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Udienza Papa: “Senza umiltà non troveremo mai Dio, solo noi stessi”

Papa: "Oggi, a pochi giorni dal Natale, vorrei rievocare con voi l’evento da cui non può prescindere la storia: la nascita di Gesù"

“Il messaggio dei Vangeli è chiaro: la nascita di Gesù è un evento universale che riguarda tutti gli uomini. “Al Creatore dell’universo non fu concesso un posto per nascere!”, Lo ha detto il Papa, che ha dedicato l’udienza di oggi al Natale ormai imminente, rievocando in Aula Paolo VI “l’evento da cui non può prescindere la storia: la nascita di Gesù”.

I pastori – ha aggiunto – personificano i poveri d’Israele, persone umili che interiormente vivono con la consapevolezza della propria mancanza, e proprio per questo confidano più degli altri in Dio”, ha commentato il Papa: “Sono loro a vedere per primi il Figlio di Dio fattosi uomo, e questo incontro li cambia profondamente”.

Intorno a Gesù bambino ci sono anche i Magi: “I Vangeli non ci dicono che fossero dei re, né il numero, né i loro nomi. Con certezza si sa solo che da un paese lontano dell’Oriente – si può pensare alla Persia, a Babilonia o all’Arabia del sud – si sono messi in viaggio alla ricerca del Re dei Giudei, che nel loro cuore identificano con Dio, perché dicono di volerlo adorare. I Magi rappresentano i popoli pagani, in particolare tutti coloro che lungo i secoli cercano Dio e si mettono in cammino per trovarlo. Rappresentano anche i ricchi e i potenti, ma solo quelli che non sono schiavi del possesso, che non sono posseduti dalle cose che credono di possedere”.

“Vorrei accompagnare a Betlemme tutti quelli che impropriamente sono denominati atei”

Vorrei accompagnare a Betlemme, come fece la stella con i Magi, tutti coloro che non hanno un’inquietudine religiosa, che non si pongono il problema di Dio, o addirittura combattono la religione, tutti quelli che impropriamente sono denominati atei”.

Il Papa ha concluso la catechesi dell’udienza di oggi ripetendo il messaggio del Concilio Vaticano II: “La Chiesa crede che il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell’uomo, dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione. La Chiesa sa perfettamente che il suo messaggio è in armonia con le aspirazioni più segrete del cuore umano”.

“Torniamo a casa con l’augurio degli angeli”

“Torniamo a casa con l’augurio degli angeli: ‘Pace in terra agli uomini che egli ama’”, l’augurio final di Francesco riportato dal Sir: “Ricordiamo sempre: ‘Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi. Ci ha amati per primo’, ci ha cercati. Non dimentichiamo questo”.

“È questo il motivo della nostra gioia”, ha proseguito il Papa a braccio: “sapere che siamo stati amati, siamo stati cercati. Il Signore ci cerca per amarci, senza nessun merito: siamo sempre preceduti da Dio nell’amore, un amore così concreto che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. È quel bambino che vediamo nel presepe. Questo amore ha un nome e un volto: Gesù è il nome e il volto dell’amore che sta a fondamento della nostra gioia”.

“Vi auguro un Buon Natale, un buono e santo Natale. Gli auguri, le riunioni di famiglia….è bellissimo, sempre, ma vorrei anche la consapevolezza che Dio viene per me”. “Ognuno dica questo”, l’invito a braccio: “Dio viene per me. Per cercare Dio, per trovare Dio, per accettare Dio ci vuole umiltà. Senza umiltà non troveremo mai Dio, solo noi stessi. Guardare con umiltà. La grazia di rompere lo specchio, della vanità, superbia, del guardare noi stessi: guardare Dio, guardare Gesù, con quell’inquietudine che ci porta alla speranza. Buon Santo Natale!”.

