“Voglio un’AC tra la gente, nei nuovi areopaghi dove si costruisce la cultura”

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“Voglio un’Azione Cattolica tra la gente, nella parrocchia, nella diocesi, nel paese, nel quartiere, nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella campagna, negli ambiti propri della vita. È in questi nuovi areopaghi che si prendono decisioni e si costruisce la cultura”. E’ l’augurio che Papa Francesco rivolge ai partecipanti del Forum Internazionale dell’Azione Cattolica, svoltosi quest’oggi presso l’Aula nuova del Sinodo, in Vaticano, sul tema “Azione Cattolica in missione con tutti e per tutti”. Ai partecipanti del congresso di Ac, Bergoglio ricorda l’importanza del “carisma” del movimento del’impegno evangelizzatore, soprattuto nelle “periferie” esistenziali delle proprie diocesi e parrocchie. Non sono mancati poi riferimenti ai “destinatari” a cui si rivolge il messaggio dell’Azione Cattolica e al modo in cui esso deve essere trasmesso, ovvero stando “in mezzo a popolo” dimostrando la “passione per Cristo”.

I pilastri dell’Ac

Francesco inizia il suo discorso ricordando il carisma dell’Azione Cattolica alla luce di Evangelii gaudium, scelta dal movimento come “magna carta”. “L’Azione Cattolica ha avuto tradizionalmente quattro pilastri: la Preghiera, la Formazione, il Sacrificio e l’Apostolato. In un certo momento – afferma il Papa -, a essere più forte è stata la preghiera o la formazione dottrinale. Date le caratteristiche del momento, l’apostolato deve essere il tratto distintivo”. Esso, aggiunge, “ha bisogno di preghiera, formazione e sacrificio”.

Rinnovare l’impegno nelle parrocchie

La missione dell’Ac non è un compito tra i tanti, “ma il compito” stesso dell’Azione Cattolica, che ha “il carisma di portare avanti la pastorale della Chiesa. Se la missione non è la sua forza distintiva, si snatura l’essenza dell’Azione Cattolica, e perde la sua ragion d’essere”. Dunque, è vitale, ricorda Bergoglio, “rinnovare e aggiornare l’impegno” del movimento “per l’evangelizzazione”, così da poter raggiungere “tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, in tutte le periferie esistenziali, non come una semplice formulazione di principi”. Tuttavia, questo implica la riformulazione dei “piani di formazione, le forme di apostolato e persino la preghiera affinché siano essenzialmente, e non occasionalmente, missionari”. Il Pontefice fa notare che l’Azione Cattolica “deve assumere la totalità della missione della Chiesa in generosa appartenenza alla Chiesa diocesana a partire dalla parrocchia”. Ed è proprio alle diocesi che l’Ac deve offrire “un laicato maturo che serva con disponibilità i progetti pastorali di ogni luogo come un modo per realizzare la sua vocazione”. Quindi, un invito a “incarnarsi concretamente”: “Non potete essere come quei gruppi tanto universali che non hanno una base in nessun posto, che non rispondono a nessuno e vanno cercando ciò che più li aggrada di ogni luogo”.

Tutti sono missionari

Nel sottolineare l’importanza della dimensione missionaria dell’Azione Cattolica, Bergoglio ricorda che “tutti i membri sono dinamicamente missionari: i ragazzi evangelizzano i ragazzi, i giovani i giovani, gli adulti gli adulti, e così via. Niente di meglio di un proprio pari per mostrare che è possibile vivere la gioia della fede”. Poi un monito: evitate di cadere nella tentazione perfezionista dell’eterna preparazione per la missione e delle eterne analisi, che quando si concludono sono già passate di moda o sono superate”. Invita i membri dell’Azione Cattolica, quindi, a seguire l’esempio di Gesù con gli apostoli: “li inviava con quello che avevano. Poi li riuniva e li aiutava a discernere su ciò che avevano vissuto”. “S’impara a evangelizzare evangelizzando, come s’impara a pregare pregando, se il nostro cuore è bendisposto”, aggiunge. Nell’intervento del Papa c’è posto anche per le persone anziane: esse “possono essere la sezione contemplativa e intercessore all’interno delle diverse sezioni. Sono loro a poter creare il patrimonio di preghiera e di grazia per la missione. Come pure i malati. Questa preghiera Dio l’ascolta con tenerezza speciale. Che tutti loro si sentano partecipi, si scoprano attivi e necessari”.

Un messaggio per tutti gli uomini e tutte le periferie

Quindi, il Santo Padre passa ad elencare le realtà in cui è necessario la presenza dell’Azione Cattolica, dal mondo politico, imprenditoriale e professionale, “non perché ci si creda cristiani perfetti e formati, ma per servire meglio”, fino alle carceri, negli ospedali, nelle strade, nelle baraccopoli, nelle fabbriche. Se così non sarà, prosegue, essa diventerà “un’istituzione di esclusivisti che non dicono nulla a nessuno, neppure alla stessa Chiesa”. Papa Bergoglio vuole “un’Azione Cattolica tra la gente, nella parrocchia, nella diocesi, nel paese, nel quartiere, nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella campagna, negli ambiti propri della vita. È in questi nuovi areopaghi che si prendono decisioni e si costruisce la cultura”. Ma per fare ciò, è necessario snellire “i modi d’inserimento: non potete essere più restrittivi della stessa Chiesa né più papisti del Papa. Aprite le porte, non fate esami di perfezione cristiana perché così facendo promuoverete un fariseismo ipocrita. C’è bisogno di misericordia attiva”.

 

Stare in mezzo al popolo con passione

Ribadendo le argomentazioni del Concilio Vaticano II, Francesco sottolinea anche l’importanza di un’Ac in uscita, che non può “stare lontano dal popolo, ma viene dal popolo e deve stare in mezzo al popolo”. Per fare questo, fa notare il Papa, è necessario “condividere la vita della gente e imparare a scoprire quali sono i suoi interessi e le sue ricerche, quali sono i suoi aneliti e le sue ferite più profonde; e di che cosa ha bisogno da noi”. Bergoglio invita tutti ad aguzzare la vista “per vedere i segni di Dio presenti nella realtà, soprattutto nelle espressioni di religiosità popolare. Da lì potrete capire meglio il cuore degli uomini e scoprirete i modi sorprendenti con cui Dio agisce al di là dei nostri concetti”. Nel concludere il suo intervento, spiega il significato di Chiesa, e dunque anche di Azione Cattolica, in uscita: “significa apertura, generosità, incontro con la realtà al di là delle quattro mura dell’istituzione e delle parrocchie. Ciò significa rinunciare a controllare troppo le cose e a programmare i risultati. È questa libertà, che è frutto dello Spirito Santo, che vi farà crescere”. Un ultimo monito riguarda il laici: “non clericalizzate il laicato. Che l’aspirazione dei vostri membri non sia di far parte del sinedrio delle parrocchie che circonda il parroco ma la passione per il regno”. “Dovete essere luogo di incontro per il resto dei carismi istituzionali e dei movimenti che ci sono nella Chiesa – conclude il Pontefice – senza paura di perdere identità”.

Fabio Beretta: