Mons. Mounir Khairallah, vescovo di Batrun, ha denunciato il silenzio internazionale sulle violenze in Libano, attribuendolo a interessi politici ed economici che prevalgono sui valori umani. Durante un briefing sul Sinodo in Vaticano, ha ribadito il sostegno della diplomazia vaticana e di Papa Francesco per promuovere la pace. Ha anche criticato il rifiuto israeliano della risoluzione ONU del 1948 sui due Stati e il mancato sostegno occidentale ai popoli oppressi. Infine, ha descritto la guerra in Libano come imposta e ha condiviso il doloroso ricordo dell’assassinio dei suoi genitori quando aveva 5 anni.
Vescovo di Batrun: “Il mondo tace sul dramma del Libano”
“Quello che sta succedendo in Libano è che purtroppo il mondo tace, dà il semaforo verde a queste violenze perché ci sono troppi interessi politici e economici, che non hanno niente a che fare con i valori cristiani, dirò di più, con i valori umani. La dignità dell’uomo e la libertà dell’uomo non contano più quando gli interessi passano davanti a tutto. Però viviamo, nonostante tutto, nella speranza”, “con l’aiuto della diplomazia vaticana e la persona del Papa. I Papi, tutti, hanno sempre sostenuto il Libano come Paese modello e Paese messaggio”. Lo ha detto mons. Mounir Khairallah, vescovo di Batrun dei Maroniti nel corso di un briefing sul Sinodo in Vaticano. Monsignor Mounir Khairallah, vescovo di Batrun dei Maroniti, vicino Beirut, ha affermato, in un briefing sui lavori del Sinodo, di contare sulla diplomazia vaticana e del Papa anche per l’applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite che, “fin dal 1948”, chiedono due Stati per i due popoli, Israele e Palestina, perché “i due popoli possano vivere insieme, come noi in Libano. Questa risoluzione è stata sempre rifiutata dallo Stato d’Israele, dai politici israeliani. Non dico che tutti gli israeliani sono per la violenza. Anzi, tanti – ha proseguito il vescovo maronita – come popolo sono per la pace. Solo che gli interessi vengono prima”.
Il ricordo della morte deo genitori
“Purtroppo gli americani, ma anche i Paesi d’Occidente, non ci sostengono, non sostengono i popoli oppressi affinché possano avere il diritto di decidere della loro sorte e del loro futuro”. Il vescovo di Batrun ha parlato della guerra in Libano come “imposta”. “Vengo da una Paese a fuoco e sangue da 50 anni ormai: nel 1975 è cominciata la guerra in Libano sotto il pretesto di una guerra religiosa e confessionale tra cristiani e musulmani. Ma non è una guerra di religione, è una guerra che ci è stata imposta” perché al contrario “il Libano è un Paese messaggio di convivialità e di democrazia, di vita nel rispetto delle diversità”. Monsignor Khairallah ha anche raccontato, ai giornalisti in Vaticano, la sua esperienza personale: quella di avere visto assassinare, quando aveva 5 anni, i suoi genitori. “Il perdono è tanto difficile ma non è impossibile”, ha detto.
Fonte: Ansa