Il 20 gennaio 2025 segna ufficialmente l’inizio del mandato di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti. La cerimonia di insediamento inizierà quando in Italia saranno circa le 18. Il giuramento sarà amministrato dal Presidente della Corte Suprema degli Stati Uniti e, come da tradizione, prevede che chi giura tenga la mano destra sollevata e la sinistra posata sulla Bibbia.
La formula di rito
La formula di rito è indicata nell’articolo II sezione 1 della Costituzione e recita: “Giuro solennemente di adempiere con fedeltà all’ufficio di presidente degli Stati Uniti, e di preservare, proteggere e difendere la Costituzione al meglio delle mie capacità. Che Dio mi aiuti”. Subito dopo il giuramento, la banda esegue quattro rulli di tamburi e fanfare e l’inno Hail to the Chief, seguito da ventuno salve di cannone. Trump poi pronuncerà il suo discorso inaugurale, in cui delineerà le priorità e il programma del nuovo mandato.
L’intervista
Ma cosa dovremmo aspettarci da questo nuovo mandato di Donald Trump? Interris.it ha intervistato il professor Gregory Alegi, docente presso il dipartimento di Scienze Politiche di Storia delle Americhe della Luiss.
Professore, perché gli americani hanno votato Donald Trump per un secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti?
“Donald Trump ha saputo intercettare dei temi che vengono da molto lontano, sul tavolo gà da molto tempo. Per fare un esempio: Bob Dylan, in una sua canzone del 1983, già vedeca il declino del ruolo della democrazia nel mondo. In qualche modo, Trump ha saputo leggerli e utilizzarli a proprio vantaggio, al contrario dei democratici. La sua elezione evidenzia come ci sia una società americana diversa rispetto al passato, che cerca risposte. Lui ha saputo intercettare le domande. I democratici, al contrario, hanno fatto fatica ad uscire dai loro schemi tradizionali e quindi hanno perso”.
Quali potrebbero essere le differenze tra il primo e il secondo mandato di Trump come presidente?
“Sostanzialmente questa seconda elezione potrebbe differenziarsi per un aspetto: la prima volta che Trump si è seduto nello studio ovale era un ‘dilettante’, non veniva dalla politica e quindi si era circondato di collaboratori esperti. Ora, invece, forte dell’esperienza fatta, potrebbe essere molto più esplicito, diretto e concreto. Questo non significa che riuscirà a fare tutto quello che ha mente”.
Alcuni giornali affermano che Trump avrebbe promesso di firmare cento ordini esecutivi nel primo giorno del suo mandato. Cosa dovremmo aspettarci?
“Il fatto che abbia annunciato di voler firmare cento ordini esecutivi – noi li chiameremo decreti presidenziali – è il frutto di quanto dicevo poco fa: durante il primo mandato era inesperto, ora sa cosa vuole e arriva alla Casa Bianca con i testi già scritti, tradurre in provvedimenti il programma di una campagna elettorale ora per lui non è complicato. L’ordine esecutivo non è una legge, è una norma molto debole. E’ simbolico come gesto, perché ci fa capire come Trump abbia fretta e non voglia aspettare il parlamento. Per il resto non stupisce perché ha avuto molti mesi per prepararsi”.
Come nel 2016, il Time ha incoronato Trump come personaggio del 2024. Che significato ha questo riconoscimento?
“E’ una scelta redazionale. Sicuramente, Trump ha vinto una scommessa, ossia ritornare in sella dopo una sconfitta. I due mandati non consecutivi e l’essere tornato in gara dopo una sconfitta sono un unicum”.
Come si prospettano, dunque, i prossimi quattro anni per l’inquilino della Casa Bianca?
“Il periodo di tempo che ci interessa di più è il prossimo anno e mezzo, perché in questo momento Trump, oltre ad avere la presidenza, ha il controllo della Camera e del Senato. Le sue proposte hanno un’ottima probabilità di essere tradotte in leggi. Ha a sua disposizione un periodo di tempo limitato, perché a novembre 2026 si rinnova completamente la Camera e si rinnova per un terzo il Senato. Questo allineamento incredibile potrebbe non essere più vero già da gennaio 2027: Trump dovrà scommettere tutto sui primi diciotto mesi del suo mandato”.