Il Giubileo offre l’opportunità di riflettere sul ruolo della comunicazione nella società. I giornalisti, in particolare, sono chiamati a un impegno profondo, a essere testimoni della verità e a promuovere i valori del Vangelo. Qual è oggi la missione di un giornalista e di tutti coloro che lavorano nel mondo della comunicazione? Lo abbiamo chiesto a padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Roma. Oggi la comunicazione è una missione, un dono prezioso da mettere al servizio degli altri
I due figli della Speranza
“Il Giubileo – afferma padre Giulio Albanese – ci offre l’occasione per fare memoria della missione”. Il riferimento non è solo all’attività giornalistica ma al ruolo che ogni comunicatore è chiamato a svolgere.
“Sant’Agostino diceva che la speranza ha due figli, il primo si chiama indignazione, il secondo coraggio. Perché questo riferimento alla speranza? Perché questo è il Giubileo della speranza e per chi svolge l’attività giornalistica, significa innanzitutto e soprattutto avere il coraggio di denunciare tutto ciò che non funziona”.
Dare voce a chi non ha voce
Per padre Albanese il comunicatore oggi “deve avere il coraggio di osare, la capacità di dar voce a chi non ha voce, in una società, la nostra, in cui purtroppo l’individualismo sembra prendere il sopravvento e in fondo i comunicatori sono coloro che hanno proprio questo compito, quello di preservare la Repubblica, il bene comune, il bene condiviso. Papa Francesco ha invitato tutti i giornalisti in particolare e tutti gli operatori della comunicazione appunto a osare nel raccontare la verità, nel rispetto della verità e nel tenere sempre di vista l’importanza dell’etica”.
Chiamati alla responsabilità
Siamo in un’epoca di grandi cambiamenti che porta gli operatori della comunicazione in una grande responsabilità
“L’esperienza del Giubileo – continua padre Giulio Albanese – può aiutarci, perché in fondo siamo chiamati a passare la porta, quella porta è Gesù Cristo, alle spalle lasciamo l’uomo vecchio per andare incontro all’uomo nuovo. Oggi in giro ci sono troppi mercenari della Parola; invece di affermare la verità, il bene condiviso, i valori del regno che sono pace, giustizia, solidarietà, bene comune, rispetto del creato, è una responsabilità che tutti siamo chiamati ad assumerci”
La dimensione partecipativa della Comunicazione
Ecco allora l’importanza di passare sotto quella Porta Santa. “Il cammino è ancora lungo e dobbiamo guardare oltre alla linea dell’orizzonte; questo significa porsi in un atteggiamento positivo, costruttivo, essere sentinelle del mattino in un mondo che ha fame e sete di Dio. La comunicazione è una parola singolare, c’è il prefisso cum che esprime una dimensione partecipativa e poi un derivato di munus, missione, incarico, compito oltre che offerta. Questo significa che nel DNA della comunicazione c’è la missione, è evidente dunque che in un mondo come il nostro non possiamo stare alla finestra a guardare”.