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Udienza, Papa: “Preghiamo per le mamme dei soldati ucraini e russi, sono mamme di figli morti”

Papa: "Guardando Maria, la Madonna, davanti la Croce – ha proseguito Francesco – il mio pensiero va alle mamme dei soldati ucraini e russi che sono caduti nella guerra. Sono mamme di figli morti"

Papa Francesco è arrivato alle 9:00 in Piazza San Pietro per l’udienza generale. Prima di cominciare la catechesi ha fatto un lungo giro in papamobile, facendo salire alcuni bambini e salutando i fedeli. Arrivato sul sagrato, il Pontefice si è poi spostato verso la sua sedia con l’aiuto di un bastone.

Da domani Papa Francesco presiederà il triduo pasquale con due appuntamenti domani, due venerdì, sabato la veglia pasquale e domenica la messa e l’Urbi et Orbi.

Papa: “Vorrei andare per le strade ma non mi lasciano andare”

“Senza speranza non si può vivere”: lo ha detto il Papa nell’udienza generale sottolineando che c’è tanta “gente triste”. “Quando potevo andare per le strade, adesso non posso perché non mi lasciano, quando andavo nell’altra diocesi, quante persone tristi”, “gente che camminava, sola, col telefonino” ma “senza pace e senza speranza”, “ci vuole speranza per essere guariti della tristezza di cui siamo malati, dall’amarezza con cui inquiniamo la chiesa e il mondo”, ha sottolineato Papa Francesco.

La catechesi del Papa dedicata a “Il Crocifisso, sorgente di speranza”

“Dove’è la tua speranza? Tu hai una speranza viva o l’hai sigillata, l’hai tenuta nel cassetto come un ricordo? La speranza ti spinge a camminare o è un ricordo romantico, come se fosse una cosa che non esiste?”. Lo ha chiesto, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata a “Il Crocifisso, sorgente di speranza”. “Nella mente dei discepoli rimaneva fissa un’immagine: la croce”, il riferimento alla Passione: ”Lì si concentrava la fine di tutto. Ma di lì a poco avrebbero scoperto proprio nella croce un nuovo inizio”. Con la Passione del Signore, ha fatto notare Francesco, “tutto sembra finito”: “Per i discepoli di Gesù quel macigno segna il capolinea della speranza. Il Maestro è stato crocifisso, ucciso nel modo più crudele e umiliante, appeso a un patibolo infame fuori dalla città: un fallimento pubblico, il peggior finale possibile”. “Ora, quello sconforto che opprimeva i discepoli non è del tutto estraneo a noi oggi”, ha attualizzato il Papa: “Anche in noi si addensano pensieri cupi e sentimenti di frustrazione: perché tanta indifferenza verso Dio? È curioso, questo. Perché tanto male nel mondo? Guardate che c’è il male nel mondo. Perché le disuguaglianze continuano a crescere e la sospirata pace non arriva?”. “Perché siamo così attaccati alla guerra, al farsi male l’uno con l’altro?”, si è chiesto a braccio Francesco: “E nei cuori di ognuno, quante attese svanite, quante delusioni! E ancora, quella sensazione che i tempi passati fossero migliori e che nel mondo, magari pure nella Chiesa, le cose non vadano come una volta… Insomma, anche oggi la speranza sembra a volte sigillata sotto la pietra della sfiducia”.

