Guerra in Ucraina, il Papa: “Scempi e atrocità, non c’è giustificazione”

Papa Francesco Angelus

Un altro appello, l’ennesimo. Il grido di Papa Francesco contro la guerra non si ferma e, nell’Angelus della terza domenica di Quaresima, il Santo Padre torna a invocare la pace, a fronte di un’invasione russa che non accenna a fermarsi nonostante i ripetuti inviti al dialogo. “Un massacro insensato” lo definisce il Pontefice, “dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità. Non c’è giustificazione per questo! Supplico tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare questa guerra ripugnante”. I missili continuano a solcare i cieli dell’Ucraina, mentre le bombe si abbattono “su civili, anziani, bambini e madri incinte. Sono andato a trovare i bambini feriti che sono qui a Roma. A uno manca un braccio, l’altro è ferito alla testa… Bambini innocenti”.

Il Papa: “Guerra disumana e sacrilega”

E il pensiero del Papa va anche “ai milioni di rifugiati ucraini che devono fuggire lasciando indietro tutto e provo un grande dolore per quanti non hanno nemmeno la possibilità di scappare. Tanti nonni, ammalati e poveri, separati dai propri familiari, tanti bambini e persone fragili restano a morire sotto le bombe, senza poter ricevere aiuto e senza trovare sicurezza nemmeno nei rifugi antiaerei”. Uno scenario disumano, “anche sacrilego, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega”.

“Non abituiamoci all’orrore e alla violenza”

Fra gli orrori della guerra, però, c’è un popolo che resiste. E dei pastori che “in questi giorni tragici stanno vivendo il Vangelo della carità e della fraternità”. Papa Francesco riferisce di aver “sentito in questi giorni alcuni di loro al telefono” e aver sperimentato come siano “vicini al popolo di Dio… Penso anche al Nunzio Apostolico, appena fatto Nunzio, Monsignor Visvaldas Kulbokas, che dall’inizio della guerra è rimasto a Kyiv insieme ai suoi collaboratori e con la sua presenza mi rende vicino ogni giorno al martoriato popolo ucraino. Stiamo vicini a questo popolo, abbracciamolo con l’affetto e con l’impegno concreto e con la preghiera”. Il Santo Padre rinnova il suo appello a non abituarsi alla violenza e a non stancarsi “di accogliere con generosità, come si sta facendo: non solo ora, nell’emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno”.

Damiano Mattana: