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Agnotologia: lo studio dell’ignoranza

L'agnotologia è una scienza recente, un termine coniato nel 1992 dallo storico sociale Iain Boal: ecco cosa studia e a chi si rivolge

L’agnotologia è la scienza recente (definita con la “a” privativa per “gnosis”, il termine greco che indica la conoscenza, seguito da “logos”, ossia discorso) che studia la perdita del sapere al fine di prevenire la diffusione dell’ignoranza. Monitora, ovunque, lo stato dell’istruzione, i dati sui titoli di studio, le competenze acquisite e le risorse investite. Valuta anche la didattica e il contributo che offre nella formazione delle nuove leve e quanto questa sia duratura e consolidata nel bagaglio della persona per tutta la vita. Se l’epistemologia e la gnoseologia studiano come si forma e si acquisisce la conoscenza, l’agnotologia procede al contrario e si interroga sull’eziologia del calo dell’istruzione.

Si tratta di un termine coniato nel 1992 dallo storico sociale Iain Boal e ripreso dal professor Robert Neel Proctor, storico della scienza, che esprime la costruzione volontaria della “non conoscenza” e dell’interesse strumentale a mantenerla come principio di riferimento, slegata dalla realtà. L’ignoranza diviene, così, il paradigma della società della “post-verità”.

Il professore, insieme alla moglie e collega Londa Schiebinger, ha scritto “L’ignoranza ha molti interessanti surrogati e sovrapposizioni nella miriade di modi con cui è generata da segretezza, stupidità, apatia, censura, disinformazione, fede, e dimenticanza, tutti innescati dalla scienza. L’ignoranza si nasconde nelle ombre della filosofia ed è vista di buon occhio dalla sociologia, ma si trova anche in una grande quantità di retorica popolare: non è una scusa, è ciò che non può farti del male, è la beatitudine”.

All’inesperienza iniziale dei primi anni di vita, di tipo genuino, che nasce, inevitabile, dalla mancata comprensione del fenomeno, si aggiunge quella consapevole del mancato approfondimento che, a sua volta, si pone come ottima sponda e humus perfetto per l’ignoranza strategicamente istigata. L’agnotologia studia i motivi alla base della rilassatezza cognitiva che accetta ogni verità senza fondare aspetto critico e costruttivo su nessuna.

Il dubbio è l’elemento, il motore che scatena la ricerca del sapere e della verità, sin dai tempi di Socrate ma l’uso sistematico, distorto e interessato per lucrare guadagni e consenso non è conoscenza né il più misero sofismo. Sviare l’attenzione su questioni marginali, evitando di centrare il problema è un’azione ignobile che contribuisce a un clima diffuso di incertezza.

Coltivare il dubbio e sottoporre tutto a critica, secondo l’insegnamento kantiano, alimenta l’apprendimento in un percorso attivo e intenzionale. La sapienza attuale, racchiusa nell’infinito contenitore di Internet, è considerata come un oracolo, necessaria alla bisogna, in pochi secondi e clic, a cui credere o essere indotti a farlo, senza spirito critico. Un esempio, in questo senso, è la continua ricerca di informazioni sanitarie, rivolgendosi al cosiddetto “Dottor Google”.

Internet, da strumento di conoscenza, finisce, spesso, per alimentare disinformazione e fake news; impone la velocità dell’informazione puntando su quantità e non su qualità; la ricezione dei fruitori non si consolida e sedimenta a sufficienza. Il sapere è posto all’angolo da un potere più forte, quello della non competenza che si basa su dati non verificati ma di sicuro impatto, di etichette e pregiudizi che non hanno fondamento di verità ma provocano un condizionamento nella costruzione del consenso.

Un tempo, per la “supervisione” dell’opinione pubblica si ricorreva al sostegno degli esperti più in voga del momento. Ora, l’esperto si costruisce ad hoc e lo si fa eccellere sulla base di dati difficilmente verificabili; un esempio è la querelle sulla presenza o assenza di responsabilità umane nel riscaldamento del pianeta.

L’agnotologia smaschera l’“industria” e l’“architettura” dell’ignoranza sostenute da sottili strategie alimentate da specifici gruppi di potere. Emblematico il titolo (e il sottotitolo) di un volume pubblicato da “Edizioni Ambiente” nel 2019, scritto dai professori Naomi Oreskes ed Erik M. Conway: “Mercanti di dubbi. Come un manipolo di scienziati ha nascosto la verità, dal fumo al riscaldamento globale”.

Sotto il segno dell’ignoranza” è il titolo del volume realizzato dal professor Paolo Iacci per “Egea” nel gennaio del 2021. L’autore evidenzia il ruolo, ora divenuto principale, da parte dell’incompetenza che si spaccia (con una virata verso il basso), nella politica e nella società civile, più genuina e vicina alla gente, nel suo essere scevra da considerazioni astratte di carattere scientifico.

