E’ lastricato di difficoltà il percorso della pacificazione del Tigray. In prima linea per garantire il ritorno alla normalità c’è la Chiesa cattolica. Si sono unite contro la guerra le congregazioni religiose. Il Catholic Relief Services (CRS). Le Nazioni Unite attraverso il Programma alimentare mondiale (Wfp). E’ fragile in Eritrea l’accordo tra il governo federale e il Fronte di liberazione popolare del Tigray. Le ostilità non si sono ancora fermate. Proseguono i conflitti nella regione etiope. Intanto la Chiesa e l’Onu cooperano. Per inviare generi alimentari. E sostegno finanziario alla popolazione colpita nel Tigray. A offrire una testimonianza di questo impegno è Teshome Fikre Woldetensae. Il segretario generale della Conferenza episcopale etiope (CBCE) parla all’agenzia missionaria vaticana Fides. E descrive la tregua umanitaria dichiarata dal governo etiope di Abiy.
Tigray, sos sfollati
I vescovi si stanno coordinando con il governo federale. Per sostenere gli sfollati ovunque si trovino. E allo stesso tempo hanno fatto appello ai partner internazionali. Affinchè aiutino gli sfollati nelle regioni di Amhara, Afar e Tigray, anche esse regioni colpite dagli scontri. Le comunità religiose del Tigray (una ventina) stanno lavorando sul campo assistendo gli sfollati. I bambini. Gli affamati. E molti altri bisognosi”. Il segretario dell’episcopato etiope racconta: “La vita del popolo si riflette nella vita della Chiesa. E la vita della Chiesa si riflette nella vita del popolo. E’ fondamentale continuare a pregare per l’Etiopia. Con la speranza che l’accordo di pace sia finalmente raggiunto dalle parti interessate”.