Ucraina: prete ortodosso torturato e ucciso dai russi

Foto di Katherine Hanlon su Unsplash

Padre Stepan Podolchak, sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina guidata dal metropolita Epifanio (indipendente dal Patriarcato di Mosca) è stato prelevato da casa nella città di Kalanchak, nella parte occupata dell’oblast di Kherson, e ucciso. “È sempre stato filo-ucraino, ha tenuto tutte le funzioni in ucraino. I russi lo hanno torturato a morte” ha testimoniato Svitlana Fomina, capo dell’amministrazione militare dell’insediamento di Kalanchak.

Ucraina: prete ortodosso torturato e ucciso dai russi

Le forze russe hanno ucciso un prete ortodosso ucraino, padre Stepan Podolchak, nella città di Kalanchak, nella parte occupata dell’oblast di Kherson. La notizia che sta circolando sui social ucraini, è stata rilanciata anche dall’agenzia di stampa cattolica Risu. Secondo quanto si legge sul sito “Human Rights in Ukraine”, padre Stepan – sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina guidata dal metropolita Epifanio, indipendente dal Patriarcato di Mosca – è stato prelevato da casa sua il 13 febbraio. Due giorni dopo, il 15 febbraio, sua moglie ha ricevuto una telefonata che le diceva di recarsi all’obitorio per identificare suo marito.

Il Centre for Journalist Investigations (CJI) cita Svitlana Fomina, capo dell’amministrazione militare dell’insediamento di Kalanchak: “I russi lo hanno torturato a morte. Era la persona più pura che abbia mai avuto la fortuna di incontrare. Era come un angelo disceso sulla terra: fedele a Dio, puro di spirito, onesto e giusto. Stepan Podolchak è arrivato a Kalanchak dalla regione di Leopoli e, insieme alla sua congregazione, per oltre 10 anni ha costruito qui una chiesa. È sempre stato filo-ucraino, ha tenuto tutte le funzioni in ucraino e ha pregato per l’Ucraina, anche sotto occupazione. Forse è stato per questo motivo che i russi si sono presi la cosa più preziosa che una persona abbia, la sua vita”.

Secondo i media locali, il sacerdote è stato trascinato fuori di casa a piedi nudi e gli è stato messo un sacchetto in testa. Il padre aveva continuato a svolgere servizi in lingua ucraina sotto l’occupazione russa rifiutandosi di trasferire la sua comunità sotto il Patriarcato di Mosca.

Fonte: AgenSIR

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