“Gesù ha vissuto l’amore fino in fondo, lasciandosi spezzare dalla morte come un seme sotto terra. Proprio lì, sulla croce, nel punto estremo del suo abbassamento, che è anche il punto più alto dell’amore, è germogliata la nostra speranza”. Papa Francesco prosegue le sue catechesi sul tema della speranza, e nel mercoledì della Settimana Santa la sua riflessione si sviluppa a partire dal capitolo dodici del Vangelo di Giovanni, mettendo a confronto le speranze “del mondo” e quella che nasce, per amore, dalla croce.
Dal crocifisso rinasce la speranza
Ricordando l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, evento di cui si è fatto memoria domenica scorsa, Bergoglio sottolinea come i discepoli e quella folla festante “riponeva in Gesù molte speranze: tanti attendevano da Lui miracoli e grandi segni, manifestazioni di potenza e persino la libertà dai nemici occupanti. Chi di loro avrebbe immaginato che di lì a poco Gesù sarebbe stato invece umiliato, condannato e ucciso in croce?”. Davanti a quella morte, le speranze terrene sono crollate. “Ma noi crediamo che proprio nel Crocifisso la nostra speranza è rinata”, perché, aggiunge il Papa, la speranza cristiana è diversa da quelle del mondo”.
Farsi piccoli per portare frutto
Per comprendere meglio questo concetto, il Pontefice cita le parole che Gesù stesso ha detto dopo essere entrato a Gerusalemme: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Francesco invita a pensare a a un piccolo seme che cade nel terreno: “Se rimane chiuso in sé stesso, non succede nulla; se invece si spezza, si apre, allora dà vita a una spiga, a un germoglio, poi a una pianta che darà frutto”. Cristo “ha portato nel mondo una speranza nuova alla maniera del seme: si è fatto piccolo, ha lasciato la sua gloria celeste per venire tra noi”. Eppure, questo non è bastato: “Per portare frutto Gesù ha vissuto l’amore fino in fondo, lasciandosi spezzare dalla morte come un seme sotto terra”. E proprio lì, nel punto estremo del suo abbassamento, la croce, “che è anche il punto più alto dell’amore”, è “nata la speranza”. Il Santo Padre sottolinea che questa speranza nasce dalla croce in virtù “dell’amore”. in questo modo, “la vita di Dio ha rinnovato tutto ciò che ha raggiunto”. A Pasqua, Gesù trasforma “il nostro peccato in perdono, la nostra morte in risurrezione, la nostra paura in fiducia”. Ecco perché sulla croce, prosegue, “è nata e rinasce sempre la nostra speranza: con Gesù ogni nostra oscurità può essere trasformata in luce, ogni sconfitta in vittoria, ogni delusione in speranza”. Poi, a braccio, aggiunge: “La speranza supera tutto”.
Chi è vorace non è mai sazio
Scegliendo la speranza di Gesù, scopriamo “che il modo di vivere vincente è quello del seme, dell’amore umile. Non c’è altra via per vincere il male e dare speranza al mondo”. Agli occhi di molti questa potrebbe sembrare una “logica perdente”, ma Bergoglio rassicura: “Sembrerebbe così, perché chi ama perde potere, si spossessa di qualcosa”. In realtà, prosegue il Pontefice, “la logica del seme che muore è la via di Dio, e solo questa dà frutto”. La logica del mondo ci spinge a possedere sempre, “a volere qualcos’altro: ho ottenuto una cosa per me e subito ne voglio un’altra più grande, e così via, e non sono mai soddisfatto. Chi è vorace non è mai sazio”. Gesù, al contrario, ha ricordato che “Chi ama la propria vita la perde”, ovvero, spiega il Papa, “chi ama il proprio e vive per i suoi interessi si gonfia solo di sé e perde. Chi invece accetta, è disponibile e serve gli altri, vive al modo di Dio”. Solo allora “salva sé stesso e gli altri”.
Dalla croce alla gloria
Ma questo amore, avvisa il Papa, “passa attraverso la croce, il sacrificio”. Anche se è un passaggio obbligato, essa non è la meta, “la meta è la gloria, come ci mostra la Pasqua”. Francesco si serve di un’altra immagine, la stessa che Gesù ha lasciato ai discepoli durante l’Ultima Cena, per spiegarsi meglio. Cristo, nel cenacolo, ha detto: “La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo”. Questo fanno le mamme, donano la vita: “soffrono, ma poi gioiscono. L’amore dà alla luce la vita e dà persino senso al dolore”. E’ l’amore, prosegue, “il motore che fa andare avanti la nostra speranza”.
Crocifisso, speranza del cristiano
Concludendo l’udienza, Papa Francesco invita tutti i fedeli a lasciarsi avvolgere “dal mistero di Gesù che, come chicco di grano, morendo ci dona la vita. È Lui il seme della nostra speranza. Contempliamo il Crocifisso, sorgente di speranza. A poco a poco capiremo che sperare con Gesù è imparare a vedere già da ora la pianta nel seme, la Pasqua nella croce, la vita nella morte”. Quindi, assegna “un compito da svolgere a casa”: “ci farà bene fermarci davanti al Crocifisso, guardarlo e dirgli: ‘Con Te niente è perduto. Con Te posso sempre sperare. Tu sei la mia speranza’”. Dunque il suo tradizionale saluto: “Buona Pasqua e arrivederci!”.