Il 2021 secondo il
vescovo di Novara e vicepresidente della Cei, monsignor
Franco Giulio Brambilla. “Il secolo XXI inizia solo
quest’anno!“, afferma il presule originario di Lecco,
già vescovo ausiliare di Milano. “Mentre aspettiamo il vaccino come viatico per una vita nuova, n
on possiamo non farci una domanda– sottolinea monsignor Brambilla-. Che cosa dobbiamo lasciare dell’uomo vecchio. E che cosa possiamo far rinascere
nel tempo nuovo? Abbiamo qualche mese per metterci anche noi in fila tra i sopravvissuti e i salvati”.
L’impegno in diocesi e in Cei
Monsignor Franco Giulio Brambilla è dal 2011 vescovo di Novara. E dal maggio
2015 vicepresidente della Cei. Ha perfezionato i suoi studi alla
Pontificia Università Gregoriana di Roma. Con un lavoro su “La cristologia di Schillebeeckx”. Dal 2006 al 2012 è stato preside della
Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Spiega: “
La crisi del 2008 era stata solo un preavviso. Il terzo millennio forse nasce solo ora.
Dobbiamo rinascere abbandonando l’uomo vecchio e tutta la sua zavorra. Per c
oncentrarci sull’essenziale“.
Per i giovani
il vicepresidente Cei sollecita una “scommessa sull’educazione“. E precisa il presule: “I nostri ragazzi sono stati vaganti e dispersi per oltre un anno. Sono grato ai docenti che hanno tenuto viva la fiaccola della formazione. E’ necessario ora suonare lo squillo di tromba”. Da qui l’appello di monsignor Brambilla a “recuperare una straordinaria passione educativa”.
Tutti insieme
Genitori. Scuola. Università. Società civile. E comunità cristiana. Tutti insieme, sottolinea il vicepresidente della Cei, “sanno che qui sta la scommessa più grande”. E avverte il presule: “Senza visione e senza formazione, non si va da nessuna parte”. Quindi “mettiamo al centro la componente educativa della società. Per assicurarci nel futuro donne e uomini che hanno una visione creativa del mondo“.
Vicepresidente Cei: “Rinascita”
Perciò esorta monsignor Brambilla: “Mettiamoci di buona lena. Per ricostruirci dopo il travaglio di questo tempo di paura e di morte. La nostra volontà di rinascita è la parola che tutti attendono con ansia nel momento presente. Non possiamo tacere questa parola. Perché racconta ‘la speranza che non delude‘ (Rm 5,5)”. Con l’invito a “fissare nella mente e nel cuore che cosa non possiamo continuare ad essere e a fare come accadeva prima della pandemia. Il tempo che ci separa dalla rinascita porta con sé l’appello a una decisione esistenziale. Personale, familiare e sociale”.