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Da Lampedusa ad Ancona e Ravenna: l’emergenza migranti risale l’Adriatico

Adriatico

Migranti (© Barbara Zandoval su Unsplash)

L’emergenza migranti risale l’Adriatico. Tra gli ultimi sbarchi c’è quello della Life support di Emergency nel porto di Ravenna. Altre imbarcazioni erano arrivate in precedenza ad Ancona. Le rotte, quindi, si stanno spostando sempre più a nord. Si sono concluse, dunque, le operazioni di sbarco dalla Life Support, nave della ong Emergency, nel porto romagnolo. Dopo più di quattro giorni di navigazione, di cui due in mare mosso e con condizioni meteo avverse, tutti i naufraghi sono sbarcati in sicurezza. Il soccorso è avvenuto giovedì 21 settembre in acque internazionali in zona Sar maltese. “Abbiamo appena concluso le operazioni di sbarco dei 28 naufraghi a bordo dopo un salvataggio nelle acque internazionali avvenuto il 21 settembre – spiega Emanuele Nannini, capomissione della Life Support -. Le operazioni di sbarco non hanno avuto problemi e tutte le persone sono scese a terra in sicurezza. Purtroppo in questi giorni, a causa del maltempo, sia i naufraghi a bordo che l’equipaggio hanno sofferto il mal di mare in seguito alla lunga navigazione. La nostra navigazione è stata complicata dal maltempo soprattutto negli ultimi due giorni passati nell’Adriatico mentre ci avvicinavamo a Ravenna, il porto lontano che ci è stato assegnato dalle autorità. Abbiamo già iniziato a prepararci per la prossima missione, che dovrebbe iniziare i primi giorni di ottobre”.

Sos Damasco

Una torta nuziale per sollevare l’umore dei migranti a bordo, provati da diversi giorni di mare grosso. E regalare così un festeggiamento improvvisato a una coppia di giovani sposi. È accaduto sulla nave Life support di Emergency, attraccata al porto di Ravenna con 28 persone, quasi tutti siriani, salvate in acque internazionali mentre stavano attraversando il Mediterraneo su un gommone sovraccarico e con il motore in avaria. Sono stati alcuni operatori di Emergency ad avere l’idea della torta per celebrare le recenti nozze di due migranti (lui di circa 30 anni, di lei non è stata riferita l’età), entrambi di Damasco. Per loro il viaggio di nozze è un viaggio di speranza verso un futuro altrove. Si sono sposati a fine maggio e circa un mese dopo hanno intrapreso il viaggio per l’Europa, grazie ai soldi regalati in occasione del matrimonio. Come riportano alcuni membri dell’equipaggio che hanno raccolto la loro testimonianza, hanno viaggiato in auto. Passando dal Libano, poi l’Egitto, fino all’ingresso in Libia, dove sono rimasti per circa un mese. Sei giorni fa sono partiti sull’imbarcazione di circa sei metri da Misurata, fino all’intervento di Life support.

In mezzo al Mediterraneo

“A bordo, ci sono state molte difficoltà legate al meteo e alla lunga navigazione nell’Adriatico – spiegano dall’equipaggio – ci sono stati momenti con onde molto alte, un viaggio intenso. E per risollevare un po’ il morale delle persone abbiamo preparato la torta nuziale condivisa con tutti”. Ora il sogno è arrivare in Germania, per ricongiungersi ai genitori di lui, che vivono lì da tempo. “Lei è appassionata di illustrazione e vorrebbe continuare in questo ambito, il marito vorrebbe terminare gli studi di medicina – fa sapere un membro dell’equipaggio – Quando sono sbarcati stavano bene. Si sono dati forza nei momenti più difficili. In particolare quando il gommone è rimasto fermo in mezzo al Mediterraneo, al buio. Oggi erano sollevati per essere arrivati in Italia, speranzosi di poter raggiungere i familiari in Germania. Ma cosa succederà dopo è per loro una grande incognita. Continua un capitolo di incertezza”.

