro della Collegiata, i presenti hanno potuto gustare dei momenti musicali. Presente all’evento un musicista fabrianese, il maestro Diego Trivellini che, con le note scaturite della sua fisarmonica elettronica è riuscito a incantare tutti i presenti. Elisabetta Cammoranesi ha raccontato come la “parrocchia sia diventata un cuore pulsante, un luogo di aggregazione che intercetta i bisogni della comunità”. Dall’attività di accompagnamento allo studio che si svolge soprattutto nei mesi invernali, all’oratorio estivo che ha riunito centinaia di ragazzi di varie nazionalità, passando dal laboratorio artigianale dove “le persone accolte, guidate dagli educatori, ritrovano il gusto di creare manufatti ed oggetti”. Nella parrocchia, inoltre, sono stati recentemente attivati dei corsi di lingua italiana. E’ stato creato “un luogo d’incontro che permetta di mangiare in modo semplice e sano vivendo contemporaneamente un momento conviviale – spiega Elisabetta Cammoranesi -. È nata la simpatica iniziativa di una mensa solidale ribattezzata ‘La Locanda del Curato’ che ogni giorno a pranzo vede decine di persone riunirsi favorendo un ambito di comunità”.
Don Aldo presenta la Pace In Terra e In Terris
“Da 15 anni l’opera sociale dell’associazione ‘Pace In Terra’ risponde alle esigenze umanitarie poste di volta in volta dalle emergenze che si sono presentate alla nostra sollecitudine. Seguendo l’ispirazione dell’enciclica ‘Pacem in Terris’, l’Associazione finalizza il proprio impegno all’ascolto e alla condivisione delle fragilità. Nel 2013 ‘Pace in Terra’ ha accolto l’appello di papa Francesco a fare sì che le diocesi potessero accogliere le persone più sfortunate e martoriate in fuga da guerre, fame e persecuzioni – ha detto don Aldo Buonaiuto -. Anche la nostra diocesi si è subito prodigata a dare una risposta sia attraverso gli uffici diocesani sia avvalendosi dell’esperienza dell’Associazione per dare ospitalità ai profughi in cooperazione con le prefetture. L’associazione ha ininterrottamente garantito assistenza, supporto e sostegno alle fasce maggiormente colpite dalla crisi economica, a cominciare dai disabili, dai giovani, e da coloro che hanno perso il posto di lavoro, favorendo l’inclusione e l’integrazione di quanti vivevano ai margini delle nostra società. Mettendo al centro le periferie geografiche ed esistenziali. Dall’emergenza Afghanistan a quella Ucraina, ‘Pace in Terra’, con grande sforzo e costante impegno, si è messa a disposizione della mobilitazione solidale animata dal nostro arcivescovo monsignor Francesco Massara, sempre in prima linea nel sostenere la Caritas diocesana e la ‘Pace in Terra’. Per non lasciare solo nessuno. E per dare voce a chi non ha voce, anche attraverso la testata digitale ‘In Terris’, che in quasi un decennio di attività ha saputo meritarsi uno spazio di rilievo nella comunicazione sociale sul terzo settore, la vita ecclesiale e l’attualità nazionale e internazionale – ha aggiunto -. La testata in quasi un decennio di presenza nel panorama informativo ha focalizzato l’attenzione su soggetti e argomenti solitamente marginalizzati dai mass media ‘mainstream’, quotidianamente raccontati da In Terris come protagonisti del nostro tempo e non solo destinatari di aiuti e assistenza. Protagonisti della vita pubblica italiana ed europea hanno affidato a In Terris il loro sincero racconto delle sfide affrontate in ambito economico e sociale. Mantenendosi neutrale sul piano politico, In Terris ha dato voce ai giovani, agli invisibili, ai disoccupati così come alle più altre cariche dello Stato e delle istituzioni comunitarie che si prestano di buon grado a scrivere e farsi intervistare dalla nostra testata perché sanno che, contando solo sulla generosità dei propri benefattori, si avvale di collaboratori professionisti (quirinalisti, vaticanisti, docenti universitari) che volontariamente aiutano giovani fragili a superare limiti e barriere per apprendere il mestiere di giornalisti nel raccontare l’oggi a partire dagli ultimi. In Terris ha così conquistato uno spazio significativo nella nicchia dell’informazione sociale. Ed è seguita e apprezzata, attraverso il digitale, dal mondo del volontariato e della Chiesa con da picchi di lettori anche all’estero tra gli italiani che vivono in terre lontane – ha sottolineato il sacerdote -. Attraverso appunto il lavoro congiunto di firme autorevoli del panorama giornalistico che mettono la loro esperienza al servizio di nuove generazioni in condizioni di fragilità e precarietà che attraverso In Terris hanno potuto conseguire l’iscrizione all’Ordine professionale. Siamo onorati di avere oggi qui un collega giornalista di altissimo spessore culturale e professionale come il ministro Antonio Tajani che ci onora di accettare il nostro premio che è sicuramente il più piccolo dei riconoscimenti internazionali ma è grande agli occhi di Dio per tutto ciò che ha dietro”.
