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Urbi et Orbi, il Papa: “Impegniamoci per un mondo senza più guerre e schiavitù”

Dalla guerra che attanaglia l'”amata Siria“, al conflitto che tutt’oggi infiamma l’Ucraina, fino alle popolazioni del Medio Oriente e dell’Africa, strette nella morsa del terrorismo, il “Pastore risorto”, Cristo, è lì presente, poiché Lui “va a cercare chi è smarrito nei labirinti della solitudine e dell’emarginazione”. E’ questo il messaggio che Papa Francesco pronuncia dalla loggia centrale della basilica di San Pietro, in occasione della benedizione Urbi et Orbi, del giorno di Pasqua. Nel “rinnovare” l’annuncio della risurrezione del Figlio di Dio, il pensiero del Pontefice va a tutte quelle nazioni che sono martoriate dalla guerra, ai migranti, fino a tutte quelle persone vittime delle nuove schiavitù: “lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze”.

Il Pastore risorto non smette di cercarci

Il Papa ricorda che oggi, in tutto il mondo “la Chiesa rinnova l’annuncio pieno di meraviglia dei primi discepoli: ‘Gesù è è veramente risorto, come aveva predetto!'”. Nel ricordare che anticamente la Pasqua era intesa come “memoriale della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù”, il Pontefice sottolinea come nella risurrezione “raggiunge il suo compimento”, poiché Cristo “ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e della morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna”. E anche se ognuno di noi, alcune volte, si lascia “dominare dal peccato”, perdendo “la strada buona” e “errando come pecore smarrite”, Dio, “il nostro Pastore“, viene a cercarci. Perché è per ogni uomo, sottolinea il Santo Padre, che Cristo “si è abbassato fino all’umiliazione della croce”. Col passare dei secoli, “il Pastore Risorto non si stanca di cercare noi, suoi fratelli smarriti nei deserti del mondo”. Anche oggi, aggiunge, “Egli prende sulle sue spalle tanti nostri fratelli e sorelle oppressi dal male nelle sue diverse forme”.

Il Risorto vicino alle vittime delle nuove e antiche schiavitù

“Il Pastore Risorto va a cercare chi è smarrito nei labirinti della solitudine e dell’emarginazione“, prosegue il Papa, e Cristo lo fa “mediante fratelli e sorelle che sanno avvicinarsi con rispetto e tenerezza e far sentire a quelle persone la sua voce, una voce mai dimenticata, che le richiama all’amicizia con Dio”. E proprio come il pastore, egli “si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù“, quali “lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze”, ma anche dei “bambini e degli adolescenti che vengono privati della loro spensieratezza per essere sfruttati”, e “di chi ha il cuore ferito per le violenze” che subisce dentro le mura domestiche.

Il Risorto compagno di strada dei migranti

Nel giorno della risurrezione, il pensiero di Bergoglio va anche ai migranti, di cui “il Pastore Risorto si fa compagno di strada“. Cristo si mette accanto a quanti sono “costretti a lasciare la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi”. A questi “migranti forzati“, Dio fa incontrare “dei fratelli sotto ogni cielo, per condividere il pane e la speranza nel comune cammino”. Quindi, una preghiera per i governati: “Nelle complesse e drammatiche vicende dei popoli, il Signore Risorto guidi i passi di chi cerca la giustizia e la pace; e doni ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi”.

L’appello per la pace nel mondo

Il Papa ricorda quindi “di quanti si adoperano attivamente per portare sollievo e conforto alla popolazione civile nell’amata Siria“, da anni “vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte”. Il pensiero del Pontefice si estende quindi a tutto il Medio Oriente, dalla Terra Santa, all’Iraq, passando per lo Yemen. “Non manchi la vicinanza del Buon Pastore – prosegue – alle popolazioni del Sud Sudan, del Sudan, della Somalia e della Repubblica Democratica del Congo, che patiscono il perpetuarsi di conflitti, aggravati dalla gravissima carestia che sta colpendo alcune regioni dell’Africa”. Bergoglio prega anche per la sua patria, l’America Latina, affinché “Gesù risorto sostenga gli sforzi di quanti si impegnano a garantire il bene comune delle società“. “Si possano costruire ponti di dialogo, perseverando nella lotta contro la piaga della corruzione e nella ricerca di valide soluzioni pacifiche alle controversie, per il progresso e il consolidamento delle istituzioni democratiche, nel pieno rispetto dello stato di diritto”. Nel suo discorso pasquale, Bergoglio trova spazio anche per l’Ucraina, “ancora afflitta da un sanguinoso conflitto”.

La speranza di un futuro migliore

Nel concludere la benedizione, il Santo Padre non dimentica i giovani del Vecchio Continente, ai quali, ancora una volta, augura la speranza di un futuro migliore: “Il Signore risorto, che non cessa di colmare l’Europa della sua benedizione, doni speranza a quanti attraversano momenti di crisi e difficoltà, specialmente a causa della grande mancanza di lavoro soprattutto per i giovani”. Quindi, prima di impartire l’Urbi et Orbi, l’augurio di una Santa Pasqua: “Risuona ad una sola voce in ogni parte della terra l’annuncio più bello: ‘Il Signore è veramente risorto, come aveva predetto!’. Egli, che ha vinto le tenebre del peccato e della morte, doni pace ai nostri giorni. Buona Pasqua”.

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