Francesco indica le azioni possibili per superare il debito estero quale “strumento di controllo” sulle nazioni povere. E per avviare così un “cammino di speranza” verso la pace. Nel messaggio che ha diffuso per la 58ma Giornata Mondiale della Pace, il Papa chiede un cambio di passo, “culturale e strutturale”. Non sarebbe sufficiente “qualche episodico atto di filantropia” per ottenere “un cambiamento duraturo”. E per ascoltare seriamente “il grido dell’umanità” lacerata dalla violenza. E in questo senso, propizio è l’Anno Santo. Il Papa cita San Basilio di Cesarea, che in una delle sue omelie disse “Ma quali cose, dimmi, sono tue? Da dove le hai prese per inserirle nella tua vita? Non sei uscito totalmente nudo dal ventre di tua madre? Non ritornerai, di nuovo, nudo nella terra? Da dove ti proviene quello che hai adesso? Se tu dicessi che ti deriva dal caso, negheresti Dio, non riconoscendo il Creatore e non saresti riconoscente al Donatore”. Secondo Francesco “nel villaggio globale interconnesso, il sistema internazionale, se non è alimentato da logiche di solidarietà e di interdipendenza, genera ingiustizie, esacerbate dalla corruzione, che intrappolano i Paesi poveri”.
Strumento di controllo
Per il Papa “il debito estero è diventato uno strumento di controllo, attraverso il quale alcuni governi e istituzioni finanziarie private dei Paesi più ricchi non si fanno scrupolo di sfruttare in modo indiscriminato le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri, pur di soddisfare le esigenze dei propri mercati”. A ciò, prosegue, si aggiunge “che diverse popolazioni, già gravate dal debito internazionale, si trovano costrette a portare anche il peso del debito ecologico dei Paesi più sviluppati”. Entrambe, debito ecologico e debito estero, “sono due facce di una stessa medaglia, di questa logica di sfruttamento, che culmina nella crisi del debito”. Da qui l’appello, già lanciato con la Bolla “Spes non confundit”, rivolto alla comunità internazionale “a intraprendere azioni di condono del debito estero, riconoscendo l’esistenza di un debito ecologico tra il Nord e il Sud del mondo. È un appello alla solidarietà, ma soprattutto alla giustizia”. In quest’ottica, il “gesto concreto” che chiede di attuare Papa Francesco è “l’eliminazione della pena di morte in tutte le Nazioni”, un provvedimento, come scritto in “Spes non confundit”, che “annienta ogni speranza umana di perdono e di rinnovamento”. La terza via è un appello che si rifà a quelli di Paolo VI e Benedetto XVI, ovvero quello di utilizzare “almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico”.