Le premiazioni
Ha ricevuto il premio In Terris la professoressa Sabina Vennarini, ricercatrice di fama internazionale per l’evoluzione dei tumori pediatrici, responsabile della Radioterapia pediatrica dell’istituo nazionale dei tumori di Milano e dopo lunghi percorsi vissuti all’estero è riuscita a portare la Pranoterapia pediatrica in Italia. Il premio è stato consegnato da un bambino di sei anni da lei curato.
Hanno ricevuto il premio le dottoresse Lucia De Conno, Lucia Carucci e Nadia Federici dell’Associazione Generation Aid. Medici che operano in Libano curando i bambini e le persone più povere. Il riconoscimento è stato consegnato dal giovane libenese Ghadi accolto in Italia dalla Pace in Terra dove sta lottando contro un brutto male.
Ha ricevuto il premio il Prefetto Vittorio Rizzi, Vice direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza. Esemplare e preziosa è la testimonianza del Prefetto per il suo servizio allo Stato come impergno per il bene comune ponendo esperienza e competenza a fondamento della sua missione. Ha sempre dimostrato nei suoi importanti incarichi grande senso del dovere e spirito di umanità. Sempre disponibile verso le persone più bisognose e così il riconoscimento è stato consegnato da una ragazza vittima della tratta.
La consegna del premio al vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani
E’ stato il giornalista Christian Cabello, della testata online In Terris, a consegnare il riconoscimento al presidente Antonio Tajani. “Il suo impegno ai vertici istituzionali italiani e internazionali testimoniano come la pace vada difesa e costruita giorno dopo giorno – ha detto Cabello -. La sua azione si ispira a Padri fondatori dell’Unione Europea come Alcide De Gasperi, Helmut Kohl e Simone Veil. E fa propria la lezione conciliare di valorizzare ciò che unisce piuttosto che ciò che divide. Un ponte, oggi che il conflitto bellico torna a seminare distruzione e angoscia, con una generazione che ha vissuto la tragedia della guerra e che ha lottato per il superamento dei nazionalismi, con l’obiettivo di trasmettere un’eredità di pace ai propri figli. E’ grazie all’impegno di statisti e uomini e donne di buona volontà che l’Europa è diventata la nostra patria comune, la ‘patria delle nostre patrie’ come la descriveva Vaclav Havel. In questo contesto, le religioni hanno un ruolo chiave, perché rappresentano i valori che sono alla base della nostra civiltà: la tolleranza, la centralità della persona, la misericordia. ‘Il dialogo tra la politica e le religioni, così come il dialogo tra le religioni, è fondamentale e va rafforzato – ha detto Christian Cabello citando un passaggio di un discorso di Antonio Tajani in un incontro internazionale in Germania – Solo attraverso questo dialogo potremo batterci contro ogni forma di fondamentalismo e radicalizzazione. Perché chi spara in nome di Dio, spara contro Dio’. Come ha ricordato Papa Francesco ‘non c’è nessuna guerra santa, solo la pace è santa’”.
Il discorso del presidente Tajani a conclusione dell’evento
A conclusione dell’evento ha preso la parola il presidente Tajani che ha voluto ringraziare don Aldo e tutte le autorità civili, religiose e militari presenti: “Sei riuscito don Aldo a riunire ‘la bella Italia’, quella di cui si parla poco, non si parla abbastanza delle cose belle che ci sono nel nostro Paese, dei sentimenti che albergano nel cuore degli italiani che sanno dimostrare di essere accoglienti, di essere solidali, sanno mettere sempre al centro la persona”. “Caro don Aldo, hai fatto tanto per realizzare i corridoi umanitari, un grande lavoro accanto a don Benzi con il quale vivevi in simbiosi – ha detto Tajani -. Qualche settimana fa, negli Emirati Arabi, ho visitato il centro delle religioni abramitiche. In mezzo al deserto sono state costruite una moschea, una chiesa cattolica e una sinagoga – ha aggiunto -. La fede fa parte dell’essere umano. La presenza di Dio nella società non è privata, e noi possiamo vederla, don Aldo, quando riesci a salvare vite umane, a salvare ragazze e ragazzi che fuggono dalla guerra e dalla disperazione”.
La cerimonia si è conclusa con la consegna del Sigillo di Ateneo a don Aldo da parte del Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Prof. Gian Luca Gregori, per le seguenti motivazioni: “In prima linea contro lo sfruttamento della prostituzione e contro la dipendenza psicologica da sette e centri di oppressione; per l’impegno in iniziative internazionali come la Giornata del Migrante Ignoto e la moratoria contro la legalizzazione di qualsiasi forma di schiavitù. Per il contributo culturale mediante il quotidiano ‘In Terris’, che promuove una informazione attenta agli ‘ultimi’ e soprattutto rivolta alle donne vittime di tratta”.