Un pontificato che è stato un ponte fra Europa e Asia

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In Kazakhstan convivono comunità di nazionalità e confessioni religiose differenti. Su 17 milioni di abitanti, al 70% musulmani, il 26% è costituito da cristiani. L’1% dei quali è di fede cattolica. La nazione è stata la prima dell’Asia centrale visitata dal Pontefice. Ora ricorda con una mostra l’opera di “Giovanni Paolo II, il Papa del dialogo“.

Da Roma all’Asia centrale

Nel 2003 nel Paese dell’Asia centrale è stato istituito il Congresso dei leader delle religioni tradizionali e mondiali. Alla tradizionale missione attraverso la parola, il “pontificato itinerante” di Giovanni Paolo II aggiunse quella della presenza. I viaggi internazionali consentirono a Karol Wojtyla una solidarietà più immediata, più visibile. “Per incidere sulla geopolitica contemporanea non basta l’anello del pescatore, serve l’aureola”, disse il giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II il cardinale Achille Silvestrini, prima ministro degli Esteri e poi prefetto delle Chiese Orientali durante il pontificato di Karol Wojtyla. E in effetti il Papa santo si rese presto conto che i consueti strumenti dell’autorità pontificia non erano più sufficienti per incidere sulla scena internazionale e trasformò le visite apostoliche in uno dei più importanti strumenti di governo della Chiesa.

Apostolato globetrotter

Tra i primi a intuire l’importanza di un apostolato globetrotter fu Piero Gheddo, protagonista per mezzo secolo dell’animazione pastorale del Pime (il Pontificio istituto missioni estere). E  tra gli estensori di “Ad Gentes”, il decreto del Concilio Vaticano II sull’attività missionaria della Chiesa. “Solo un Papa giramondo può portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra“, intuì padre Gheddo. Grazie al quale nel 1973 l’Italia scoprì per la prima volta una religiosa con il sari bianco bordato di azzurro che poi diventò per tutti Madre Teresa di Calcutta. I viaggi di Karol Wojtyla incrociarono le frontiere ferite storico-sociali del suo tempo. E la sua passione più grande restava l’annuncio del Vangelo.

 

Paola Anderlucci: