L’obiettivo del presidente turco Erdogan, secondo i partiti d’opposizione, è quello di islamizzare tutte le istituzioni del paese. E le disposizioni prese in questi giorni, soprattutto nel mondo dell’istruzione, stanno scatenando numerose proteste tra la maggior parte dei cittadini turchi. L’autorevole quotidiano non governativo Taraf ha affermato che 40mila ragazzi, a pochi giorni dalla ripresa dell’anno scolastico, sono stati iscritti d’ufficio in scuole religiose islamiche: le imam-hatip. Questi istituiti hanno visto una crescita esponenziale, da quando è al potere il partito islamico Akp, ma numerosi genitori non sono affatto d’accordo con quest’obbligo e da giorni stanno cercando di ottenere il trasferimento dei propri figli in scuole laiche.
Fra le migliaia di studenti iscritti d’ufficio nelle imam-hatip, inoltre, figurano anche numerosi ragazzi della minoranza alevita, una ramificazione liberale dell’Islam che non si riconosce nella tradizione sunnita, maggioritaria in Turchia, e che in proposito, segnala il quotidiano Taraf, denuncia il governo del tentativo di “assimilazione forzata”.
Ma la storia non finisce qui, perché oltre all’iscrizione obbligata in istituti religiosi, il ministro dell’Istruzione Nabi Avci ha annunciato ieri che “ci saranno sale di preghiera in tutte le scuole del paese”. Preghiera che, ha tenuto a precisare, “non sarà obbligatoria”.
L’islamizzazione della popolazione turca ha destato l’attenzione della Corte europea per i Diritti Umani che ha criticato l’introduzione dei corsi obbligatori di religione sunnita in tutte le scuole.