“Tutti noi siamo maestri, siamo dottori nel giustificare noi stessi: ‘Ma, io non sono stato, no, non è colpa mia, ma sì, ma non era tanto, eh… Le cose non sono così…’”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia delle celebrazione mattutina a Santa Marta. Il Pontefice, meditando sulle letture del giorno che hanno come tema la misericordia, ha ricordato che “siamo tutti peccatori”, non “in teoria”, ma nella realtà. “Tutti abbiamo un alibi spiegativo delle nostre mancanze, dei nostri peccati – ha sottolineato – e tante volte siamo capaci di fare quella faccia da ‘Ma, io non so’, faccia da ‘ma io non l’ho fatto, forse sarà un altro’: fare l’innocente”. “E’ più facile accusare gli altri”, ha soggiunto. Inoltre nel cuore umano c’è un’invidia “capace di sparlare dell’altro e ucciderlo moralmente”.
Per tale motivo un primo passo fondamentale nella vita spirituale è quello di “accusare se stessi”. “Vado per la strada – ha proseguito – passo davanti al carcere: ‘Eh, questi se lo meritano’, ‘Ma tu sai che se non fosse stato per la grazia di Dio tu saresti lì? Hai pensato che tu sei capace di fare le cose che loro hanno fatto, anche peggio ancora?’. Questo è accusare se stesso, non nascondere a se stesso le radici di peccato che sono in noi, le tante cose che siamo capaci di fare, anche se non si vedono”. Il successore di Pietro ha indicato un’altra importante virtù per il cristiano: vergognarsi dinanzi a Dio. “La vergogna a me e a te la misericordia e il perdono’. Questo dialogo con il Signore ci farà bene di farlo in questa Quaresima”, ha spiegato. “Quando uno impara ad accusare se stesso – ha concluso – è misericordioso con gli altri: ‘Ma, chi sono io per giudicarlo, se io sono capace di fare cose peggiori?’”.