Il 31 agosto alle 18 si svolgerà un webinar “Questioni di Civiltà” organizzato dalla Civiltà Cattolica e dalla Georgetown University sul tema “Papa Francesco e la riforma della Chiesa”. Una riforma con salde radici conciliari. Nella Costituzione Lumen Gentium, il secondo capitolo porta come titolo “Il Popolo di Dio“. Una prospettiva che permise al Concilio Vaticano II di superare la visione piramidale e clericale propria del modello di Chiesa-istituzione sopra menzionato. Dei membri di questo Popolo disse, appunto, che “i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo”. Che partecipano pure “dell’ufficio profetico di Cristo”. E che “la totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal
Santo, non può sbagliarsi nel credere. E manifesta questa sua
proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto
il popolo”. Inoltre, seguendo la stessa logica, nel capitolo quarto,
dedicato ai laici nella Chiesa, asserì solennemente che nel
Popolo di Dio che è la Chiesa “vige fra tutti una vera uguaglianza
riguardo alla dignità e all’azione comune a tutti i fedeli
nell’edificare il corpo di Cristo”.
La riforma di Francesco attua il Concilio
Francesco dimostra di aver assimilato profondamente questa prospettiva e lo lascia trasparire costantemente. Sia nei suoi scritti (nella sola esortazione Evangelii Gaudium usa per ben 164 volte la parola «popolo»). Sia soprattutto nel suo modo di agire come vescovo di Roma e come papa della Chiesa universale. Ne è un esempio il gesto di chinarsi davanti al popolo credente radunato in piazza San Pietro il giorno della sua elezione. Per chiedere una preghiera di benedizione per lui prima di dargliela lui stesso: “Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me“. Un gesto carico di significato da questo punto di vista. Ciò implica la visione di una Chiesa in cui non c’è divisione tra coloro che la presiedono e gli altri suoi membri. Perché tutti e ognuno sono membri, allo stesso titolo radicale, dell’unico Popolo di Dio in Cristo, pur nella diversità dei servizi.
Uguali agli occhi di Dio
“La Chiesa siamo tutti: dal bambino recentemente battezzato
fino ai Vescovi, al Papa; tutti siamo Chiesa e tutti siamo
uguali agli occhi di Dio!”, disse Jorge Mario Bergoglio in una delle sue udienze pubbliche al ritorno del viaggio in Brasile (11 settembre 2013). E lo ribadì con forza in un’altra udienza. “La Chiesa siamo tutti, tutti! Tutti noi! Tutti i battezzati siamo la Chiesa, la Chiesa di Gesù” (29 ottobre 2014). È risaputo che negli anni precedenti alla sua elezione egli si era mosso teologicamente e pastoralmente in quella linea della teologia della liberazione conosciuta come “teologia del popolo”. E che essa ispira il suo servizio petrino tanto nei suoi scritti quanto, soprattutto, nei suoi atti. Chiesa in uscita, verso le periferie.