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Flop del vertice sull’Amazzonia: un fallimento per l’umanità intera

Il documento finale firmato dagli otto Paesi al termine del vertice dell'Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica (Ato) non soddisfa l'associazione dei popoli indigeni del Brasile (Apib)

Sos Amazzonia. L’Associazione dei popoli indigeni del Brasile (Apib) ha definito “frustrante” la Dichiarazione di Belém. Il documento finale firmato dagli otto Paesi al termine del vertice dell’Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica (ACTO).  In un comunicato dove si afferma che il documento doveva essere “più ambizioso” in termini di obiettivi per la conservazione della foresta. “Comprendiamo la diversità dei dibattiti e riconosciamo gli impegni politici assunti, ma l’assenza di obiettivi specifici e oggettivi relativi alle popolazioni indigene e all’ambiente è frustrante”, ha affermato Kleber Karipuna, coordinatore esecutivo dell’associazione. Apib ha quindi chiesto ai paesi di definire azioni puntuali per impedire all’Amazzonia di raggiungere il cosiddetto punto di non ritorno della foresta. Tra questi la delimitazione delle terre indigene, il catasto dei territori e la creazione di unità di conservazione. L’organizzazione ha anche descritto come “deludente” la sospensione dell’annuncio di due demarcazioni di terre indigene previsto per il Vertice amazzonico. Uno ad Acre e l’altro ad Amazonas. Amazzonia

Allarme Amazzonia

“Il ritardo in questo processo ha effetti concreti per le popolazioni indigene che affrontano quotidianamente la violenza“, ha affermato Dinamam Tuxá, anche coordinatore esecutivo di Apib. Nella Carta di Belém, gli otto paesi ACTO (Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela) stabiliscono un’alleanza per combattere la deforestazione per evitare che l’Amazzonia raggiunga il punto di non ritorno. Ma senza fissare scadenze. Intanto Albero della Vita e Unicef agiscono insieme per salvaguardare il futuro dell’Amazzonia. Il polmone verde del mondo sta soffrendo. L’Amazzonia, la più grande foresta tropicale del pianeta, dal 1970 ad oggi ha perso più superficie forestale della Francia. Un danno che si riflette direttamente sul riscaldamento globale e i conseguenti effetti legati alla crisi climatica. Negli ultimi due mesi, inoltre, l’Amazzonia sta vivendo la più grave crisi legata ai casi di febbre di dengue degli ultimi anni. Tale fenomeno è strettamente correlato ai cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature, l’umidità e l’intensità delle precipitazioni associate alla crisi climatica favoriscono un clima più caldo e dunque una replica più rapida del virus. Nonché una carica virale più elevata nelle zanzare (insetti portatori della malattia).

Crisi climatica

Fondazione Albero della Vita opera da più di dieci anni in Perù, precisamente nella Regione di Loreto, dipartimento nel nord-est del Paese, nel cuore dell’Amazzonia, al confine con Ecuador e Colombia al nord e con il Brasile a est. Proprio in Perù, il disboscamento illegale della foresta amazzonica ha portato alla perdita di 6 milioni di ettari di foresta vergine (il 20% dell’area) e tale scenario va ad aggravarsi a causa del narcotraffico. Che, essendo un “predatore dell’ecosistema”, cerca le aree territoriali amazzoniche per le sue pratiche criminali. Insieme a Unicef, Fondazione Albero della Vita ha deciso di avviare diversi progetti rivolti agli adolescenti per incoraggiarli ad affrontare in prima persona. Con la propria azione, i problemi legati alla crisi climatica all’interno della propria regione. L’azione di Fadv si focalizza in particolare sulla formazione dei ragazzi all’interno della scuola. Tra le diverse iniziative, promuove un workshop su “Cambiamento climatico in Amazzonia e partecipazione degli adolescenti“. In cui si costruisce un piano regionale sul cambiamento climatico in modo partecipativo a favore degli adolescenti e della cura dei bambini.Amazzonia