Il Papa saluta pescatori Mazara del Vallo sequestrati in Libia

Al termine dell’udienza generale nell’Aula Paolo VI, papa Francesco ha salutato “con affetto i pescatori di Mazara del Vallo, accompagnati dal Vescovo e dalle Autorità civili”. “A distanza di un anno dalla drammatica esperienza del sequestro e della prigionia – ha ricordato il Pontefice -, desidero rinnovare a voi e alle vostre famiglie la mia solidarietà, il mio incoraggiamento e la mia preghiera”.

“Rivolgo un cordiale benvenuto – ha detto il Papa – ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alla Delegazione del Comune di Bolsena e a quella del Premio sportivo Fair play. Saluto con affetto i pescatori di Mazara del Vallo, accompagnati dal Vescovo e dalle Autorità civili. A distanza di un anno dalla drammatica esperienza del sequestro e della prigionia, desidero rinnovare a voi e alle vostre famiglie la mia solidarietà, il mio incoraggiamento e la mia preghiera. Il mio pensiero va infine, come di consueto, agli anziani, agli ammalati, ai giovani e agli sposi novelli. Ci stiamo preparando alla ormai prossima solennità del Natale, invocando la venuta dell’atteso “Re delle genti”. Possiate predisporvi con fede a riconoscere nel Bambino di Betlemme il Signore dell’intera vostra esistenza, contemplando nella semplicità del presepe il Figlio di Dio, che porta grazia e salvezza. Augurando a tutti un sereno e santo Natale, di cuore vi benedico”.

Il Papa incontra il metropolita Hilarion

Questa mattina, prima dell’udienza generale, alle 7.50, papa Francesco ha incontrato nello studio dell’Aula Paolo VI il metropolita di Volokolamsk, Hilarion Alfeyev, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. “Durante la conversazione svoltasi in uno spirito di fraternità, sono stati discussi alcuni temi che costituiscono motivo di comune preoccupazione e di fronte alle quali è comune l’impegno a cercare concrete risposte umane e spirituali”, riferisce la Sala stampa vaticana.

Nel corso dell’incontro, il Pontefice ha potuto esprimere la propria gratitudine per gli auguri per il suo ottantacinquesimo compleanno, portati dal metropolita Hilarion a nome suo e del patriarca Kirill. Da parte sua il Papa ha espresso sentimenti di affetto e vicinanza alla Chiesa russa e al suo Patriarca Kirill, che ha da poco celebrato il suo settantacinquesimo compleanno, ricordando con gratitudine il cammino di fraternità compiuto insieme e la conversazione avuta all’Avana nel 2016.

Dopo il colloquio il Papa e il Metropolita si sono scambiati i doni: da parte di Hilarion un’icona della Madonna “del Segno”, da parte del Pontefice un mosaico raffigurante la Madonna “synkatabasis di Dio”, oltre ai volumi dei documenti papali, al Messaggio della pace per il 2022 e al Documento sulla Fratellanza umana. Poco prima delle 8.50 il Papa e il Metropolita si sono accomiatati.

La catechesi integrale del Papa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi, a pochi giorni dal Natale, vorrei rievocare con voi l’evento da cui non può prescindere la storia: la nascita di Gesù. Per osservare il decreto dell’imperatore Cesare Augusto, che ordinava di farsi registrare all’anagrafe del proprio paese d’origine, Giuseppe e Maria scendono da Nazaret a Betlemme. Appena arrivati, cercano subito un alloggio, perché il parto è imminente; ma purtroppo non lo trovano, e allora Maria è costretta a partorire in una stalla. Pensiamo: al Creatore dell’universo non fu concesso un posto per nascere! Forse fu un’anticipazione di quanto dice l’evangelista Giovanni: «Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto»; e di quello che Gesù stesso dirà: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

Fu un angelo ad annunciare la nascita di Gesù, e lo fece a degli umili pastori. E fu una stella che indicò ai Magi la strada per raggiungere Betlemme. L’angelo è un messaggero di Dio. La stella ricorda che Dio creò la luce e che quel Bambino sarà “la luce mondo”, come Egli stesso si autodefinirà, la «luce vera […] che illumina ogni uomo, che «splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta».