Agli studenti dell’Università La Sapienza di Roma, San Paolo VI, nel 1964, disse “Carissimi, non temete, prolungate sino al convincimento la vostra vigilia, ma siate onesti, sempre. Se così sarà, non vi terrete paghi di uno stato di languida pigrizia, ma spingerete il vostro dubbio sino alle estreme conseguenze. I grandi maestri vi aiutano con quanto hanno esperimentato e detto: e, un giorno, anche le vostre esitazioni saranno benedette. ‘Rampolla a piè del dubbio il vero’: la stessa ricerca non è che un dubbio sistematico. Pascal esclama: Non mi cercheresti, se già non mi avessi trovato. Così la ricerca è già implicita conquista, e la verità conseguita appare di eccezionale valore. Siete nell’attesa, dunque, nella speranza. C’è, forse già al prossimo crocicchio, Uno che vi aspetta. È il Signore: e il suo giorno può essere vicino, imminente”.

Il 7 novembre dello scorso anno, Info Data (Le notizie raccontate con i numeri), al link https://www.infodata.ilsole24ore.com/2021/11/07/46-degli-italiani-piu-9-anni-analfabeta-si-misura-listruzione/?refresh_ce=1, ha riportato dati allarmanti. Si legge “Il 4,6 degli italiani residenti con più di 9 anni è analfabeta, cioè – da definizione Unesco – una persona che non sa né leggere né scrivere, capendolo, un brano semplice in rapporto con la sua vita giornaliera. Con punte del 7% in Calabria e del 6,7% in Basilicata. I laureati – anche solo triennali – sono il 14%, una crescita del 3% rispetto al 2011, mentre i dottori di ricerca hanno visto un incremento del 40% in appena 8 anni. In generale solo il 50% degli italiani con più di 9 anni ha almeno un diploma professionale, cioè l’altra metà ha solamente la terza media. Per essere più precisi, 4 italiani su 10 dai 25 ai 64 anni non posseggono un diploma. […] La dispersione scolastica oggi è ancora elevata. Dei circa 1.710.004 alunni frequentanti all’inizio dell’anno scolastico 2015-16 una delle classi della scuola media, 10.591 hanno interrotto la frequenza scolastica senza valida motivazione prima di giugno. […] Il Sud infatti ha riportato una percentuale di abbandono complessivo dell’1% (con l’1,2% nelle isole e lo 0,9% al Sud) contro lo 0,6 del Nord Est. Tra le singole regioni spiccano in negativo la Sicilia con l’1,3%, Calabria, Campania e Lazio con l’1%”.

Una società che ignora, non critica e si appiattisce sulla falsa informazione (su quella veicolata dagli influencer o su quella “litigata” e di parte), tende a porsi in maniera debole e facilmente condizionabile. Sulla scorta di quanto descritto, appare un po’ controversa, la nota espressione “La nostra è la società dell’informazione e della conoscenza”. La scienza è quella che si rende tale, per metodologia, ricerca, ipotesi, verifica, dati e linguaggio specifico, non quella che piace. La disinformazione è anche frutto del rifiuto o della pigrizia nell’approfondire una notizia e le fonti che la sostengono.

L’agnotologia si concentra sulla non preparazione in generale, anche quella non indotta strumentalmente ma reale perché derivante da analfabetismo di ritorno, da patologie psichiche e ogni altra motivazione o processo sociale che induce a disimparare, fruendo di un sapere esteriore ed effimero. La realtà della vita pratica predilige alcuni saperi (soprattutto di natura tecnologica e informatica) e da selezionatrice impietosa, falcia antiche conoscenze, come il “saper far di conto”.

Il fenomeno alimenta la confusione in diversi ambiti e ha conosciuto il terreno ideale nel periodo più delicato della pandemia, nel picco del calderone delle affermazioni scientifiche e pseudoscientifiche, producendo tifoserie pro e contro i vaccini. L’impatto del Coronavirus, come noto, ha inciso profondamente sull’ambiente scolastico, provocando problematiche didattiche e di abbandono nell’immediato, con effetti nel medio e lungo termine. La società e, di conseguenza, la cultura di riferimento, oscillano sempre tra stabilità e innovazione. Occorre essere in grado, intellettualmente e fisicamente, di cogliere entrambe queste due “forze” che sorreggono il contesto sociale senza escludere.

La conoscenza è ancora un valore? Un obiettivo valido, attrattivo per i giovani e in grado di farli desistere da facili (ed effimeri) guadagni al limite (e oltre) della liceità o derivanti da illusori mondi della notorietà? Quanto incide l’aspetto rinunciatario ad allenare e ampliare la cultura e quale ruolo hanno le forze che spingono alla produzione e al mantenimento dell’ignoranza? Questa tiene ai margini gli individui che non hanno i mezzi per combatterla e devono subirla, come un freno a mano che impedisce a tale motore umano, sin dall’infanzia, di crescere e di elevarsi rispetto a una condizione di povertà e degrado in cui la società li relega, ultimi fra gli ultimi.

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