“Senza speranza non si può vivere”. Lo ha ribadito, a braccio, il Papa. “La speranza di Dio nasce e rinasce nei buchi neri delle nostre attese deluse”, ha assicurato Francesco: “ed essa, la speranza vera, non delude mai. Pensiamo proprio alla croce: dal più terribile strumento di tortura Dio ha ricavato il segno più grande dell’amore. Quel legno di morte, diventato albero di vita, ci ricorda che gli inizi di Dio cominciano spesso dalle nostre fini: così egli ama operare meraviglie”. “Oggi, allora, guardiamo l’albero della croce perché germogli in noi la speranza”, l’invito: “quella virtù quotidiana, quella virtù silenziosa e umile ma che ci mantiene in piedi, che ci aiuta ad andare avanti”. “Pensiamo: dov’è la mia speranza, per essere guariti dalla tristezza”, l’esortazione ancora a braccio. “Ma quanta gente triste!”, ha esclamato il Papa, che ha raccontato fuori testo: “Quando potevo andare per le strade, adesso non mi lasciano, nell’altra diocesi, mi piaceva notare lo sguardo gente: quanti sguardi tristi, quanta gente triste, che parlava con se tessa, col telefonino soltanto ma senza pace”. “Ci vuole un po’ di speranza per essere guariti dalla tristezza di cui siamo la siamo malati, per essere guariti dall’amarezza con cui inquiniamo la Chiesa e il mondo. Guardiamo il Crocifisso. E che cosa vediamo? Vediamo Gesù nudo, spogliato, ferito, tormentato: è la fine di tutto. Lì c’è la nostra speranza”.

Papa: “Conviviamo con le falsità”

“Noi facciamo fatica a metterci a nudo, a fare la verità. Sempre cerchiamo di coprire la verità perché non ci piace la verità”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi. “Delle volte noi siamo tanto abituati a dirci delle falsità che conviviamo con le falsità come se fossero verità, e noi finiamo avvelenati dalle nostre falsità”, la denuncia a braccio. “Ci rivestiamo di esteriorità che ricerchiamo e curiamo, di maschere per camuffarci e mostrarci migliori di come siamo”, ha spiegato Francesco: “È un po’ l’abitudine del maquillage: maquillage anche interiore, per sembrare migliore degli altri. Pensiamo che l’importante sia ostentare, apparire, così che gli altri dicano bene di noi. E ci addobbiamo di apparenze, di cose superflue, ma così non troviamo pace. Poi il maquillage se ne va, e tu ti guardi allo specchio con la faccia brutta che hai, ma quella vera, quella che Dio ama, non quella ‘maquillata’”. “Gesù spogliato di tutto ci ricorda che la speranza rinasce col fare verità su di noi”, ha spiegato Francesco: “Dì la verità a te stesso. Col lasciar cadere le doppiezze, col liberarci dalla pacifica convivenza con le nostre falsità”.

“Guardate il vostro guardaroba, il guardaroba dell’anima, e fate pulizia lì! Quante cose inutili, quante illusioni stupide. Torniamo alla semplicità, alle cose vere, che non hanno bisogno di trasformarsi. Ecco un bell’esercizio”. È l’invito, a braccio, del Papa ai fedeli in piazza San Pietro, ai quali – alla vigilia del triduo pasquale – ha raccomandato di “tornare al cuore, all’essenziale, a una vita semplice, spoglia di tante cose inutili, che sono surrogati di speranza”. “Oggi, quando tutto è complesso e si rischia di perdere il filo, abbiamo bisogno di semplicità, di riscoprire il valore della sobrietà, della rinuncia, di fare pulizia di ciò che inquina il cuore e rende tristi”, la tesi di Francesco: “Ciascuno di noi può pensare a una cosa inutile di cui può liberarsi per ritrovarsi”, l’invito. “Quindici giorni fa, a Santa Marta – è un albergo per tanta gente – si è sparsa la voce che per questa Settimana Santa sarebbe bene mandare via le cose che non usiamo”, ha raccontato il Papa a braccio: “non immaginate la quantità di cose! È bello spogliarsi delle cose inutili e darle ai poveri, alla gente che ha bisogno. Tante cose inutili abbiamo nel cuore”. 

Papa: “Cosa fare delle mie ferite?”

