La chiesa tailandese si prepara a vivere la “Giornata missionaria mondiale” del prossimo 23 ottobre. Secondo padre Peter Watchasin, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Thailandia, “In questa fase, sotto un potere militare, la società e soprattutto i giovani lamentano la mancanza di libertà e di pluralismo”.
La nuova Costituzione tailandese, approvata il mese scorso, impone allo stato di promuovere il Buddismo Theravada, religione maggioritaria nella nazione del sud-est asiatico con oltre 67 milioni di abitanti. A destare preoccupazione tra le minoranze religiose cristiane e musulmane (che rappresentano rispettivamente l’1% e il 4,7% della popolazione) è la possibile applicazione della nuova legge sulla “blasfemia”. La nuova Carta all’art. 67 recita che “lo stato stabilisce le misure e i meccanismi per prevenire la profanazione del buddismo in qualsiasi forma e incoraggia la partecipazione di tutti i buddisti nell’applicazione di tali misure e meccanismi”. Di conseguenza, ogni atto interpretato come una “minaccia” o “vilipendio” al buddismo può essere oggetto di intervento e repressione da parte dello stato.
“Non si può criticare il governo, ma le nostre attività pastorali non sono disturbate o modificate” commenta padre Watchasin. “La comunità cattolica – spiega – non entra in questioni politiche, ma procede con le sue attività: stiamo preparando l’Ottobre missionario, dopo che la Chiesa ha vissuto il suo speciale Sinodo nel 2015. Alla luce di quella assemblea, come cattolici, siamo alla ricerca di nuove strade per incarnare il Vangelo nel paese e viverlo nella società, nell’economia, nella politica, per contribuire al bene comune della nazione”, conclude il Direttore Nazionale delle Opere Missionarie tailandesi.