Dalla Sala Nervi in Vaticano, Papa Francesco ha inaugurato stamattina in Udienza Generale il nuovo ciclo dedicato alla vecchiaia quale “dono di saggezza”.
Papa: “Mai anziani così numerosi, maggior rischio essere scartati”
Iniziando oggi nell’udienza generale in Sala Nervi un nuovo percorso di catechesi sul senso e il valore della vecchiaia, papa Francesco ha sottolineato che “da alcuni decenni, questa età della vita riguarda un vero e proprio ‘nuovo popolo’ che sono gli anziani. Mai siamo stati così numerosi nella storia umana. Il rischio di essere scartati è ancora più frequente: gli anziani sono visti spesso come ‘un peso'”.
“Nella drammatica prima fase della pandemia – ha ricordato il Pontefice – sono stati loro a pagare il prezzo più alto. Erano già la parte più debole e trascurata: non li guardavamo troppo da vivi, non li abbiamo neppure visti morire”. Il Papa ha detto anche di aver “trovato questa Carta per i diritti degli anziani e i doveri della comunità. E’ stata editata dai governi non dalla Chiesa, è una cosa laica – ha precisato -. E’ buona, è interessante e per conoscere che gli anziani hanno dei diritti farà bene leggerla”.
Papa: “Ragazzi senza i sogni dei vecchi faticheranno nel loro futuro”
“I ragazzi che non interrogano più i sogni dei vecchi, puntando a testa bassa su visioni che non vanno oltre il loro naso, faticheranno a portare il loro presente e a sopportare il loro futuro“. E’ uno dei monito del Papa durante l’udienza generale dedicata al senso e al valore della vecchiaia.
“Se i nonni ripiegano sulle loro malinconie – ha spiegato -, i giovani si curveranno ancora di più sul loro smartphone. Lo schermo può anche rimanere acceso, ma la vita si spegne prima del tempo”.
“Il contraccolpo più grave della pandemia non sta forse proprio nello smarrimento dei più giovani? – ha chiesto il Pontefice – I vecchi hanno risorse di vita già vissuta alle quali possono ricorrere in ogni momento. Staranno a guardare i giovani che smarriscono la loro visione o li accompagneranno riscaldando i loro sogni? Davanti ai sogni dei vecchi cosa faranno i giovani?”.
Secondo Francesco, “la sapienza del lungo cammino che accompagna la vecchiaia al suo congedo va vissuta come una offerta di senso della vita, non consumata come inerzia della sua sopravvivenza. La vecchiaia, se non è restituita alla dignità di una vita umanamente degna, è destinata a chiudersi in un avvilimento che toglie amore a tutti”.
Ucraina: 2 marzo giornata di preghiera e digiuno: “Preservare il mondo dalla follia della guerra”
“Vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti – ha detto papa Francesco al termine dell’udienza generale, nel suo appello per la pace in Ucraina -. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti, perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra”.
La catechesi integrale del Papa
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Incominciamo oggi un percorso di catechesi che cerca ispirazione nella Parola di Dio sul senso e il valore della vecchiaia. Da alcuni decenni, questa età della vita riguarda un vero e proprio “nuovo popolo” che sono gli anziani. Mai siamo stati così numerosi nella storia umana. Il rischio di essere scartati è ancora più frequente: gli anziani sono visti spesso come “un peso”. Nella drammatica prima fase della pandemia sono stati loro a pagare il prezzo più alto. Erano già la parte più debole e trascurata: non li guardavamo troppo da vivi, non li abbiamo neppure visti morire.
Assieme alle migrazioni, la vecchiaia è tra le questioni più urgenti che la famiglia umana è chiamata ad affrontare in questo tempo. Non si tratta solo di un cambiamento quantitativo; è in gioco l’unità delle età della vita: ossia, il reale punto di riferimento per la comprensione e l’apprezzamento della vita umana nella sua interezza. Ci domandiamo: c’è amicizia, c’è alleanza fra le diverse età della vita o prevalgono la separazione e lo scarto?
