Di ritorno da Fatima, Papa Francesco parla a ruota libera nel colloquio con i giornalisti ad alta quota. Tanti i temi affrontati dal Pontefice, da quelli strettamente legati al suo 19° viaggio apostolico, appena concluso, all’imminente incontro con il presidente degli Usa, Donald Trump. Bergoglio parla anche di Medjugorie e di ecumenismo, facendo il punto anche sui rapporti tra Chiesa cattolica e lefebvriani.
Da Fatima un messaggio di pace
Come riporta Radio Vaticana, il Papa, come suo solito, risponde in maniera cordiale, schietta e sincera, spiegando i tratti salienti di questo intenso e toccante viaggio in uno dei luoghi simbolo della cristianità, nel quale si può sentire un forte sentimento di pace e di speranza che dal Portogallo si estende a tutti i punti del globo. “Certamente Fatima porta con se un messaggio di pace, rivolto all’umanità – sottolinea il Pontefice – attraverso tre grandi comunicatori, che avevano meno di 13 anni. E la canonizzazione di Giacinta e Francesco è stata per me una grande felicità, una speranza di pace per tutti”. E Bergoglio, alla vigilia di questo viaggio, l’aveva detto: “Vengo pellegrino di pace e speranza”.
L’incontro con Trump
E partendo dal messaggio di pace che viene da Fatima, una delle prime domande riguarda l’imminente incontro che il Papa avrà con il presidente statunitense, Donald Trump. Il repubblicano ha annunciato annunciato muri, tolleranza zero per i migranti irregolari e la revisione degli impegni per la salvaguardia dell’ambiente. Ma il Papa non si lascia intimorire: “Io dirò cosa penso, lui dirà quello che pensa, ma io mai ho voluto fare un giudizio senza sentire la persona. Sempre ci sono porte che non stanno chiuse. Cercare le porte che almeno sono un po’ aperte, e entrare e parlare sulle cose comuni e andare avanti. Passo passo. La pace è artigianale: si fa ogni giorno“.
Dialogo aperto con lefebvriani e chiese evangeliche
Parlando di dialogo, un’altra domanda riguarda quello con la Fraternità San Pio X: “Io scarterei ogni forma di trionfalismo, ma ci sono rapporti fraterni. Con monsignor Fellay ho un buon rapporto: ho parlato con lui parecchie volte. A me non piace affrettare le cose. Camminare, camminare, camminare: e poi si vedrà. Per me non è un problema di vincitori o di sconfitti, no. E un problema di fratelli che devono camminare insieme, cercando la formula di fare passi avanti”. Anche con le Chiese evangeliche c’è un dialogo aperto. “Sono stati fatti grandi passi in avanti. E’ significativo per l’ecumenismo – ha detto Francesco – camminare insieme con la preghiera, con il martirio e con le opere di carità e di misericordia, annunziare la carità di Gesù Cristo, annunziare che è il Signore, l’unico Salvatore, e che la grazia viene soltanto da Lui”.
La visita al Santuario di Fatima
Nel ricordare i momenti più intensi e toccanti della visita alla Madonna di Fatima, una giornalista gli ricorda che proprio il 13 maggio di 25 anni fa Bergoglio veniva nominato vescovo ausiliario di Buenos Aires. Il Pontefice, con ironia, risponde: “Le donne sanno tutto, eh? Non ho pensato alla coincidenza; soltanto ieri, mentre pregavo davanti alla Madonna. E ho parlato con la Madonna un po’ di questo, Le ho chiesto perdono per tutti i miei sbagli, ma solo ieri me ne sono accorto”. Il Papa affronta anche la questione delle ong coinvolte nello scandalo per presunte collusioni con gli scafisti che trasportano i migranti attraverso il Mar Mediterraneo. Francesco sottolinea di aver seguito la vicenda, ma di voler attendere notizie più precise prima di esprimere un parere.
La Madonna non è una postina
Particolare attenzione riserva il Papa alla domanda sulle presunte apparizioni della Vergine Maria a Medjugorie, un luogo che suscita il fervore religioso di tanti fedeli, e per le quali Benedetto XVI nominò un’apposita commissione, presieduta dal cardinal Camillo Ruini. Francesco, che ha inviato un suo collaboratore in Bosnia per seguire meglio ciò che sta accadendo, esprime la sua posizione: “Io personalmente preferisco la Madonna madre, nostra madre, e non la Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio a tale ora: questa non è la mamma di Gesù. Poi c’è l’aspetto spirituale e pastorale, gente che va lì e si converte, gente che incontra Dio, che cambia vita… Ma questo fatto spirituale-pastorale non si può negare”.
La lotta alla pedofilia nella Chiesa
Il Papa affronta quindi il delicato tema degli abusi sui minori e le recenti dimissioni dalla commissione vaticana, istituita ad hoc proprio da Bergoglio per contrastare questo fenomeno doloroso per la Chiesa, della signora Mary Collins. “Ho parlato con lei. Ma lei continua a lavorare nella formazione con i sacerdoti su questo punto – afferma il Pontefice -. E’ una brava donna, che vuole lavorare. Ma, ha fatto questa accusa, e un po’ di ragione ce l’ha. Perché? Perché ci sono tanti casi in ritardo. C’è poca gente, c’è bisogno di più gente capace di questo. Così come stanno le cose, stiamo andando avanti. Collins in quel punto aveva ragione: ma noi, anche, eravamo sulla strada. Ma ci sono duemila casi ammucchiati”.
Il clericalismo allontana la gente
L’ultima domanda tratta del secolarismo, un problema che tocca molti Paesi a maggioranza cristiana. “E’ una questione che mi preoccupa. Ci sono Paesi molto cattolici, ma anticlericali. Per questo – fa notare il Papa – dico ai sacerdoti di fuggire il clericalismo”. “E’ il clericalismo che allontana la gente. Il clericalismo è una piaga nella Chiesa”, conclude Bergoglio.