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Udienza, Papa: “A volte abbiamo pensieri ‘tossici’. Allargare lo sguardo”

"Preghiamo per l'Ucraina. Le torture, le morti, la distruzione che è lì", ha detto il Papa a braccio in tono commosso a fine udienza

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.00 in Piazza San Pietro. Papa Francesco, nel suo discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sul Discernimento, ha incentrato la Sua meditazione sul tema: “Gli elementi del discernimento. Il libro della propria vita” (Lettura: Dt 8,2). Riportiamo la catechesi integrale del Papa.

La catechesi del Papa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Nelle catechesi di queste settimane stiamo insistendo sui presupposti per fare un buon discernimento. Ogni attività importante ha le sue “istruzioni” da seguire, che vanno conosciute perché possano produrre gli effetti sperati. Oggi ci soffermiamo su un altro ingrediente indispensabile per il discernimento: la propria storia di vita. La nostra vita è il “libro” più prezioso che ci è stato consegnato, un libro che tanti purtroppo non leggono, oppure lo fanno troppo tardi, prima di morire. Eppure, proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie. Sant’Agostino, un grande cercatore della verità, lo aveva compreso proprio rileggendo la sua vita, notando in essa i passi silenziosi e discreti, ma incisivi, della presenza del Signore. Al termine di questo percorso noterà con stupore: «Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te» (Confessioni X, 27.38).

Da qui il suo invito a coltivare la vita interiore per trovare ciò che si cerca: «Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità» (La vera religione, XXXIX, 72). Molte volte abbiamo fatto anche noi l’esperienza di Agostino, di ritrovarci imprigionati da pensieri che ci allontanano da noi stessi, messaggi stereotipati che ci fanno del male: “io non valgo niente”, “a me tutto va male”, “non realizzerò mai nulla di buono”, e così via. Leggere la propria storia significa anche riconoscere la presenza di questi elementi “tossici”, ma per poi allargare la trama del nostro racconto, imparando a notare altre cose, rendendolo più ricco, più rispettoso della complessità, riuscendo anche a cogliere i modi discreti con cui Dio agisce nella nostra vita.

Abbiamo visto che il discernimento ha un approccio narrativo: non si sofferma sull’azione puntuale, la inserisce in un contesto: da dove viene questo pensiero? Dove mi porta? Quando ho avuto modo di incontrarlo in precedenza? Perché è più insistente di altri? Il racconto delle vicende della nostra vita consente anche di cogliere sfumature e dettagli importanti, che possono rivelarsi aiuti preziosi fino a quel momento rimasti nascosti.

Una lettura, un servizio, un incontro, a prima vista ritenuti cose di poca importanza, nel tempo successivo trasmettono una pace interiore, trasmettono la gioia di vivere e suggeriscono ulteriori iniziative di bene. Fermarsi e riconoscere questo è indispensabile per il discernimento, è un lavoro di raccolta di quelle perle preziose e nascoste che il Signore ha disseminato nel nostro terreno. Il bene è nascosto, silenzioso, richiede uno scavo lento e continuo.

Perché lo stile di Dio è discreto, non si impone; è come l’aria che respiriamo, non la vediamo ma ci fa vivere, e ce ne accorgiamo solo quando ci viene a mancare. Abituarsi a rileggere la propria vita educa lo sguardo, lo affina, consente di notare i piccoli miracoli che il buon Dio compie per noi ogni giorno. Quando ci facciamo caso, notiamo altre direzioni possibili che rafforzano il gusto interiore, la pace e la creatività. Soprattutto ci rende più liberi dagli stereotipi tossici.

Saggiamente è stato detto che l’uomo che non conosce il proprio passato è condannato a ripeterlo. Possiamo chiederci: ho mai raccontato a qualcuno la mia vita? Si tratta di una delle forme di comunicazione più belle e intime.

Essa permette di scoprire cose fino a quel momento sconosciute, piccole e semplici, ma, come dice il Vangelo, è proprio dalle piccole cose che nascono quelle grandi (cfr Lc 16,10). Anche le vite dei santi costituiscono un aiuto prezioso per riconoscere lo stile di Dio nella propria vita: consentono di prendere familiarità con il suo modo di agire. Alcuni comportamenti dei santi ci interpellano, ci mostrano nuovi significati e nuove opportunità. È quanto accadde, per esempio, a Sant’Ignazio di Loyola. Quando descrive la scoperta fondamentale della sua vita, aggiunge una precisazione importante: «Dall’esperienza aveva dedotto che alcuni pensieri lo lasciavano triste, altri allegro; e a poco a poco imparò a conoscere la diversità degli spiriti che si agitavano in lui» (Autob., n. 8).

Il discernimento è la lettura narrativa delle consolazioni e delle desolazioni che sperimentiamo nel corso della nostra vita. È il cuore a parlarci di Dio, e noi dobbiamo imparare a comprendere il suo linguaggio.

Papa: “Prego per le vittime delle inondazioni”

“Nel rivolgere il mio saluto ai pellegrini della Nigeria, penso alle violente piogge che hanno colpito in questi giorni il loro Paese, provocando inondazioni, causando tanti morti, numerosi dispersi e ingenti danni. Preghiamo per quanti hanno perso la vita e per tutte le persone provate da così devastante calamità. Non manchi a questi nostri fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della Comunità internazionale”. Lo ha detto il Papa all’udienza generale dopo la catechesi nei saluti finali.

Il pensiero rivolto alla “martoriata Ucraina”

Non è mancato, come tutti i mercoledì dallo scorso febbraio – inizio dell’invasione russa- la preghiera per la “martoriata Ucraina”. “Preghiamo per l’Ucraina. Le torture, le morti, la distruzione che è lì”, ha detto il Papa a braccio in tono commosso.

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