Amazonian Summit

In tre scuole della regione, sono promossi spazi che incoraggiano la piantumazione di alberi. E sostengono la partecipazione di adolescenti come promotori ambientali. Con ben 60 leader ragazzi nella Rete regionale degli adolescenti di Loreto, sono state piantate infatti 100 piantine da frutto e forestali. Valorizzando così gli spazi pubblici dell’area metropolitana di Loreto. Infine, all’interno della regione promuove riflessioni ambientali presso i funzionari pubblici. Questioni che sono di estrema importanza nell’Amazzonia peruviana, soprattutto per quanto riguarda l’uso sostenibile delle risorse naturali, la conservazione della diversità biologica e la fornitura di servizi ambientali. In tale direzione, l’Amazonian Summit in Brasile coincide perfettamente con le iniziative promosse da Fondazione Albero della Vita con gli adolescenti di Loreto, proprio perché sostiene la ricerca di uno sviluppo economico che non distrugga le foreste e favorisca, invece, soluzioni alternative ai problemi che affliggono il bioma amazzonico. Come la deforestazione, le miniere illegali e il traffico di droga.Amazzonia

 Petrolio in Amazzonia

Il 72% dei deputati brasiliani è favorevole all’esplorazione di petrolio nella foce del Rio delle Amazzoni. Lo rivela un sondaggio Genial/Quaest pubblicato oggi. La maggioranza dei parlamentari favorevoli appartiene a partiti di destra o di centro (rispettivamente 86% e 80%). Ma nemmeno il 49% dei deputati di sinistra intervistati si è opposto al progetto promosso dalla compagnia statale Petrobras e oggetto di critiche da parte di ambientalisti ed esperti. Le divergenze sulla questione petrolio tra i Paesi amazzonici ha caratterizzato anche il vertice regionale sull’Amazzonia che si è concluso a Belem. Lo stesso sondaggio Genial/Quaest ha rivelato che il 41% dei parlamentari considera negativa la relazione del governo del presidente Luiz Inacio Lula da Silva con il Congresso. Mentre il 19% la ritiene positiva.  Se i paesi dell’Amazzonia non sono riusciti a trovare un accordo per assumere l’impegno concreto contro la deforestazione. E se non possono rinunciare allo sfruttamento delle loro risorse petrolifere è perché i paesi sviluppati non hanno rispettato i loro impegni in materia di finanziamento dello sviluppo sostenibile nella regione.Amazzonia

Appello per l’Amazzonia

Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha esortato le nazioni ricche a mantenere le promesse non mantenute di finanziare la lotta dei Paesi in via di sviluppo contro il cambiamento climatico, in occasione del vertice sulla salvaguardia delle foreste tropicali del mondo. Al termine di una riunione di due giorni molto seguita, gli otto Paesi sudamericani che condividono il bacino amazzonico si sono uniti ad altre nazioni dei Caraibi, dell’Africa e dell’Asia per chiedere al mondo industrializzato di fare di più per proteggere le foreste tropicali che stanno scomparendo e che sono una barriera vitale contro il riscaldamento globale. “Non è che il Brasile abbia bisogno di soldi. Non è che la Colombia o il Venezuela abbiano bisogno di soldi. Madre Natura ha bisogno di soldi, di finanziamenti, perché lo sviluppo industriale l’ha distrutta negli ultimi 200 anni“, ha detto Lula. Amazzonia

Dichiarazione congiunta

Il vertice si è concluso con un severo rimprovero alle nazioni ricche da parte dei partecipanti. I Paesi amazzonici Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Peru’, Suriname e Venezuela, oltre agli invitati Repubblica Democratica del Congo, Congo-Brazzaville, Indonesia e Saint Vincent e Grenadine. “Esprimiamo la nostra preoccupazione per il mancato rispetto degli impegni assunti dai Paesi sviluppati“, tra cui aiuti annuali pari allo 0,7% del PIL e 100 miliardi di dollari all’anno per il finanziamento del clima dei Paesi in via di sviluppo. Sostengono in una dichiarazione congiunta. Lula ha promesso che i Paesi si recheranno ai colloqui sul clima delle Nazioni Unite a dicembre. E “diranno al mondo ricco che se vogliono davvero salvare ciò che resta delle nostre foreste, devono mettere i soldi“. La ministra dell’Ambiente del Brasile, Marina Silva, ha aggiunto che il mancato consenso dei Paesi amazzonici su un impegno concreto all’obiettivo di “deforestazione zero” esiste invece a livello della società civile e della scienza.

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