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Dall’incontro con Cristo alla guarigione interiore: la missione dei Camilliani per l’Ucraina in guerra

I missionari Camilliani in Ucraina: “Rendere Cristo presente portando un segno di speranza ai malati”. La testimonianza di padre Alfréd György, delegato generale dei Ministri degli infermi

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La carità dei missionari Camilliani nell’Ucraina in guerra. Padre Alfréd, nel mese scorso, è stato due volte in Ucraina. Per dare conforto e speranza. Ai malati e a coloro che erano fuggiti. Soprattutto nelle vicinanze di Munkács, Ungvar, Nagyszöllös. E di altre città della Transcarpazia.

Ucraina
Kiev 02/03/2022 – guerra in Ucraina / foto Imago/Image nella foto: camion distrutto ONLY ITALY

Camilliani per l’Ucraina

“Fra i profughi ucraini ci sono molti malati. Non possono spostarsi a causa delle loro condizioni di salute precaria. Sono costretti in un letto di ospedale o su una sedia a rotelle. Ci sono persone sole e abbandonate che hanno perso tutto. Anche il sostegno dei propri familiari, arruolati dal servizio militare. Alcuni vogliono solo confessarsi e pregare”. All’agenzia missionaria vaticana Fides parla padre Alfréd György. Il delegato generale spiega come i Ministri degli infermi stanno aiutando migliaia di rifugiati ucraini nella zona di Munkacs. “Cibo e medicine sono stati acquistati grazie a donazioni da Austria e Ungheria– spiega il religioso-. Molti generi di prima necessità non sono più disponibili in Ucraina. O hanno comunque un prezzo elevato”.

Nutrimento spirituale

Non si tratta, però, soltanto di consegnare forniture per il soccorso materiale. C’è bisogno anche di nutrimento spirituale: “E’ importante ascoltare e sostenere i malati con la preghiera. Portando loro un segno di speranza”, osserva padre Alfréd. E aggiunge: “Ciò crea un legame spirituale profondo con queste persone. In tanti, pregano per coloro che sono rimasti nelle zone di guerra. O per coloro che sono dovuti fuggire dalla loro patria. A causa dei bombardamenti delle loro case. Con la nostra preghiera possiamo aiutare a riportare la pace nel cuore. Costruendo un ponte di preghiera da due parti. Dalla parte della guerra. E dalla parte della pace”.

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