Una petizione contro l’utero in affitto

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Una petizione al Governo per far valere concretamente la vigente legge penale (art.12, comma 6, l. 40/2004) che punisce l’aberrante pratica dell’utero in affitto e impegnare l’Italia a livello internazionale per l’abolizione universale della maternità surrogata. E’ stata promossa dall’associazione Pro Vita in collaborazione con Age, NonSiToccaLaFamiglia, Articolo 26, Generazione Voglio Vivere e La Nuova Bussola Quotidiana ed è stata presentata nella Sala Nassiriya di Palazzo Madama, a Roma. Una conferenza di denuncia e condanna dell’utero in affitto per la prima volta di portata trasversale. Erano presenti, infatti, le senatrici Maria Rizzotti di FI, Laura Bianconi del Ncd e Donatella Mattesini del Pd.

Quello dell’utero in affitto è un mercato senza scrupoli che frutta milioni di dollari ai trafficanti. Il presidente di Pro Vita, Toni Brandi, ha presentato il dvd “Breeder, donne di seconda categoria“, distribuito ai presenti e presto disponibile sul sito www.notizieprovita.it. Si tratta di un documentario che raccoglie “le testimonianze di persone coinvolte nel turpe mercimonio dell’utero in affitto, di ciò che hanno subito, delle conseguenze psicofisiche che si sono verificate”. Sia Pro Vita che varie inchieste giornalistiche hanno denunciato da tempo l’azione di agenzie straniere che vanno a caccia di clienti in Italia in aperta violazione della legge e grazie all’inerzia della magistratura. Come ha evidenziato nel suo intervento il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, il mercato della maternità surrogata, negli ultimi anni, ha conosciuto una crescita vertiginosa, con un incremento del 1000 per cento solo nell’estate del 2013. “È incredibile che l’unico mercato così profittevole e impetuoso sia quello del disumano” ha commentato Tarquinio, sottolineando che se siamo di fronte a “un desiderio sacrosanto, proprio di ogni uomo e donna”, ovvero quello di avere un figlio, tuttavia “non tutti i mezzi sono leciti”.

La senatrice Rizzotti ha ribadito “la necessità di combattere l’ignobile sfruttamento delle donne e il commercio di bambini sia a livello nazionale, sia a livello internazionale”. La collega Bianconi ha invece puntato l’indice contro lo smantellamento della legge 40 da parte della magistratura “che di fatto consente di violare impunemente il citato comma 6: la volontà del legislatore è stata calpestata. Perciò bisogna rimettere mano a norme più solide, con il coraggio necessario ad inimicarsi le potenti lobby internazionali che guadagnano dall’utero in affitto”. Dal canto suo la senatrice Mattesini ha sottolineato che “è certamente necessario anche ripensare agli investimenti per la cura della fertilità e snellire le pratiche dell’adozione, perché il desiderio di genitorialità è senz’altro legittimo”. Ma, come ricordato da Tarquinio, non si può trasformare ogni desiderio in diritto, né si può consentire di trarre profitto dal corpo proprio o altrui, secondo i principi fondamentali dell’etica e criteri antropologici universalmente riconosciuti (anche da norme internazionali, come la convenzione di Oviedo).

Importante, a questo proposito, un caso riferito da Tarquinio: “Israele – ha raccontato – istituì un ponte aereo dopo il terremoto per andare a prendere le madri surrogate nepalesi che portavano in grembo figli ‘comprati’ da israeliani. Dopo il parto, queste donne sono state riportate indietro e abbandonate. Donne che non avevano nome né volto”. È una dimostrazione emblematica – ha chiosato – “di cosa avviene percorrendo questa strada: l’annullamento della persona. Come si può pensare che quella donna sia solo un involucro?”.

“La sola cosa da fare è abolire la pratica dell’utero in affitto, in tutte le sue forme, senza se e senza ma” ha rimarcato Brandi, ricordando che “la Commissione affari sociali dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha respinto, in una mozione della belga Petra de Sutter, ogni esplicita approvazione della maternità surrogata, presentando tuttavia delle linee guida molto vaghe e ambigue, che rischiano di aprire la strada di fatto ai contratti di utero in affitto”, e che la prossima settimana verranno votate. “Il mercato di gameti e dell’utero in affitto, che ammonta a decine di miliardi di dollari – attacca Brandi -, sfrutta le donne, degrada la gravidanza a un servizio commerciale e, soprattutto, tratta il bambino come una merce da acquistare”.

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