Portare via Francis Dang Xuan Dieu dall'”inferno” del carcere vietnamita: è l’appello fatto dalla famiglia dell’intellettuale cattolico arrestato nel 2011 e condannato, nel 2013, a 13 anni di carcere più 5 di sorveglianza. “Viene picchiato, umiliato e trattato come uno schiavo”, ha denunciato Radio Free Asia il fratello dell’attivista politico.
In Vietnam è in atto una campagna durissima del governo contro dissidenti, blogger, leader religiosi e attivisti cattolici e buddisti: anche intere comunità sono state colpite dalla repressione del governo centrale, come nella diocesi di Vinh. Francis Dang Xuan Dieu è stato condannanto, insieme ad altri attivisti cattolici, dal tribunale provinciale di Nghệ An, per aver cercato di “rovesciare il governo del popolo” e aver “violato l’art. 79 del Codice penale”. In questi 3 anni, il professore ha subito violenze, abusi e umiliazioni, non solo da parte delle istituzioni carcerarie, ma anche da parte di altri detenuti, aizzati contro l’intellettuale cattolico dalla polizia penitenziaria.
Le condizioni in cui vive e le vessazioni che subisce sono state denunciate varie volte dallo stesso prigioniero, dalla famiglia e della comunità cattolica di Ho Chi Minh City: il nuovo appello arriva dopo che Dang Xuan Dieu è stato punito duramente per aver rifiutato di indossare la divisa del carcere. “Mio fratello non ha accesso a ventilatori per refrigerarsi dal caldo o acqua potabile, viene picchiato da guardie e detenuti, ha dovuto posare come ‘modello’ per ritratti in cui viene rappresentato ‘mezzo uomo e mezza bestia’ da parte degli altri prigionieri. Per questo ha promosso uno sciopero della fame, chiedendo un regime di detenzione più ‘umano'”.
Condannato per il suo attivismo, Francis Dang Xuan Dieu, è un membro del gruppo Viet Tan, bollato come illegale da Hanoi. Il professore ha guidato le proteste dei nazionalisti vietnamiti contro la politica imperialista di Pechino nel mar Cinese meridionale: ha condotto campagne per la scolarizzazione dei bambini, contro lo sfruttamento intensivo delle miniere di bauxite negli Altipiani centrali e per la liberazione dei detenuti imprigionati per reati di opinione.