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Anna Nikolova: “Vi racconto la mia passione per la danza”

Molto impegno, costanza e soddisfazione. Sono queste le tre parole con cui Anna Nikolova, insegnante nella scuola che porta il suo nome, riassume il mondo complesso e affascinante della danza classica. Originaria della Bulgaria, Anna è arrivata in Italia per lavoro e, a Fabriano, ha conosciuto l’uomo che sarebbe diventato suo marito. La Città della Carta diventa così la sua casa e il luogo dove apre la Scuola di Danza Anna Nikolova.

L’intervista

Interris.it ha incontrato Anna per un’intervista. Davanti a un cappuccino ci ha raccontato il suo amore per la danza, iniziato in Bulgaria all’età di 7 anni: per tre anni ha studiato a livello amatoriale, poi l’esame che l’ha portata ad entrare nella Scuola Nazionale di danza di Sofia dove è rimasta per nove anni. “La danza per me rappresenta tutto. Il modo di ballare, di potermi esprimere, la libertà di sentirti un po’ sopra le righe – ci racconta Anna -. Ho ballato principalmente nel Teatro nazionale di Sofia, ma ho avuto anche l’occasione di fare delle tournée in Europa. La danza è un’arte molto impegnativa, ma se ti piace quello che fai, hai la passione tutte le difficoltà diventano superabili”.

Foto gentilmente concessa dalla Scuola di Danza Anna Nikolova

La scuola di danza a Fabriano

Anna ci racconta che fin da molto giovane, da quando era in Bulgaria, le è sempre piaciuto insegnare. Per questo motivo decide di aprire una sua scuola a Fabriano: vedere le bimbe approcciarsi per la prima volta a questo mondo, accompagnarle nella loro crescita per lei è una grande emozione. “Di anno in anno crescono e migliorano, questo è il regalo più bello per un’insegnante. Cerco di trasmettere l’importanza di impegnarsi sempre, questo è il solo modo per raggiungere dei risultati e che non tutti siamo uguali, magari qualcuno arriverà al suo obiettivo prima, qualcun altro dopo, ma l’importante è arrivare alla meta. Inoltre, spiego ai miei studenti che non devono abbattersi, non devono arrendersi: un insegnamento valido non solo per la danza, ma per la vita in generale”. La danza, spiega Anna, insegna diverse cose: dall’educazione alla disciplina, ma anche la speranza: impegnandosi tutti i giorni, le soddisfazioni arriveranno. “E’ molto bello il rapporto che ho con i miei studenti: sanno che io ci sarò sempre per loro”.

Le difficoltà causate dalla pandemia

La scuola della Nikolova ha dovuto affrontare delle difficoltà notevoli a causa della pandemia. Per oltre sei mesi, a causa delle norme anticontagio e del lockdown, non è stato possibile organizzare i corsi in presenza. “Come molte scuole – racconta Anna – abbiamo provato a fare lezione online. E questo con tutte le difficoltà del caso: la linea internet che saltava, la piattaforma utilizzata che a volte si bloccava – aggiunge -. Con le ragazze più grandi è stato più semplice, perché padroneggiano meglio la tecnica e, quindi, anche solo spiegando i vari movimenti siamo riusciti ad adare avanti. Con le piccoline è stato più complicato: a volte ero costretta ad arrampicarmi su una seggiola per poter far vedere loro la posizione corretta dei piedi”.

Nessun rimpianto

Ascoltare Anna mentre racconta le sue esperienze è un vero piacere. I suoi occhi brillano quando ricorda la preparazione dello spettacolo, la grande emozione mentre si aspetta che il sipario sia sollevato, il silenzio che ci si trova di fronte e percepire tutte le persone che si hanno di fronte seppure in quel momento si veda solo una stanza buia. Poi inizia la magia quella chiamata spettacolo. “Il primo pensiero una volta che il sipario cala? Anche per questa sera ce l’abbiamo fatta”, ride. Quella della ballerina è una vita fatta anche di sacrificio e rinunce: sono molte le ore che bisogna dedicare agli allenamenti, a volte a discapito della vita sociale. Poi però, aggiunge, si impara a conciliare vita privata a e professione. Nonostante questo, Anna non tornerebbe mai indietro, la sua risposta è veloce e sicura: “Non cambierei nulla”.

Foto gentilmente concessa dalla Scuola di Danza Anna Nikolova

La danza in Italia

L’Italia vanta diverse scuole riconosciute a livello internazionale come ad esempio l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, la Scuola di Ballo al Teatro San Carlo di Napoli e l’Accademia Nazionale di Danza a Roma. Quello della danza, però, è un mondo in cui è difficile intraprendere una carriera professionale sia per le poche opportunità e per la molta concorrenza. Oltre a questo è difficile ottenere un contratto stabile che possa permettere al ballerino o alla ballerina di dedicarsi esclusivamente alla danza. Nel 2022, come riporta l’Agi, alcuni ballerini sono scesi in piazza per evitare la “fuga delle scarpette” verso l’estero e il precariato. Argomento di cui ha parlato l’étoile del Teatro alla Scala di Milano, Roberto Bolle, in un’intervista di Nicoletta Polla pubblicata su ilsole24ore.com. “In questo momento le compagnie di ballo sono quattro, Palermo, Napoli, Roma e Milano. Gli organici possono essere molto ridotti, con qualche incremento stagionale, e il ricambio apre posti liberi per meno di una decina di nuovi ballerini l’anno. Le opportunità, se ci sono, sono quasi tutte all’estero – dichiara Bolle nell’intervista -. Se vogliamo aumentare opportunità e posti di lavoro bisogna trovare il modo di sostenere la produzione di danza nel nostro Paese, renderla più facile”.

La necessità di sostenere la danza

L’Italia ha dato i natali a ballerini del calibro di Carla Fracci, nel 1981 definita dal New York Times “prima ballerina assoluta”, Eleonora Abbagnato, che dal 2015 dirige il corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma e dal 1º settembre 2022 dirige ad interim la scuola di ballo del medesimo teatro, e Roberto Bolle, solo per citarne alcuni tra i più famosi. E’ necessario sostenere l’arte sia a livello nazionale sia a livello locale. E’ dalle loro scuole che insegnanti di danza come Anna Nikolova, si prendono cura dei loro studenti e li accompagnano in un percorso di crescita personale e artistica finché non sono in grado di spiccare il volo da soli. Senza finanziamenti e senza possibilità di lavoro dignitoso che permetta loro di conciliare vita privata e lavoro, i ballerini forse dovranno rinunciare al loro sogno e, noi, forse, perderemo l’opportunità di vedere le nostre eccellenze calcare i palcoscenici più prestigiosi d’Italia e del mondo.

Manuela Petrini

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