Questa mattina, Papa Francesco ha ricevuto nel suo studio del Palazzo Apostolico, in Vaticano, i vescovi della Conferenza Episcopale del Cile, in visita “ad Limina Apostolorum”. A guidarli mons. Santiago Jaime Silva Retamales, loro presidente. Tra i partecipanti, anche il card. Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile, che al termine dell’incontro, ai microfoni della Radio Vaticana ha dichiarato: “Il Papa ha parlato con noi per circa tre ore e noi abbiamo dialogato con lui di tutti i problemi, con una semplicità e con un’apertura eccezionali che considero davvero un grande segno della riforma della Chiesa che vuole Papa Francesco, in senso di comunione, di sinodalità”.
I temi dell’incontro
Un incontro all’insegna del dialogo. Tutti hanno avuto la possibilità di parlare con il Pontefice dei “problemi concreti di un popolo che è secolarizzato – ha riferito mons. Retamales -, e pensato a come si evangelizza questo popolo, governato fondamentalmente da persone che non sono credenti ma che sono aperte, con buona volontà, ad accogliere il messaggio della Chiesa”. Si è parlato della gioia “di vedere una Chiesa” che in Cile “ha nella devozione popolare, specialmente della Madonna e dei Santi, una forza incredibile”. Si è parlato “del clero, della formazione dei seminaristi, dei giovani che oggi hanno bisogno di essere ascoltati. E il Papa ci ha risposto con la ‘pastorale dell’orecchio’: camminare con loro ascoltandoli e annunciando la novità di Gesù Cristo”. Trattate anche le tematiche sociale, in particolare quelle che riguardano i giovani, i poveri e gli anziani.
La pedofilia in Cile
Il cardinale ha fatto cenno anche ad alcuni “dolori” che hanno colpito la Chiesa cilena, come quello della pedofilia, argomento trattato anche con Bergoglio “con molta sincerità e capacità, come ci ha chiesto il Papa, di essere attenti ai problemi e alle ingiustizie che, quando si tratta soprattutto di pedofilia, sono mancanze gravissime ai diritti umani e sono anche un grave peccato davanti a Dio“. Inoltre, il Papa “ci ha raccontato che una volta, uscendo dalla metropolitana di Buenos Aires, in una piazza affollata perché c’era una manifestazione, c’erano dei genitori con un bambino e questi genitori gridarono al piccolo: ‘Vieni via, perché ci sono i pedofili’. Il Papa ci rimase male, ma ora ci ha detto: ‘Guardate fino a che punto può arrivare una mentalità che vede il male dappertutto‘. Quindi ci ha invitato a superare anche questa situazione”.
Aborto, gender e pastorale familiare
Tra le tante sfide che la Chiesa di oggi si trova ad affrontare in Cile, c’è anche l’attenzione alla famiglia. Si discute di aborto, unioni civili e gender. Temi ai quali il Papa ha risposto con ricordando l’Amoris Laetitia, “frutto del Sinodo e anche dell’intervento diretto del Santo Padre. Io ho avuto l’occasione di partecipare alle due sessioni del Sinodo, con l’apporto personale del Papa, l’attenzione al capitolo IV e poi tutto il capitolo sull’educazione dei figli. E oggi è tornato a dirci che il capitolo fondamentale è il IV, ma poi abbiamo analizzato anche gli altri capitoli. Noi stiamo lavorando molto sulla famiglia; sappiamo che l’ambiente culturale è avverso; sappiamo quanto incida la ‘dottrina del genere’ e quanto influisca anche sulla vita concreta il tema del matrimonio e il tema della vita. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando fortemente su questo”.
Il popolo Mapuche
Con Papa Francesco si è parlato anche della questione del popolo Mapuche, un popolo che ha “tutte le qualità e le possibilità per poter dialogare con lo Stato cileno: è un popolo maturo, che ha convinzioni profonde, che ha formazione profonda. Al presidente della Repubblica è stato presentato un documento, un mese fa. A capo dell’équipe di riflessione c’era il vescovo di Temuco. Come all’epoca dello sciopero della fame dei gruppi dissidenti c’era stato l’arcivescovo di Concepción (che allora ero io) adesso il vescovo di Temuco è a capo di tutto questo. Ciò significa anche una certa fiducia: anche se lo Stato di per sé è uno Stato laicista, comunque ha una certa fiducia in noi, anche se ci critica, poi alla fine viene a cercarci. E credo che questa sia un’opera molto bella della Chiesa”.
Le sfide future della Chiesa cilena
“Possiamo camminare decisamente sulla via della riconciliazione profonda – aggiunge il presule facendo riferimento alla caduta della dittatura di Pinochet -. La riconciliazione non dimentica i fatti: dimenticare sarebbe dimenticare la storia che è maestra di vita. Ma la riconciliazione significa andare anche più in là dei fatti e quindi io credo che i valori e il messaggio del Vangelo ci invitino a riconoscere le situazioni, soprattutto la mancanze riguardo ai diritti umani che hanno fatto un danno grandissimo e continuano a farlo, ancora dopo 40 anni. Ma significa anche volontà del perdono nella coscienza che quello che si perdona è gratuito: il perdono è sempre gratuito – conclude -. Unire quindi la verità con una strada nuova di costruzione del futuro“.