“Gesù è ferito nel corpo e nell’anima. In che modo ciò aiuta la nostra speranza? Gesù nudo, privo di tutto, cosa dice alla mia speranza?”. A chiederselo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata a “Il Crocifisso: sorgente di speranza”. “Anche noi siamo feriti”, ha proseguito Francesco: “chi non lo è nella vita, tante volte con ferite nascoste per la vergogna? Chi non porta le cicatrici di scelte passate, di incomprensioni, di dolori che restano dentro e si fatica a superare? Ma anche di torti subiti, di parole taglienti, di giudizi inclementi?”. “Dio non nasconde ai nostri occhi le ferite che gli hanno trapassato il corpo e l’anima”, ha fatto notare il papa: “Le mostra per farci vedere che a Pasqua si può aprire un passaggio nuovo: fare delle proprie ferite dei fori di luce. ‘Ma santità, non esagerare!’ ‘Prova a farlo, pensa alle tue ferite, quelle che tu solo sai, che ognuno ha nascoste nel cuore e guarda al Signore e vedrai come da quelle ferite escono fori di luce. Gesù in croce non recrimina, ama. Ama e perdona chi lo ferisce. Così converte il male in bene, così trasforma il dolore in amore”. “Il punto non è essere feriti poco o tanto dalla vita, ma cosa fare delle mie ferite, le piccoline, le grandi, quelle che lasceranno un segno nel mio cuore nella mia anima sempre”, ha argomentato Francesco: “’No, padre, io non he ho ferite!’ ‘Stai attento, pensa due volte a dirlo’. Cosa fai con quelle ferite, quelle che solo tu sai? Posso lasciarle infettare nel rancore e nella tristezza oppure posso unirle a quelle di Gesù, perché anche le mie piaghe diventino luminose”.

“Pensate a quanti giovani che non tollerano le proprie ferite e cercano nel suicidio una via di salvezza”. È l’invito, a braccio, del Papa, al termine dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata a “Il Crocifisso: sorgente di speranza”. “Oggi nelle nostre città, ci sono tanti, tanti giovani, tante giovani, che non vedono una via di uscita, non hanno speranza e preferiscono andare oltre con la droga, con la dimenticanza, poveretti. Pensate a questi”, l’esortazione di Francesco: “E tu, qual è la tua droga per coprire le ferite?”, la domanda rivolta a ciascuno di noi. “Le nostre ferite possono diventare fonti di speranza quando, anziché piangerci addosso, asciughiamo le lacrime altrui”, l’indicazione di rotta del Papa: “quando, anziché covare risentimento per quanto ci è tolto, ci prendiamo cura di ciò che manca agli altri; quando, anziché rimuginare in noi stessi, ci chiniamo su chi soffre; quando, anziché essere assetati d’amore per noi, dissetiamo chi ha bisogno di noi. Perché soltanto se smettiamo di pensare a noi stessi, ci ritroviamo”. “Ma se continuiamo a pensare a noi stessi non ci ritroveremo più”, ha proseguito Francesco a braccio: “Pensate: cosa posso fare per gli altri? Sono ferito di peccato, di storia, ognuno ha la propria ferita. Cosa faccio? Lecco le mie ferite tutta la vita o guardo tutte le ferite altrui e, con l’esperienza della mia la ferita guarita, vado ad aiutare gli altri? Che il Signore ci aiuti ad andare avanti!”.

Papa: “Preghiamo per le mamme dei soldati ucraini e russi, sono mamme di figli morti”

“In questa Santa Settimana della Passione di Cristo, commemorando la sua morte ingiusta, ricordo in modo particolare tutte le vittime dei crimini di guerra e, mentre invito a pregare per loro, eleviamo una supplica a Dio affinché i cuori di tutti si convertano”. È l’appello del Papa al termine dell’udienza di oggi, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro. “Guardando Maria, la Madonna, davanti la Croce – ha proseguito Francesco – il mio pensiero va alle mamme dei soldati ucraini e russi che sono caduti nella guerra. Sono mamme di figli morti. Preghiamo per queste mamme. E non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucraina”.

Fonte: AgenSIR

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