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L’ambasciatore Attanasio nel ricordo di chi ha lavorato con lui

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“Un brillante diplomatico e uomo di grande spessore umano e culturale”. Così Gregoire Piller, consulente internazionale delle Nazioni Unite in Congo Brazzaville, racconta ad In Terris il suo ricordo dell’ambasciatore Luca Attanasio, assassinato, assieme al Carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista a Kibumba a 25 kilometri al Nord-Est di Goma, nella turbolenta provincia del Nord-Kivu, nella Repubblica democratica del Congo ieri 22 febbraio 2021.

Gregoire Piller più conosciuto nel nostro ambiente come ex-guardia svizzera dove ha prestato servizio durante tutto il Pontificato di Benedetto XVI, è stato pluri-medagliato ed ultimamente ha fatto parlare di se con la sua lettera “I due papi e il vero Benedetto XVI”, vanta anni di esperienza in Africa. Infatti conosce bene la Regione dei Grandi Laghi, ed il Nord-Kivu avendo lavorato in Rwanda a Kigali per anni.

Qualche mesi fa, Gregoire aveva attraversato il fiume Congo, da Brazzaville a Kinshasa, per andare a trovare Luca Attanasio. Una visita di cortesia lavorativa dove ha avuto modo di conoscere il suo impegno nel campo degli aiuti umanitari. “Siamo tutti sconvolti – spiega Piller – Attanasio era molto impegnato nello sviluppo internazionali, e spesso andava sul campo a vedere dei progetti, era giovane (avrebbe dovuto fare 44 anni il 23 maggio prossimo) e molto devoto al lavoro concreto, il lavoro di cui lascia un forte impatto”.

“Anche se sono presenti molti gruppi ribelli in diverse zone del paese, la Repubblica Democratica del Congo non è un paese in guerra, anzi si tratta un fatto scioccante e inaspettato”. Secondo l’esponente dell’Onu gli Occidentali presenti per motivi di lavoro in Congo si sentono tranquilli e conducono una vita senza particolari attenzioni alle misure di sicurezza. Discorso diverso è per l’area attraversata dal convoglio in cui era presente anche l’Ambasciatore Italiano a Kinshasa. “Il Nord-Kivu è un posto difficile, nell’aprile dell’anno scorso, un’imboscata vicino al parco nazionale di Virunga ha ucciso 12 rangers e cinque civili, e ferito gravemente diverse altre persone, ci sono diverse milizie armate che operano in questa regione”.

Per un’analisi dei fatti e del contesto socio-politico in cui sono avvenuti, abbiamo sentito anche il direttore di Nigrizia padre Filippo Ivardi, secondo il quale bisogna considerare due aspetti. Il primo è il riposizionamento di poteri attualmente in corso in Cogno, dopo la ventennale presidenza di Joseph Kabila, che aveva un controllo quasi totale del Paese, e l’arrivo di Félix Antoine Tshilombo Tshisekedi, vincitore delle elezioni del 30 dicembre del 2018, nonostante alcune  accuse di irregolarità e brogli da parte delle organizzazioni di monitoraggio elettorale.

“Un altro aspetto importate – ricorda ancora il direttore Ivardi – è che l’agguato al convoglio è avvenuto nel Parco del Virunga, che oltre ad essere un patrimonio naturale incredibile e anche un’area ricca di risorse minerarie, interessata soprattutto da estrazioni petrolifere. Insomma un luogo chiave in questo momento di cambio di potere, che vede molti deputati salire sul carro di Tshisekedi”.

Il direttore della rivista dei Comboniani lo scorso 1 ottobre era stato audito alla Commissione esteri della Camera dei deputati sulla situazione in Congo e in particolare nella provincia del Nord Kivu: “Questo omicidio accende una luce su queste aree dell’est del Paese, dove, fino poco tempo fa, c’era una media di otto persone uccise ogni giorno. Spero che ora si desti tutta la comunità internazionale e l’Unione Europea”.

Nel Nord Kivu sono presenti missioni di saveriani e di comboniani che operano in favore della popolazione malgrado le difficili condizioni di sicurezza mentre i vescovi locali vivono tra le minacce di morte, molto pericolosa è soprattutto la città di Beni. L’impegno della Chiesa cattolica – ricorda ancora Ivardi – era seguito dall’ambasciatore Attanasio che proprio sabato scorso aveva incontrato una comunità di saveriani. Il direttore di Nigrizia evidenzia anche la presenza nell’area dell’Eni che però risponde ad interessi meramente economici. “Ho sentito dei confratelli che conoscevano Attanasio – riferisce infine il direttore del periodico dei comboniani -, sicuramente il diplomatico italiano ha dovuto far fronte al cambiamento dei centri di potere avvenuto in questi ultimi due anni”.

Marco Guerra: