Alla vigilia del suo viaggio apostolico in Armenia, dal 24 al 26 giugno, il Santo Padre ha salutato i “fratelli” armeni in un video messaggio, trasmesso dal Centro Televisivo Vaticano. “Sarò pellegrino nel primo Paese cristiano, per abbeverarmi alle sorgenti della vostra fede, rocciosa come le vostre famose croci scolpite nella pietra. Vengo verso le mistiche alture dell’Armenia come vostro fratello, animato dal desiderio di vedere i vostri volti, di pregare insieme a voi e di condividere il dono dell’amicizia.”, ha detto Papa Bergoglio.
“La vostra storia e le vicende del vostro amato popolo suscitano in me ammirazione e dolore”, ha continuato il Pontefice. “Ammirazione, perché avete trovato nella Croce di Gesù la forza per rialzarvi sempre, anche da sofferenze che sono tra le più terribili che l’umanità ricordi. Dolore, per le tragedie che i vostri padri hanno vissuto sulla loro carne”.
“Anche di fronte ai ripetuti assalti del male, non arrendiamoci”, sono le parole di Papa Francesco. “Facciamo come Noè, che non si stancò di guardare verso il cielo e di liberare più volte la colomba, finché una volta essa non tornò da lui portando una tenera foglia di ulivo: era il segno che la vita poteva riprendere e la speranza doveva risorgere”.
Il popolo che un tempo abitava nell’antica Anatolia e oggi in gran parte in Armenia, fu il primo ad adottare il Cristianesimo come religione ufficiale, con una legge dello Stato, nel 301 d. C.. Durante l’invasione turca e l’Impero Ottomano, gli armeni subirono un vero e proprio genocidio, con una serie ininterrotta di persecuzioni tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Si stima che oltre un milione siano morti nei soli campi di concentramento. Nel 1922, l’Armenia entrò a far parte dell’Unione Sovietica. Dal 1991 è una Repubblica indipendente.