Viaggio della speranza

A raccontare la tragedia individuale e collettiva in atto nel Mediterraneo è anche la foto che don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea, ha fatto arrivare al Papa. “È di Mujahid, morto a 21 anni in Libia. Voleva raggiungere l’Italia. È stato catturato dalla guardia costiera libica poco dopo la partenza e internato in un lager. Le torture lo hanno ridotto in fin di vita”. La sua ultima immagine è arrivata all’ong dagli “amici invisibili”. Una storia che il sacerdote emiliano ha ripercorso a Marsiglia. In occasione della visita apostolica di Francesco. Durante gli Incontri del Mediterraneo dove è stato uno dei relatori nelle sessioni per i giovani. “C’è bisogno di condividere i dolori ma anche i semi di speranza – afferma don Mattia –. Uniti nel nome della dignità umana: credenti e non credenti. Come testimonia Mediterranea, associazione laica che la Chiesa sostiene”. Sostegno dato sia dai vescovi che dal Papa, che più volte ha ricevuto equipaggi e profughi. “Ma cosa succederà dopo è per loro una grande incognita; continua un capitolo di incertezza“, si chiede don Ferrari.

Dalla Siria

L’imbarcazione in difficoltà, un gommone di circa 6 metri, era in navigazione da più di 48 ore. Era alla deriva da diverse ore quando è stata individuata dalla Life Support. Il motore era rotto e la chiglia dell’imbarcazione si era crepata durante la navigazione. Mettendo a rischio le persone a bordo. Tra i 28 naufraghi soccorsi, 9 sono donne e 8 sono minori, di cui uno non accompagnato. Provengono da Siria, Egitto e Libia. “Vengo dalla Siria. Quando ero ancora una bambina, io e la mia famiglia siamo dovuti scappare in Giordania perché la vita in Siria era difficile. In alcune parti del Paese ci sono molti conflitti, non c’è libertà di espressione e non potevo avere nessun tipo di educazione– racconta una ragazza siriana di 23 anni -. In Giordania potevo studiare soltanto la sera perché al mattino potevano andare a scuola soltanto i locali. Tutti gli stranieri potevano frequentare solo le classi serali. Ci mettevo due ore per arrivare a scuola. Quando ero bambina, lavoravo durante il giorno. E’ stato difficile seguire le lezioni e ricevere un’educazione adeguata, dovendo andare a scuola la sera quando ero molto stanca. Per me questa è discriminazione: perché soltanto i giordani potevano andare a scuola al mattino? Ho deciso di andarmene perché sapevo che sarebbe stato difficile frequentare l’università in Giordania. Vorrei studiare Scienze infermieristiche e ostetriche ma in Giordania per gli stranieri l’università costa molto di più. Spero di riuscire a completare i miei studi in Europa e di poter aiutare le persone come fate voi a bordo di questa nave“.

In cerca di libertà

“Non ho mai saputo cosa fosse la libertà. Vengo dalla Siria e per tutta la vita ho vissuto nella paura e nella reclusione. Troppo spaventato per andarmene via dal mio Paese ma allo stesso tempo troppo spaventato per uscire e protestare contro quello che succedeva intorno a me – racconta un uomo siriano di 42 anni -. Dei miei conoscenti sono spariti per molto meno, nessuno sa che fine abbiano fatto. Cioè denunciare la situazione della tua città o della Siria in generale può costarti la vita in alcuni casi. Tre mesi fa ho preso coraggio e sono partito. In Siria non riuscivo più a provvedere per la mia famiglia, i miei figli, dovevo individuare una soluzione. Perché non trovavo abbastanza lavoro per riuscire a garantire un futuro dignitoso ai miei cari, quindi sono partito per arrivare in Europa. Nonostante siamo ancora in mare, da quando sono a bordo ho capito per la prima volta cosa voglia dire sentirsi liberi.” La nave di Emergency ha iniziato la sua attività nel Mediterraneo Centrale nel dicembre 2022 e in totale ha soccorso 1.011 persone.

Giacomo Galeazzi: