“Sono troppe le forme di ingiustizia sociale messe in luce dalla pandemia”, afferma a Interris.it Aloysius John, segretario generale di Caritas Internationalis.
Caritas Internationalis per i più emarginati
Già a capo dello sviluppo istituzionale e del “capacity building” della Confederazione, Aloysius John ha 62 anni, è sposato ed ha tre figli. E’ nato in India, ma è di nazionalità francese. L’impegno suo personale e di Caritas Internationalis è rivolto a “costruire un mondo dove Dio è riconosciuto come amore, giustizia e pace; dove la solidarietà è abbracciata da tutti”. Per far sì che non ci siano “più emarginati, sfruttati o abusati”. Dove tutti gli uomini “vivano con dignità e dove tutto il creato sia custodito nella nostra casa comune”.
Lei è rientrato la scorsa settimana dal Libano, un Paese che affronta una grave crisi, soprattutto dopo le esplosioni al porto di Beirut dello scorso 4 agosto. Com’è la situazione nel Paese?
“È importante sottolineare come già prima delle drammatiche esplosioni, il Libano fosse teatro di molteplici emergenze. La crisi politica iniziata lo scorso anno è sfociata in una crisi economica. Aggravata dalle sanzioni economiche imposte unilateralmente dagli Stati Uniti alla Siria (principale partner commerciale del Paese dei Cedri) e in parte al Libano stesso”.C’è il rischio di un tracollo finanziario?
“Il Paese è nel caos. La svalutazione della moneta libanese ha raggiunto un livello tale per cui la valuta è oggi praticamente priva di alcun valore. A ciò si aggiunge l’ingente numero di rifugiati ospitati dal Libano. Soltanto quelli siriani sono tra 1 e 1,5 milioni. In un Paese di 4 milioni di abitanti. Infine la diffusione del Covid-19 nei mesi scorsi e poi queste esplosioni”.In che condizioni ha trovato il Libano?
“Quando sono arrivato a Beirut, la scena dinanzi ai miei occhi era a dir poco apocalittica. Mi ha ricordato quanto avevo visto in Asia dopo lo tsunami. Ma devo dire che in questo caso la situazione era addirittura peggiore. Tutti i vetri dei palazzi sono infranti. Le case non hanno più le pareti. Oltre 300 mila persone hanno perso tutto ciò che avevano nel giro di una notte. Ascoltare le storie delle persone colpite è stato straziante. Una donna mi ha raccontato in lacrime come suo figlio di appena 32 anni fosse uscito poco prima dell’esplosione per andare a trovare un amico. Non è più tornato a casa”.
Cosa sta facendo Caritas?
“Caritas Libano sta offrendo cibo, medicine e alloggi per chi è rimasto senza casa. Ad oggi, Caritas ha fornito assistenza a 64.561 persone a Beirut e nei suoi sobborghi. Distribuendo 3.705 pacchi viveri, 44.575 pasti caldi e 8.713 medicine. La forza di Caritas Libano è la gioventù. Seicento giovani erano già volontari prima delle esplosioni. Ma il loro numero è salito a novecentocinquanta. Molti si sono presentati spontaneamente per dare una mano. In questo momento, i giovani rappresentano il futuro, la speranza del Libano”.
Come è cambiata in pandemia l’azione assistenziale di Caritas Internationalis?
“La pandemia di Covid-19 ci ha fornito un numero di indicazioni essenziali. Soprattutto sul modo in cui le nostre società sono organizzate. E sulla necessità di un comportamento sociale maggiormente basato sui valori”.Può farci un esempio?
“La pandemia ha rivelato come sia necessaria una solidarietà globale. Non soltanto per combattere il virus. Ma anche per costruire una società giusta. In cui ognuno possa vivere la propria umanità in modo dignitoso. Sono troppe le forme di ingiustizia sociale messe in luce dalla pandemia”.A cosa si riferisce?
“All’interno della rete della Caritas, la pandemia ha rivelato anche un aspetto positivo. Ovvero la capacità di risposta delle Caritas del Sud del mondo. La pandemia ha colpito inizialmente soprattutto i Paesi occidentali. Perciò le Caritas del Nord del mondo, che normalmente sono le prime ad intervenire in caso di emergenza, hanno dovuto far fronte alle rispettive emergenze nazionali. Inoltre allo staff non era consentito viaggiare. In questo contesto le Caritas più fragili hanno rivelato la loro capacità di intraprendere le azioni giuste al momento giusto. Questa è stata un’opportunità per loro di manifestare la propria autonomia attraverso azioni concrete di prevenzione e di aiuto ai poveri”.
Con quali risultati?
“La risposta alla pandemia ha visto la partecipazione di tutte le 162 Caritas del mondo. Nessuna esclusa. Impegnate nel sostenere la popolazione attraverso la distribuzione di cibo, medicine, mascherine e gel igienizzante. El tempo stesso attraverso la diffusione di informazioni circa la prevenzione, essenziale per il contenimento del virus. C’è poi un altro elemento”.Cioè?
