L’Ucraina ancora sotto attacco. Nel giorno in cui i vescovi italiani si sono uniti in preghiera ad Assisi per invocare il dono della pace, il Sir ha parlato con i vescovi ausiliari di Kyiv e Donetsk. Riportiamo l’articolo del SIR.
Vescovi: “L’inverno si sta avvicinando e comincia a fare freddo”
“Gli ucraini hanno l’impressione di essere dimenticati. Per questo ogni parola, ma soprattutto ogni iniziativa di preghiera è per noi preziosa perché non permette al silenzio di coprire il dolore del nostro popolo. Se poi sono i vescovi ad unirsi per chiedere il dono della pace, e si uniscono nella città di San Francesco, allora la loro preghiera è ancora più importante”. Da Kyiv, è mons. Oleksandr Yazlovetskyi, vescovo ausiliare della diocesi, a commentare al Sir, la preghiera per la pace che dai vescovi italiani riuniti in assemblea plenaria, si alza da Assisi. “L’inverno si sta avvicinando e comincia a fare freddo”, racconta il vescovo. “Sono stati lanciati missili anche stanotte ma tutti qui parlano di un attacco molto forte che dovrebbe arrivare a breve.
Viviamo così, nel freddo dell’inverno e in uno stato costante di paura per quello che da un momento all’altro può succedere”. Assisi è la città di Francesco, la città della pace e dei più poveri. “I poveri di guerra sono tantissimi”, commenta il vescovo ausiliare di Kyiv. “I primi sono sicuramente coloro che in guerra hanno perso un familiare. All’inizio del conflitto le persone raccontavano di amici e conoscenti morti. Oggi, non c’è nessuna famiglia qui in Ucraina che non sia stata direttamente toccata da un lutto. Si piangono mariti, fratelli, figli e queste perdite hanno lasciato ferite profonde. L’altro volto della povertà è anche quella di chi ha perso tutto in guerra. L’Ucraina non era un paese povero. La gente aveva una casa, un lavoro. Con la guerra ha perso tutto. Alcuni sono dovuti fuggire dalle proprie case portando con sé solo una piccola valigia. E poi ci sono gli sfollati. Si contano 8 milioni di ucraini fuggiti dal paese. Sono tantissimi e sono stati accolti da tanti paesi, dalle chiese in Europa, dall’Italia e di questo siamo grati”.
“Abbiamo bisogno di essere aiutati”
Il futuro è però ancora incerto. “Abbiamo bisogno di essere aiutati”, dice il vescovo. “Senza la protezione di Europa e Stati Uniti siamo finiti”. Che nel concludere, aggiunge: “Ci manca la pace. Chiedete la pace”. E’ appena tornato da una missione tra le comunità e le parrocchie di Donetsk. Mentre ad Assisi, i vescovi italiani pregano per la pace, mons. Maksym Ryabukha, vescovo ausiliare dell’Esarcato greco-cattolico di Donetsk, nel Donbass, parla al Sir della situazione di guerra che la popolazione e le comunità cattoliche continuano a vivere in Ucraina. L’11 e il 12 novembre, mons. Maksym Ryabukha, ha visitato tre parrocchie nella regione di Donetsk. Si sono uniti a lui anche i seminaristi del Seminario teologico della Trinità di Kyiv. Raggiunto al telefono, il vescovo ricorda che “esattamente un anno fa, il 16 novembre 2022, due nostri sacerdoti religiosi redentoristi di Berdyansk, padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta, sono stati catturati dai russi”.
I sacerdoti spariti
L’anniversario brucia. “Li hanno presi in ostaggio, portati via. Da allora non abbiamo nessuna notizia. Non sappiamo né dove sono né come stanno. Tra l’altro uno di loro ha una grave forma di diabete. Per loro preghiamo ogni giorno e per tutti coloro che sono prigionieri, chiediamo preghiere”. Il pensiero del vescovo va quindi a “tutti i civili catturati dai russi, torturati e maltrattati dei quali non abbiamo più notizie. Non riusciamo neanche a trattare per uno scambio visto che l’esercito ucraino non prende in ostaggio i civili russi. Pertanto non esiste un meccanismo per liberare i civili ucraini. E questo è uno dei tanti volti del dramma di questa guerra: l’ingiustizia. Preghiamo e affidiamo al Signore prima di tutto tutte queste persone che sono vittime di sofferenze e maltrattamenti senza motivo e di cui nessuno parla. E preghiamo anche per la conversione dei cuori di chi agisce per odio, insensato, immotivato”.
Fonte: AgenSIR