Viaggio del Papa in Iraq, il vescovo di Ebril: “La sicurezza non sarà un nodo”

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C’è grande attesa per il viaggio del Papa in Iraq, in programma dal dal 5 all’8 marzo prossimi.

Una questione che però non passa in secondo piano è quella della sicurezza, anche dopo i recenti episodi tra cui il lancio di razzi ad una base di Erbil o all’ambasciata Usa a Baghdad.

Nonostante questo, il Papa “Viene a portare un messaggio di pace” e non sarà il tema della sicurezza a fermarlo. E’ quanto afferma mons. Bashar Warda, l’arcivescovo caldeo di Erbil. Ciò che preoccupa piuttosto è “la situazione pandemica, perché stiamo attraversando la seconda ondata ma l’organizzazione del viaggio va avanti con grande entusiasmo”.

Le tappe del viaggio e gli incontri

Proprio ad Erbil si terrà l’evento con la maggiore partecipazione di persone: sono previsti infatti 10mila fedeli alla Messa del Papa che si celebrerà allo stadio cittadino. Mons. Warda parla di una “collaborazione eccellente” tra la Chiesa e le autorità locali nell’organizzazione del viaggio. Alla Messa, per l’organizzazione della quale sono al lavoro centinaia di volontari, verrà esposta anche la statua della Madonna di Karamles, “senza mani, danneggiata dalla furia dell’Isis, come memoria della pagina nera che abbiamo vissuto”.

Nel Paese c’è “un generale clima di entusiasmo che conferma il senso di ospitalità del popolo iracheno. Certo, alcuni fondamentalisti stanno usando i social media per dire il loro ‘no’. Parlano del Papa come del re della nuova crociata europea. E’ abbastanza normale – minimizza mons. Warda in un incontro online con la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre – ma il feeling generale è di grande ospitalità per questa visita di pace e di fraternità”. Il vescovo parla poi delle popolazioni dei piccoli villaggi, soprattutto ad Ur, contente della visita del Papa anche per gli sforzi profusi dal Governo per rendere i luoghi i più accoglienti possibili.

I cristiani in Iraq

“Dicono: sono decenni che chiediamo di riparare le strade, di portare l’elettricità, e ora grazie alla visita del Papa – riferisce Warda sorridendo – tutto questo è stato fatto”. Warda si aspetta “un impatto molto positivo” dall’incontro del Papa con il leader degli sciiti Al-Sistani, come anche, nel dialogo interreligioso, “importante è la tappa ad Ur, la casa di Abramo, il padre dei cristiani, degli ebrei e dei musulmani”.

La visita del Papa sarà importante per la comunità cristiana “ma per cambiare davvero occorrerebbe mettere mano alla Costituzione“, dice facendo riferimento all’articolo 2 secondo il quale l’Islam è la fonte primaria della legislazione. Una norma che ‘autorizza’ la marginalizzazione dei cristiani, “nella politica e nel lavoro”, pur vantando in queste terre una presenza bimillenaria.

Warda ha ringraziato Aiuto alla Chiesa che Soffre per i grandi aiuti profusi per aiutare i cristiani a tornare nella Piana di Ninive che nel 2014 erano stati cacciati dall’Isis. “Sono state ricostruite le case, le chiese, ora la grande sfida è quella di offrire un lavoro che garantisca davvero alle famiglie cristiane una vita dignitosa”.

Mariangela Musolino: