Un Santo modello dei giovani

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Il 14 ottobre scorso, durante il Sinodo dei Vescovi consacrato ai giovani Francesco ha voluto celebrare una Messa con la canonizzazione di sette beati. Tra essi – a fianco di Paolo VI e del vescovo Oscar Romero – anche un giovane, Nunzio Sulprizio, per dare alle nuove generazioni un esempio di santità vissuta anche in giovane età. Il Papa ha parlato di lui come del “santo giovane, coraggioso, umile che ha saputo incontrare Gesù nella sofferenza, nel silenzio e nell'offerta di se stesso”. Nunzio Sulprizio è stato canonizzato con il Papa che l’ha beatificato nel 1963 durante il Concilio Vaticano II. In quella occasione Paolo VI (oggi santo) disse queste parole del nuovo beato: “Nunzio Sulprizio dirà a voi, giovani, come la vostra età è stata da lui illuminata e santificata. Egli vi dirà come la gioventù non deve essere considerata l’età delle libere passioni, delle inevitabili cadute, delle crisi invincibili, dei pessimismi decadenti, degli egoismi dannosi; egli vi dirà piuttosto come l’essere giovani è una grazia, è una fortuna. (…) Egli vi dirà che nessuna età come la vostra, giovani, è idonea ai grandi ideali, ai generosi eroismi, alle coerenti esigenze di pensiero e di azione. Egli v’insegnerà come voi, giovani, potete rigenerare in voi stessi il mondo in cui la Provvidenza vi ha chiamato a vivere, e come tocca a voi, per primi, consacrarvi alla salvezza d’una società che ha bisogno di animi forti e impavidi”. Ma chi era il santo che Francesco ha voluto dare come esempio per i giovani? Per scoprirlo sono andato a Napoli dove nella chiesa di San Domenico Soriano viene custodito il corpo di san Nunzio il cui parroco, don Antonio Salvatore Paone, è stato anche il postulatore nel suo processo di canonizzazione.

Don Antonio, chi era il giovane canonizzato da Papa Francesco durante il Sinodo consacrato proprio ai giovani?
“Nunzio Sulprizio, nacque il 13 aprile 1817 a Pescosansonesco, piccolo paesino dell’Abbruzzo, in provincia di Pescara, da mamma Rosa e papà Domenico, giovani e ferventi cristiani. Egli conobbe presto la sofferenza, infatti nel giro di pochi anni perse entrambi i genitori e venne affidato alle cure della nonna. Morta anche la nonna quando egli aveva circa 12 anni, venne affidato alle cure di uno zio fabbro-ferraio. Iniziarono per lui i veri tormenti, venne privato della grande consolazione di potersi intrattenere in adorazione, e divenne schiavo del duro lavoro dell’officina, dove restava giornate intere senza mangiare e subendo i peggiori maltrattamenti”.

In che modo questo giovane orfano dalla vita disgraziata scoprì la fede?
“La nonna fu la sua vera maestra di vita e di fede, la quale gli insegnò che nel tabernacolo abita il Figlio di Dio e la sua compagnia allevia le sofferenze del cuore. Così il piccolo Nunzio imparò a fare l’adorazione Eucaristica; piccolo com’era e gracile di costituzione passava lunghe ore inginocchiato davanti al tabernacolo”.

In che modo Nunzio da un sperduto paese abruzzese finì a Napoli?
“Lavorando dallo zio Nunzio ben presto si ammalò. Una grossa vescica formatasi sulla caviglia sinistra, rivelava l’inizio del male che lo avrebbe inesorabilmente portato alla morte, una tubercolosi ossea. Nonostante gli spasimi causati dal dolore, solo dopo lungo tempo lo zio permise che venisse visitato all’Ospedale dell’Aquila, dove si diagnosticò un male incurabile. Tornato nella bottega, tra i più aspri maltrattamenti, fu solo grazie alla carità di un conoscente, che si riuscì a farlo partire per Napoli per affidarlo alle cure di uno zio paterno”.

Cosa fece Nunzio ammalato a Napoli?
“Nunzio venne preso in casa del colonnello Felice Wochinger, ufficiale dell’esercito borbonico, il quale fu per lui un vero padre e considerò Nunzio un vero figlio. Appena giunto a Napoli chiese ed ottenne finalmente di poter ricevere la prima comunione ed ebbe la prima estasi in presenza del cappellano dell’Ospedale degl’Incurabili dove fu ricoverato per 21 mesi. I frequenti incontri col risorto nel sacramento dell’Eucarestia, la preghiera assidua alla quale poteva dedicarsi liberamente, i doni mistici di profezia e di lettura dei cuori, dei quali il buon Dio volle dotarlo, rivelavano ormai sotto le apparenze di un malato, un degno cittadino per la Gerusalemme celeste”.

E’ vero che questo giovane claudicante da subito veniva percepito come una persona straordinaria?
“Il popolo napoletano, dotato di un indiscutibile fiuto per la santità, accorreva presso il giovanotto che chiamavano o ciuncariell sant (il santino claudicante), per chiedere preghiere e rivelazioni che puntualmente venivano dati, e tra il popolo anche sacerdoti santi come don Gaetano Errico ora santo, fra Modestino di Gesù e Maria ora Beato e numerosi altri. Ma il male fisico silenziosamente, proseguiva il suo percorso conducendolo alla morte il 5 maggio 1836. Egli moriva dicendo: 'Vedete come è bella la Madonna!'”.

