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Udienza, Papa: “La preghiera non è una fuga dai propri compiti”

Il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi sul Discernimento, ha incentrato la sua meditazione sul tema: "La consolazione autentica"

Questa mattina alle 9:00 da Piazza san Pietro, Papa Francesco ha tenuto l’udienza generale del mercoledì mattina. Nel discorso in lingua italiana il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi sul Discernimento, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul tema: “La consolazione autentica” (Lettura: Fil 1, 9-11). Riportiamo il testo integrale della catechesi.

La catechesi del Papa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Proseguendo la nostra riflessione sul discernimento, e in particolare sull’esperienza spirituale chiamata “consolazione”, ci chiediamo: come riconoscere la consolazione autentica? È una domanda molto importante per un buon discernimento, per non essere ingannati nella ricerca del nostro vero bene.

Possiamo trovare alcuni criteri in un passo degli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola. Dice così: «Se nei pensieri tutto è buono, il principio, il mezzo e la fine, e se tutto è orientato verso il bene, questo è un segno dell’angelo buono. Può darsi invece che nel corso dei pensieri si presenti qualche cosa cattiva o distrattiva o meno buona di quella che l’anima prima si era proposta di fare, oppure qualche cosa che indebolisce l’anima, la rende inquieta, la mette in agitazione e le toglie la pace, la tranquillità e la calma che aveva prima: questo allora è un chiaro segno che quei pensieri provengono dallo spirito cattivo» (n. 333). Sono indicazioni preziose, che meritano un breve commento.

Cosa significa che il principio è orientato al bene? Ad esempio, ho il pensiero di pregare, e noto che si accompagna ad affetto verso il Signore e il prossimo, invita a compiere gesti di generosità, di carità: è un principio buono. Può invece accadere che quel pensiero sorga per evitare un lavoro o un incarico che mi è stato affidato: ogni volta che devo lavare i piatti o pulire la casa, mi viene una grande voglia di mettermi a pregare! Ma la preghiera non è una fuga dai propri compiti, al contrario è un aiuto a realizzare quel bene che siamo chiamati a compiere, qui e ora. Questo riguardo al principio.

C’è poi il mezzo, vale a dire ciò che viene dopo, ciò che segue quel pensiero. Rimanendo nell’esempio precedente, se comincio a pregare e, come fa il fariseo della parabola (cfr Lc 18,9-14), tendo a compiacermi di me stesso e a disprezzare gli altri, magari con animo risentito e acido, allora questi sono segni che lo spirito cattivo ha usato quel pensiero come chiave di accesso per entrare nel mio cuore e trasmettermi i suoi sentimenti.

E poi c’è la fine. La fine è un aspetto che abbiamo già incontrato, e cioè: dove mi porta quel pensiero? Ad esempio, può capitare che mi impegni a fondo per un’opera bella e meritevole, ma questo mi spinge a non pregare più, mi scopro sempre più aggressivo e incattivito, ritengo che tutto dipenda da me, fino a perdere fiducia in Dio. Qui evidentemente c’è l’azione dello spirito cattivo. E per spirito cattivo intendo rie il diavolo. Lui esiste! – ha aggiunto il Papa a braccio.

Lo stile del nemico – lo sappiamo – è di presentarsi in maniera subdola, mascherata: parte da ciò che ci sta maggiormente a cuore e poi ci attrae a sé, a poco a poco: il male entra di nascosto, senza che la persona se ne accorga. E con il tempo la soavità diventa durezza: quel pensiero si rivela per come è veramente.

Da qui l’importanza di questo paziente ma indispensabile esame dell’origine e della verità dei propri pensieri; è un invito ad apprendere dalle esperienze, da quello che ci capita, per non continuare a ripetere i medesimi errori. Quanto più conosciamo noi stessi, tanto più avvertiamo da dove entra il cattivo spirito, le sue “password”, le porte d’ingresso del nostro cuore, che sono i punti su cui siamo più sensibili, così da farvi attenzione per il futuro.

Gli esempi potrebbero essere moltiplicati a piacere, riflettendo sulle nostre giornate. Per questo è così importante l’esame di coscienza quotidiano: è la fatica preziosa di rileggere il vissuto sotto un particolare punto di vista. Accorgersi di ciò che capita è importante, è segno che la grazia di Dio sta lavorando in noi, aiutandoci a crescere in libertà e consapevolezza.

La consolazione autentica è una sorta di conferma del fatto che stiamo compiendo ciò che Dio vuole da noi, che camminiamo sulle sue strade, cioè nelle strade della vita, della gioia, della pace. Il discernimento, infatti, non verte semplicemente sul bene o sul massimo bene possibile, ma su ciò che è bene per me qui e ora: su questo sono chiamato a crescere, mettendo dei limiti ad altre proposte, attraenti ma irreali, per non essere ingannato nella ricerca del vero bene.

Papa: “Dio porti la pace alle nazioni provate dalla guerra”

“Siamo entrati nel tempo di Avvento pieni di speranza e imploriamo con fervore il Principe della Pace perché porti la consolazione ai nostri cuori feriti, come pure alle nazioni provate da guerre e crisi di ogni genere, per una vita dignitosa e serena”. Lo ha detto il Papa all’udienza generale a Piazza San Pietro.

Fonte: Ansa 

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