Nuova stretta del governo di Hanoi contro i cattolici residenti in Vietnam. Ieri alcuni agenti in borghese hanno bloccato un gruppo di sacerdoti che stavano per partecipare a una funzione di preghiera nella città di Hue, nel centro del Paese asiatico.
A denunciare l’episodio, riportato da Asia News, è un prete della comunità cattolica locale, padre Phan Van Loi. Il sacerdote ha raccontato a Radio Free Asia (Rfa) che i vertici comunisti locali hanno ripreso a monitorare le attività dei cattolici a conclusione del Tet, i festeggiamenti per il Nuovo Anno vietnamita che si è svolto dal 28 gennaio al primo di febbraio.
Il sacerdote assicura inoltre che gli agenti hanno rafforzato i controlli sulla sua abitazione già da due mesi e che stanno monitorando tutti i suoi spostamenti. La motivazione risiederebbe nel fatto che van Loi ha recentemente parlato con le persone del monastero di Thien An, la cui proprietà è al centro di casi di espropri forzati da anni.
“Ho chiesto loro perché mi stavano impedendo di partecipare alle funzioni della chiesa – ha raccontato il sacerdote – e ho anche chiesto loro se fossero poliziotti. Ovviamente, sapevo che lo erano [pur indossando abiti civili] perché li avevo già notati in precedenza attorno alla mia casa”. “Abbiamo chiesto loro di mostrare i documenti identificativi – ha specificato p. Van Loi – ma uno di loro ha risposto dicendo che non erano poliziotti. Ho risposto che se anche indossavano abiti civili, appartengono al corpo di polizia della provincia di Thua Thien-Hue”.
Van Loi, insieme ad altri tre sacerdoti cattolici di Hue, è stato dichiarato “dissidente” da Hanoi. Gli altri due, aggiunge, sono Nguyen Van Ly e Nguyen Huu Giai. Loi è infatti una delle voci più critiche verso il governo comunista del Vietnam, colpevole di limitare la libertà religiosa e attuare una sistematica repressione verso attivisti e gruppi della società civile.