Si può dire che Nunzio moriva già con la fama di santità?
“Sì, è vero. Appena si diffuse la notizia della morte, la sua residenza si affollò di gente accorsa da tutta la città per acclamarlo santo e per ottenere le sue reliquie e ricevere grazie”.

Ma la gente otteneva le grazie tramite Nunzio?
“Già nell’arco della sua breve esistenza, moltissimi segni straordinari erano infatti avvenuti per suo tramite. Durante il lungo ricovero all’ospedale, un tale Nicolò La Rosa suo vicino di corsia, affetto da cancro alla gola e ormai ridotto in fin di vita, durante una notte si lamentava per i forti dolori che lo tormentavano, Nunzio senza esitazione si avvicinò al suo letto consolò il malato e volle rifargli la medicazione alla gola dicendo: 'vedrete che adesso vi sentirete meglio'. Il giorno seguente, i medici senza darsene una spiegazione, constatarono che il cancro alla gola del Signor La Rosa era completamente scomparso senza lasciare alcuna traccia. In ripetute occasioni, si manifestarono anche altri doni, come ad esempio la capacità di leggere nei cuori di quanti incontrava, in questo modo egli poté accompagnare moltissime anime alla confessione; ma, anche il dono di prevedere eventi futuri. Si verificavano altri segni prodigiosi, come il profumo che si sentiva nella sua stanza e anche sulle pezzuole con le quali veniva medicata la piaga del piede”.

Come si è arrivato al processo di beatificazione di questo ragazzo?
“Durante una battuta di caccia una dama di compagnia della regina cadde da cavallo battendo il ginocchio a terra; le venne diagnosticata una grave frattura, informato della situazione il Colonnello si recò dall’inferma che correva il rischio dell’amputazione e le applicò sul ginocchio fratturato una delle bende usate da Nunzio per medicarsi le ferite, la frattura si ricompose perfettamente nel giro di pochi minuti. Il re di Napoli, per l’accaduto chiese che venisse aperto il processo canonico del giovane e versò egli stesso la somma di 1000 ducati. Il 14 luglio del 1859, il Papa Pio IX, dichiarò Nunzio venerabile. Nel 1891, il 21 giugno Papa Leone XIII, approvò il decreto sull’eroicità delle virtù e lo offrì ai giovani come modello da imitare, egli lo definì un Novello Luigi Gonzaga! ma dopo il processo si fermò. Solo con mons. Aurelio Marena, vescovo ausiliare del Cardinale Ascalesi, nuovo postulatore si ripartì con gioia. Il cielo per intercessione di Nunzio mandò i due miracoli, come allora prescriveva la legislazione per le cause die santi. Il 1° dicembre 1963, Papa Paolo VI, proclamò finalmente Beato, il giovane Nunzio Sulprizio”.

Invece lei si occupava da postulatore del processo di canonizzazione…
“Il miracolo che ha portato alla Canonizzazione del Beato Nunzio Sulprizio, riguarda la guarigione della vittima del grave incidente stradale, Pasquale Bucci, avvenuta a Taranto il 6 ottobre 2004. Ricoverato all’ospedale a Taranto con un ematoma cerebrale, ma, anche un danno assonale diffuso, oltre a lesioni estese alle ossa, per cui egli era in coma. I suoi genitori iniziarono a pregare recandosi nella parrocchia di Taranto intitolata al Beato Nunzio Sulprizio e la madre del giovane chiese una reliquia alla parrocchia San Domenico Soriano in Napoli. Appena ricevuta la reliquia la donna entrò, in rianimazione e la appose sul corpo del ragazzo, subito ebbe inizio il processo di guarigione inconsueto ed inaspettato, fino ad arrivare al completo recupero della salute fisica. Questa guarigione ha servito per il processo di canonizzazione: nel concistoro del 19 luglio il Papa ha stabilito che il Beato Nunzio Sulprizio sarà canonizzato il 14 ottobre 2018 in Piazza San Pietro”.

In che cose consiste l’attualità della santità di san Nunzio Sulprizio?
“Va ben oltre dei miracoli a lui attribuiti. Egli è un Autentico Nunzio di Cristo, cioè un vero ambasciatore della gioia che nasce nel cuore di chi incontra Gesù”.

Ma umanamente la vita di San Nunzio, ci appare come la storia di un disgraziato…
“E’ vero, ma niente e nessuno è riuscito a spegnere nel cuore di San Nunzio la gioia autentica ricevuta dall’incontro con Gesù presente e vivo nella Santissima Eucarestia, niente e nessuno è riuscito a strappare Gesù dal cuore di Nunzio, nemmeno le violenze fisiche dello zio che lo picchiava col martello e lo lasciava digiuno, né tantomeno i dolori atroci della tubercolosi ossea che silenziosamente scavando nel suo organismo lo portò alla morte. San Nunzio è il nuovo messaggero che Dio sta inviando ai giovani di questo tempo per aiutarli a rinascere a vita nuova, per spingerli verso la gioia autentica, la gioia che nasce dall’incontro con Gesù! Proprio la sua giovane età rende la santità vicina ad un mondo, quello dei giovani, fortemente bisognoso di incoraggiamento e di modelli da seguire”.


don Antonio Salvatore Paone, dietro un dipinto che raffigura San Nunzio

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