Tutti viviamo in un presente dove convivono bambini, giovani, adulti e anziani. Però è cambiata la proporzione: la longevità è diventata di massa e, in ampie regioni del mondo, l’infanzia è distribuita a piccole dosi. Uno squilibrio che ha tante conseguenze. La cultura dominante ha come modello unico il giovane-adulto, cioè un individuo che si fa da sé e rimane sempre giovane. Ma è vero che la giovinezza contiene il senso pieno della vita, mentre la vecchiaia ne rappresenta semplicemente lo svuotamento e la perdita? L’esaltazione della giovinezza come unica età degna di incarnare l’ideale umano, unita al disprezzo della vecchiaia vista come fragilità, degrado, disabilità, è stata l’icona dominante dei totalitarismi del ventesimo secolo. L’abbiamo forse già dimenticato?
L’allungarsi della vita incide in maniera strutturale sulla storia dei singoli, delle famiglie e delle società. Ma dobbiamo chiederci: la sua qualità spirituale e il suo senso comunitario sono oggetto di pensiero e di amore coerenti con questo fatto? Forse gli anziani devono chiedere scusa della loro ostinazione a sopravvivere a spese d’altri? O possono essere onorati per i doni che portano al senso della vita di tutti?
Di fatto, nella rappresentazione del senso della vita – e proprio nelle culture cosiddette “sviluppate” – la vecchiaia ha poca incidenza. Perché? Perché è considerata un’età che non ha contenuti speciali da offrire, né significati propri da vivere. Per di più, manca l’incoraggiamento delle persone a cercarli, e manca l’educazione della comunità a riconoscerli. Insomma, per un’età che è ormai una parte determinante dello spazio comunitario e si estende a un terzo dell’intera vita, ci sono – a volte – piani di assistenza, ma non progetti di esistenza. E questo è un vuoto di pensiero, di immaginazione, di creatività.
La giovinezza è bellissima, ma l’eterna giovinezza è un’allucinazione molto pericolosa. Essere vecchi è altrettanto importante – e bello – che essere giovani. Ricordiamocelo. L’alleanza fra le generazioni, che restituisce all’umano tutte le età della vita, è il nostro dono perduto. Deve essere ritrovato.
La Parola di Dio ha molto da dire a proposito di questa alleanza. Poco fa abbiamo ascoltato la profezia di Gioele: «I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni». Si può interpretare così: quando gli anziani resistono allo Spirito, seppellendo nel passato i loro sogni, i giovani non riescono più a vedere le cose che devono essere fatte per aprire il futuro. Quando invece i vecchi comunicano i loro sogni, i ragazzi vedono bene ciò che devono fare. I ragazzi che non interrogano più i sogni dei vecchi, puntando a testa bassa su visioni che non vanno oltre il loro naso, faticheranno a portare il loro presente e a sopportare il loro futuro. Se i nonni ripiegano sulle loro malinconie, i giovani si curveranno ancora di più sul loro smartphone. Lo schermo può anche rimanere acceso, ma la vita si spegne prima del tempo. Il contraccolpo più grave della pandemia non sta forse proprio nello smarrimento dei più giovani? I vecchi hanno risorse di vita già vissuta alle quali possono ricorrere. Staranno a guardare i giovani che smarriscono la loro visione o li accompagneranno riscaldando i loro sogni?
La sapienza del lungo cammino che accompagna la vecchiaia al suo congedo va vissuta come una offerta di senso della vita, non consumata come inerzia della sua sopravvivenza. La vecchiaia, se non è restituita alla dignità di una vita umanamente degna, è destinata a chiudersi in un avvilimento che toglie amore a tutti. Questa sfida di umanità e di civiltà richiede il nostro impegno e l’aiuto di Dio.
Chiediamolo allo Spirito Santo. Con queste catechesi sulla vecchiaia, vorrei incoraggiare tutti a investire pensieri e affetti sui doni che essa porta con sé e alle altre età della vita. La Parola di Dio ci aiuterà a discernere il senso e il valore della vecchiaia; lo Spirito Santo conceda anche a noi i sogni e le visioni di cui abbiamo bisogno.