Alla fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs) la testimonianza del vescovo cattolico di Kharkiv. “È importante pregare e sopravvivere per aiutare le persone sole“. Il vescovo Pavlo Honcharuk resta con il suo popolo. Acs ha inviato un sussidio di emergenza per la diocesi. Affinché possa far fronte alle necessità quotidiane (gas, luce, acqua, carburante e cibo). E aiutare altre persone. Kharkiv è una delle città ucraine maggiormente colpite. Molti edifici e appartamenti sono stati danneggiati o distrutti. Nella prima settimana di guerra, un missile ha colpito la casa vescovile nella diocesi cattolica romana di Kharkiv-Zaporizhzhia. “Ogni giorno le persone vengono alla ricerca di un modo per abbandonare la città– racconta il presule-. Ci sono sparatorie continue. Le finestre tremano come se i vetri stessero per cadere. Ci siamo abituati a un tale rumore. Ci si sente persino sospettosi quando la situazione è tranquilla. Cioè quando non sappiamo cosa stia succedendo“.
Ucraina nel bunker
Prosegue il presule ucraino: “Le persone a Kharkiv sono sedute in bunker e rifugi sotterranei. È davvero pericoloso. Visitiamo regolarmente le persone nella stazione della metropolitana. Dove vivono e dormono sui binari e nelle carrozze. Preghiamo lì insieme ad altri. Cattolici e ortodossi gli uni accanto agli altri. Dall’Ucraina occidentale stiamo ricevendo aiuti umanitari. Medicine, cibo, pannolini e così via. Tutto arriva in piccoli autobus o automobili. Sono poco appariscenti e riescono a cavarsela meglio. I grandi camion non possono attraversare le strade. E i camionisti hanno paura di venire nell’Ucraina orientale. Gli ospedali stanno lavorando. Visitiamo regolarmente i malati. Siamo riusciti a consegnare prodotti sanitari all’ospedale psichiatrico. Dove le persone sono state senza prodotti per l’igiene per diversi giorni. Il direttore ci ha ringraziato con le lacrime agli occhi. Questa è ora la nostra missione. Un problema condiviso è un problema dimezzato. Organizziamo aiuto dove possiamo. Molti sostegni stanno arrivando dall’Ucraina occidentale. E, attraverso il confine polacco, da tutta Europa. Questa è una bella dimostrazione di solidarietà”.