“Un’altra importante testimonianza della solidarietà globale è rappresentata dal Fondo in risposta al Covid-19. E’ stato creato da Caritas Internationalis per rispondere alla missione affidataci dal Santo Padre di servire i più poveri in questo momento di pandemia. Grazie a questo utile strumento sono stati raccolti circa tre milioni di euro. Hanno permesso di sostenere 29 Caritas in Africa, Medio Oriente, Asia e America Latina.E ciò con piccole somme che hanno consentito alle organizzazioni di agire immediatamente. E attraverso questa testimonianza, finanche motivare altre persone di buona volontà ad aiutare i più poveri”.
Cosa possiamo imparare dall’emergenza sanitaria?
“Questa pandemia ci ha anche insegnato come la carità per essere efficace, debba essere creativa. Cioè aspirare a rappresentare un momento di testimonianza verso i più vulnerabili. E a tirar fuori il meglio di noi stessi al fine di accompagnare, difendere e servire i poveri. Il Covid-19 ci ha inoltre rivelato che il ruolo primario delle organizzazioni caritative non è soltanto rispondere ai bisogni. Ma anche promuovere la solidarietà tra le persone”.Quali esigenze ha rivelato l’emergenza sanitaria dal punto di vista dell’intervento caritativo?
“Questa pandemia ha rivelato che la salute e l’igiene sono bisogni basilari di tutte le persone. E devono essere considerati un diritto fondamentale. Il buono stato salute delle persone è indispensabile per la buona salute della società stessa. La pandemia ha altresì rivelato altro”.Cosa?
“La garanzia di accesso al servizio sanitario di base e il benessere di ogni membro della società sono una questione di corresponsabilità e solidarietà. Devono essere promossi e garantiti sempre. Non soltanto in tempi di pandemia. Le persone, specialmente le più povere, hanno il diritto di essere assistite”.Come avete modulato il vostro intervento?
“In Africa, ad esempio, noi di Caritas abbiamo sperimentato un dato importante. La cura e la presa in carico dei più poveri e dei più vulnerabili ha permesso di contenere la propagazione del virus. Allo stesso modo, il benessere della società può essere garantito se le persone sono sensibilizzate e motivate a vivere in buona salute. E a rispettare alcune regole igieniche di base. Ciò implica il fatto che l’assistenza sanitaria diventi parte di tutti i programmi di sviluppo”.I poveri creati dalla pandemia sono il nuovo centro dell’impegno di Caritas Internationalis?
“Caritas Internationalis da sempre dà priorità ai più vulnerabili e ai più poveri. La pandemia ha creato un cospicuo numero di nuovi poveri. A causa della perdita dei mezzi di sussistenza o della malattia stessa. In questo contesto le organizzazioni della confederazione Caritas sono state in prima linea. Nell’aiutare le persone a proteggersi e a rimanere in buona salute. Offrendo loro cibo, medicine di base e kit per la salute e l’igiene e altro”.
Di cosa c’è urgente bisogno contro lo tsunami sociale provocato dal coronavirus?
“In questo drammatico momento, Caritas Internationalis si unisce all’appello di Papa Francesco. Occorre cancellare il debito internazionale dei Paesi più poveri. Tale debito deve essere considerato un’ingiustizia sociale. E come tale deve essere risolta il più rapidamente possibile. Dobbiamo renderci conto che sono i più poveri le prime vittime di questi debiti. E sono principalmente loro a ripagarli. A seguito della cancellazione del debito, è necessario poi garantire un altri passo”.Quale?
“Assicurarsi che i fondi siano trasformati in attività di sviluppo per i più poveri. Da realizzare in stretta collaborazione con le organizzazioni d’ispirazione religiosa, come Caritas, presenti nei Paesi interessati. Questo approccio in favore dei poveri, che pone al centro la persona umana, sarà sempre e certamente una priorità per Caritas Internationalis”.Dove si concentrano maggiormente le necessità dal punto di vista geografico?
“In generale l’azione di Caritas si concentra sulle fasce più vulnerabili e più povere delle nostre società moderne. Da questo punto di vista i poveri e i vulnerabili sono ovunque, anche nel mondo sviluppato. Allo stesso tempo vi sono Paesi in cui i più poveri sono più numerosi. E sono anche vittime silenziose dei nostri ingiusti sistemi globali. Queste persone rappresentano una priorità per la nostra confederazione”.Dove serve più impegno?
“L’Africa, ad esempio, è un continente in cui la povertà è dilagante e per Caritas ha massima priorità. Vi sono inoltre situazioni molto difficili in America Latina, in Asia e anche in Europa. In breve, la Caritas è presente ovunque vi sia bisogno”.
Come si articola il vostro sostegno?
“Caritas internationalis è una confederazione di 162 membri situati in tutto il mondo. I membri sono suddivisi in sette diverse regioni. Africa, America del Nord, America Latina e Caraibi, Asia, Europa Medio Oriente-Nord Africa e Oceania. Ogni membro della Caritas è autonomo. E rappresenta uno strumento per la realizzazione delle opere di carità della Chiesa locale. La nostra è una vasta rete di solidarietà in cui i membri si aiutano a vicenda per servire i più poveri”.