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Udienza generale: “Il padre saggio trasmette al figlio vicinanza, dolcezza e fermezza”

“Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi”. Così Papa Francesco nell’udienza generale in aula Paolo VI dove ha sviluppato la catechesi approfondendo la figura del padre. Parlando della famiglia di Nazaret ha osservato come “anche san Giuseppe fu tentato di lasciare Maria”, ma poi, da “uomo giusto, ‘prese con sé la sua sposa’”.

Secondo il successore di Pietro è importante che un padre trasmetta al figlio “quel che conta davvero nella vita, ossia un cuore saggio”. “Questo padre – ha proseguito – non dice: ‘Sono fiero di te perché sei proprio uguale a me, perché ripeti le cose che dico e che faccio io’”. Il padre saggio, invece, dice: “Questo è ciò che ho voluto lasciarti, perché diventasse una cosa tua: l’attitudine a sentire e agire, a parlare e giudicare con saggezza e rettitudine. E perché tu potessi essere così, ti ho insegnato cose che non sapevi, ho corretto errori che non vedevi. Ti ho fatto sentire un affetto profondo e insieme discreto, che forse non hai riconosciuto pienamente quando eri giovane e incerto”.

“Ti ho dato una testimonianza di rigore e di fermezza che forse non capivi – ha continuato il Papa esprimendo le parole di un padre saggio – quando avresti voluto soltanto complicità e protezione”. Il padre, ha spiegato ancora il vescovo di Roma, trasmette vicinanza, dolcezza e fermezza, anche se costa fatica. Inoltre è fondamentale che “sia presente nella famiglia”, “sia vicino alla moglie, per condividere tutto, gioie e dolori, fatiche e speranze” e “sia vicino ai figli nella loro crescita”.

“Padre presente”, ha soggiunto, non significa “padre controllore”, altrimenti annulla il figlio e non lo lascia crescere. Un’altra caratteristica del padre è la pazienza: “Tante volte non c’è altra cosa da fare che aspettare; pregare e aspettare con pazienza, dolcezza, magnanimità, misericordia”. Il Pontefice ha infine evidenziato che “senza la grazia che viene dal Padre che sta nei cieli, i padri perdono coraggio, e abbandonano il campo. Ma i figli hanno bisogno di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai loro fallimenti. Faranno di tutto per non ammetterlo, per non darlo a vedere, ma ne hanno bisogno; e il non trovarlo apre in loro ferite difficili da rimarginare”.

Al termine dell’udienza il Santo Padre ha lanciato un accorato appello per “l’amato popolo ucraino” affinché “si faccia ogni sforzo – anche a livello internazionale – per la ripresa del dialogo, unica via possibile per riportare la pace e la concordia in quella martoriata terra”. “Quando io sento le parole ‘vittoria’ o ‘sconfitta’ – ha aggiunto – sento un grande dolore, una grande tristezza nel cuore. Non sono parole giuste; l’unica parola giusta è ‘pace’… Ma pensate, questa è una guerra fra cristiani! Voi tutti avete lo stesso battesimo! State lottando fra cristiani. Pensate a questo, a questo scandalo”.

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