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Udienza generale, il Pontefice: “Nella comunità non c’è una serie A per i forti e una B per i deboli”

“Dio è perseverante nell’amore per noi, non si stanca di amarci, no, è perseverante, sempre ci ama ci consola, anche non si stanca di consolarci”. Così Papa Francesco, in udienza generale, ha spiegato l’utilizzo dell’espressione “noi siamo forti” da parte dell’Apostolo Paolo. “Se noi stiamo vicini al Signore – ha detto – avremo quella fortezza per essere vicini ai più deboli ai più bisognosi e consolare loro e dare forza a loro, di essere consolatori e seminatori di speranza”.

Il frutto di questo stile di vita, ha rimarcato, “non è una comunità in cui alcuni sono di ‘serie A’, cioè i forti, e altri di ‘serie B’, cioè i deboli”. La Parola di Dio, ha sottolineato, “alimenta una speranza che si traduce concretamente in condivisione, in servizio reciproco. Perché anche chi è ‘forte’, fra virgolette, si trova prima o poi a sperimentare la fragilità e ad avere bisogno del conforto degli altri; e viceversa nella debolezza si può sempre offrire un sorriso o una mano al fratello in difficoltà“.

Anche chi è “forte”, ha proseguito, “si trova prima o poi a sperimentare la fragilità e ad avere bisogno del conforto degli altri; e viceversa nella debolezza si può sempre offrire un sorriso o una mano al fratello in difficoltà. Ed è una comunità così che ‘con un solo animo e una voce’ sola rende gloria a Dio. Ma tutto questo è possibile se si mette al centro Cristo e la sua Parola. E’ Lui, solo Lui, il ‘fratello forte’ che si prende cura di ognuno di noi: tutti infatti abbiamo bisogno di essere caricati sulle spalle dal Buon Pastore e di sentirci avvolti dal suo sguardo tenero e premuroso. Lui è il forte, quello che ci dà la speranza, che ci dà la consolazione“.

Tra i deboli che hanno bisogno di assistenza, in questo particolare momento storico, troviamo profughi e rifugiati. Il Pontefice ha quindi rivolto un saluto ai partecipanti all’incontro per direttori “Migrantes” e li ha incoraggiati a “proseguire nell’impegno per l’accoglienza e e l’ospitalità dei profughi e dei rifugiati, favorendo la loro integrazione, tenendo conto dei diritti e dei doveri reciproci per chi accoglie e chi è accolto. Non dimentichiamo che questo problema dei rifugiati, dei migranti, oggi, è la tragedia più grande dopo quella della Seconda guerra mondiale“.

L’inserto a braccio è particolarmente significativo, alla luce della situazione in Libia, dell’accordo sui migranti raggiunto nel vertice europeo di lunedì scorso, con la decisione della Germania di accogliere 500 migranti al mese, ma soprattutto mentre si avvicina la commemorazione dei 60 anni dei Trattati di Roma che istituirono la Ue. I partecipanti alla commemorazione del 25 marzo, saranno ricevuti da Bergoglio il 24 marzo.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua il Santo Padre ha poi richiamato la necessità “dell’impegno congiunto di varie istituzioni per sensibilizzare alla necessità di tutela l’acqua come bene di tutti, valorizzando anche i suoi significati culturali e religiosi“. “Incoraggio in particolare – ha detto rivolto ai partecipanti a un convegno internazionale sull’acqua – il vostro sforzo nel campo educativo, con proposte rivolte ai bambini e ai giovani. Grazie per quanto fate, che Dio vi benedica”. Ha apprezzato anche la protezione delle foreste.

 

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