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Visita alla Chiesa Anglicana: le risposte del Pontefice agli interrogativi dei fedeli

Al termine dell’omelia di ieri pomeriggio nella Chiesa anglicana All Saints di via del Babuino, Papa Francesco ha risposto alle domande di tre fedeli appartenenti alla multiculturale comunità cristiana nata nel XVI secolo durante il regno di Enrico VIII Tudor. Centinaia i fedeli presenti allo storico incontro, il primo in 200 anni di esistenza della Chiesa anglicana di Roma.

La prima domanda è stata posta da una studentessa italiana de La Sapienza. La ragazza ha chiesto al Santo Padre che rapporti intercorrano oggi tra cattolici e anglicani:

“Il rapporto tra cattolici e anglicani oggi è buono, come fratelli”, ha risposto sorridendo Bergoglio. “E questo è importante – ha aggiunto – ma strappare un pezzo dalla storia e portarlo come se fosse un’icona dei rapporti non è giusto. Un fatto storico deve essere letto nell’ermeneutica di quel momento, non con un’altra ermeneutica. Ma è vero che nella storia ci sono cose brutte. ‘Oggi va meglio, ma non facciamo tutte le cose uguali… Ma camminiamo insieme, andiamo avanti insieme. E dobbiamo continuare su questo”.

La seconda domanda, posta da un’insegnate di inglese britannica, è ruotata su quali siano le tappe da seguire nel dialogo ecumenico, tra teologia e azione sociale:

“Ambedue le cose sono importanti”, ha risposto Francesco. “Non si può fare il dialogo ecumenico fermi. Il dialogo ecumenico si fa in cammino perché il dialogo ecumenico è un cammino e le cose teologiche si discutono in cammino. Ma nel frattempo noi ci aiutiamo, noi, uno con l’altro nelle nostre necessità, nella nostra vita, anche spiritualmente ci aiutiamo. Ci aiutiamo nelle nostre necessità, nella nostra vita, nel servizio alla carità, ai poveri, agli ospedali, nelle guerre. Si deve cercare il dialogo teologico per cercare anche le radici, sui sacramenti, su tante cose su cui ancora non siamo d’accordo. Ma questo non si può fare in laboratorio: si deve fare camminando, lungo la via”.

Infine, la terza domanda, posta da un ragazzo africano tra i tanti presenti, che gli ha chiesto cosa possiamo imparare dall’esempio delle Chiese del Sud del mondo.

“Le Chiese giovani hanno una vitalità diversa, e cercano modi di esprimersi diversi. Una liturgia a Roma non è lo stesso che una liturgia in Africa, e questo dice che i giovani hanno più creatività”. E ha aggiunto: “Io sto studiando, i miei collaboratori stanno studiando la possibilità di un viaggio in Sud Sudan. Perché? Perché sono venuti i Vescovi, l’anglicano, il presbiteriano e il cattolico, tre insieme a dirmi: ‘Per favore, venga in Sud Sudan, soltanto una giornata, ma non venga solo, venga con Justin Welby’, con l’arcivescovo di Canterbury. Da loro, Chiesa giovane, è venuta questa creatività. E stiamo pensando se si può fare, se la situazione è troppo brutta laggiù… Ma dobbiamo fare perché loro, i tre, insieme vogliono la pace, e loro lavorano insieme per la pace”.

“Questo – ha concluso Bergoglio – è dunque il tempo di un comune ringraziamento perché tra i cristiani è cresciuto il desiderio di una maggiore vicinanza, che si manifesta nel pregare insieme e nella comune testimonianza al Vangelo, soprattutto attraverso varie forme di servizio”. Infine, Papa Francesco è uscito dalla All Saints Church chiedendo di pregare per lui e dicendo semplicemente: “Grazie a tutti e a presto”.

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