Accesso alle cure, Ercoli: “Non possiamo marginalizzare nessuno”

La povertà sanitaria aumenta nel nostro Paese e l'estate è una delle stagioni più "calde" per i soggetti fragili. La dott.ssa Lucia Ercoli racconta a Interris.it l'impegno ventennale di Medicina solidale

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Foto di tomwieden da Pixabay

C’è un diritto soggetto a un’erosione costante nel nostro Paese. E’ quanto sancisce l’articolo 32 della Costituzione, la tutela della salute e le cure gratuite agli indigenti. Cresce infatti la povertà sanitaria, con oltre 427mila persone che hanno dovuto chiedere aiuto per ricevere gratuitamente farmaci e cure, e un bambino su tre risulta sovrappeso o obeso a causa della malnutrizione infantile, probabilmente collegata anche alla condizione di povertà assoluta in cui versano 1,3 milioni di minori in Italia. “La povertà stessa una malattia”, dice a Interris.it Lucia Ercoli, medico specialista in malattie infettive, docente a Roma Tor Vergata e responsabile sanitario dell’associazione di volontariato Medicina solidale, da vent’anni al fianco delle persone marginalizzate e a chi si vede escluso dall’accesso alle cure. “L’Organizzazione mondiale della sanità definisce la salute come il benessere generale della persona e delle sue relazioni in tutte le età della vita, non solo l’assenza di malattie”, spiega.

La dottoressa Lucia Ercoli con il cardinale Augusto Paolo Lojudice e don Antonio Coluccia (per gentile concessione)

Accesso senza filtri

Visite mediche gratuite, distribuzioni di generi alimentari e spazi per far giocare bambini e ragazzi. Sono gli interventi sanitari e sociali che la onlus costituitasi nel 2003 e operativa dall’anno seguente mette in campo nelle periferie romane, insieme all’associazione Fonte d’Ismaele, nata all’interno del gruppo di lavoro di tutela della salute materno-infantile. La combinazione di assistenza sanitaria e servizi volti a soddisfare i bisogni primari e le necessità essenziali facilita una presa in carico più completa dei soggetti svantaggiati. Sul territorio, Medicina solidale è presente con unità di strada, ambulatori – l’ultimo in via della Tenuta di Torrenova dedicato alle fragilità è stato attivato con il Policlinico Tor Vergata, Fondazione Migrantes e il sesto municipio capitolino – una struttura per l’accoglienza di 130 persone in fuga dall’Ucraina e infine la sede operativa in via Aspertini. “Da noi hanno accesso diretto, senza nessun filtro, tutte le persone”, afferma la dottoressa, “spesso presentano patologie del tutto comuni, ma magari non sanno di averle perché non possono farsi visitare. Cerchiamo di effettuare una prima valutazione dello stato di salute per poi rinviare la persona interessata a un intervento di secondo livello”.

Apartheid sanitario

In Italia la povertà sanitaria è cresciuta del 10% nel giro di un anno, tra il 2022 e il 2023, così come la quota di spesa farmaceutica sostenuta dai singoli e dalle famiglie, mentre scendeva quella a carico del Servizio sanitario nazionale, scrive l’ultimo rapporto del Banco farmaceutico “Donare per curare – Povertà sanitaria e donazione farmaci”. Povertà sanitaria non significa solo scarsità di risorse economiche, un problema in più per i soggetti vulnerabili, ma anche mancanza di consapevolezza dei propri diritti e soprattutto non avere un medico di base. “C’è una quota di persone che vive nell’apartheid sanitario, quando deve scegliere tra fare la spesa per mangiare, comprare una medicina per curarsi o farsi una visita”, denuncia Ercoli. “L’articolo 32 della nostra Costituzione rischia di non essere più vero, nella prassi. Il mancato accesso alle cure è la negazione di un diritto”, aggiunge. In Parlamento c’è una proposta di legge per estendere l’assistenza sanitaria alle persone senza dimora, cosa ne pensa? “Vedremo come lo realizzeranno, quando oggi la medicina del territorio si desertifica e i pronto soccorso si riempiono non solo di casi sanitari ma anche di casi sociali”, commenta.

Trasformazione

In vent’anni abbiamo assistito a una trasformazione eclatante. Se prima si rivolgevano a noi alcune delle categorie più a rischio, come persone senza dimora, migranti irregolari, rom, oggi si vedono tanti italiani”, continua la dottoressa. “Il cambiamento è diventato manifesto subito dopo la pandemia, tra la chiusura delle attività e la perdita lavoro c’è chi ha difficoltà a rimettersi in sesto”. Nonostante questo, chi incontra maggiori ostacoli nell’accesso alle cure sono ancora i soggetti senza una residenza, tra cui i minori. “Per loro è previsto solo l’accesso alle cure essenziali per un periodo di tempo limitato”, illustra Ercoli, “non possono fare visite odontoiatriche o avere una valutazione neuropsichiatrica”. “Per questi servizi devono pagare l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale, a cui si possono aggiungere i costi dei vari ticket e delle liste di attesa” – prosegue – “Non arrivare in tempo a effettuare una diagnosi precoce può voler dire dover affrontare altri costi in futuro”.

Estate solidale

Non ci sono ferie per la cura e la solidarietà, farsi prossimi è un impegno che dura tutto l’anno, soprattutto nei periodi più duri per i fragili. “Da sempre l’estate è un ambito di intervento privilegiato”, spiega il responsabile sanitario di Medicina solidale. A luglio l’associazione ha distribuito 200 pasti e visitato gratuitamente oltre 700 persone in difficoltà – la metà donne e minori – nel quadrante sud-est della Capitale e pure ad agosto le iniziative sanitarie e sociali, insieme a Fonte d’Ismaele, continuano. “La solitudine è una condizione che può appartenere a diverse categorie, l’anziano i cui familiari sono partiti per le vacanze, il bambino che non può frequentare il centro estivo, chi vive per strada o in insediamenti informali spontanei”, continua il medico. Alla vigilia di Ferragosto, con il contributo del professor Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto internazionale scienze mediche antropologiche sociali (Iismas), si è tenuta una giornata per la prevenzione del melanoma. “Siamo riusciti a portare la visita specialistica nella periferia di Roma”, sottolinea Ercoli. E’ stata inoltre riattivata, in collaborazione con Roma Capitale, l’accoglienza rivolta a madri e bambini ucraini in condizioni di vulnerabilità sanitaria e ancora per qualche giorno si svolgerà il centro estivo di Fonte d’Ismaele “per dare occasioni di gioco e di spensieratezza ai più piccoli”, continua Ercoli. “Questo Paese sta cambiando, non possiamo marginalizzare nessuno”, conclude.