I pastori personificano i poveri d’Israele, persone umili che interiormente vivono con la consapevolezza della propria mancanza, e proprio per questo confidano più degli altri in Dio. Sono loro a vedere per primi il Figlio di Dio fattosi uomo, e questo incontro li cambia profondamente. Annota il Vangelo che se ne tornarono «glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto».

Intorno a Gesù bambino ci sono anche i Magi. I Vangeli non ci dicono che fossero dei re, né il numero, né i loro nomi. Con certezza si sa solo che da un paese lontano dell’Oriente (si può pensare alla Persia, a Babilonia o all’Arabia del sud) si sono messi in viaggio alla ricerca del Re dei Giudei, che nel loro cuore identificano con Dio, perché dicono di volerlo adorare. I Magi rappresentano i popoli pagani, in particolare tutti coloro che lungo i secoli cercano Dio e si mettono in cammino per trovarlo. Rappresentano anche i ricchi e i potenti, ma solo quelli che non sono schiavi del possesso, che non sono “posseduti” dalle cose che credono di possedere. Il messaggio dei Vangeli è chiaro: la nascita di Gesù è un evento universale che riguarda tutti gli uomini.

Cari fratelli e care sorelle, solo l’umiltà è la via che ci conduce a Dio e, allo stesso tempo, proprio perché ci conduce a Lui, ci porta anche all’essenziale della vita, al suo significato più vero, al motivo più affidabile per cui la vita vale la pena di essere vissuta. Solo l’umiltà ci spalanca all’esperienza della verità, della gioia autentica, della conoscenza che conta. Senza umiltà siamo “tagliati fuori” dalla comprensione di Dio e di noi stessi. I Magi potevano anche essere dei grandi secondo la logica del mondo, ma si fanno piccoli, umili, e proprio per questo riescono a trovare Gesù e a riconoscerlo. Essi accettano l’umiltà di cercare, di mettersi in viaggio, di chiedere, di rischiare, di sbagliare… Ogni uomo, nel profondo del suo cuore, è chiamato a cercare Dio e, con la sua stessa grazia, può trovarlo. Facciamo nostra la preghiera di Sant’Anselmo: «Signore, insegnami a cercarti. Mostrati, quando ti cerco. Non posso cercarti, se tu non mi insegni; né trovarti, se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti! Che io ti trovi cercandoti e ti ami trovandoti!».

Cari fratelli e sorelle, vorrei invitare tutti gli uomini e le donne nella grotta di Betlemme ad adorare il Figlio di Dio fatto uomo. In prima fila desidero mettere i poveri, che – come esortava San Paolo VI – «dobbiamo amare, perché in certo modo sono sacramento di Cristo; in essi – negli affamati, negli assetati, negli esuli, negli ignudi, negli ammalati, nei prigionieri – Egli ha voluto misticamente identificarsi. Dobbiamo aiutarli, soffrire con loro, e anche seguirli, perché la povertà è la strada più sicura per il pieno possesso del Regno di Dio».

Poi vorrei accompagnare a Betlemme, come fece la stella con i Magi, tutti coloro che non hanno un’inquietudine religiosa, che non si pongono il problema di Dio, o addirittura combattono la religione, tutti quelli che impropriamente sono denominati atei. Vorrei ripetere loro il messaggio del Concilio Vaticano II: «La Chiesa crede che il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell’uomo, dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione. […] La Chiesa sa perfettamente che il suo messaggio è in armonia con le aspirazioni più segrete del cuore umano». Torniamo a casa con l’augurio degli angeli: «Pace in terra agli uomini che egli ama». Ricordiamo sempre: «Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi […]. Ci ha amati per primo».

È questo il motivo della nostra gioia: sapere che siamo stati amati senza nessun merito, siamo sempre preceduti da Dio nell’amore, un amore così concreto che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Questo amore ha un nome e un volto: Gesù è il nome e il volto dell’amore che sta a fondamento della nostra gioia.

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