Volge al termine la missione di mons. Charles Scicluna in Cile. PartirĆ oggi da Santiago del Cile lāarcivescovo di Malta, presidente del Collegio per lāesame di ricorsi (in materia di ādelicta gravioraā) alla Sessione ordinaria della Congregazione per la dottrina della fede e inviato dal Papa nella capitale cilena per raccogliere ulteriori elementi sul caso del vescovo di Osorno, mons. Juan Barros. Il messo pontificioĀ avrebbe dovutoĀ concludere la missione domenica 25 marzo. Tuttavia, mons. Scicluna ĆØ stato costretto a prolungare il suo soggiorno in CileĀ per ristabilirsi dallāimprovviso intervento chirurgico subito la scorsa settimana.
“Grazie per la fiducia”
Come riporta il Sir, alla vigilia della partenza, il presule ha incaricato il portavoce della Conferenza episcopale cilena (Cech), Jaime Coiro, di rilasciare alcune dichiarazioni. Mons. Scicluna fa sapere che il recupero post-operatorio ĆØ stato molto soddisfacente e che, in questi giorni di convalescenza trascorsi nella Nunziatura, ha avuto la possibilitĆ di incontrarsi con alcune persone che ne avevano fatto richiesta, sia per riferire elementi sul caso Barros, sia per parlare di altri fatti legati ad abusi. Con lāaiuto di padre Jordi Bertomeu, che ha condotto alcuni incontri durante il ricovero dellāarcivescovo, prossimamente mons. Scicluna farĆ il punto sui vari colloqui avuti e consegnerĆ al Papa quanto emerso durante la missione a Santiago. Il portavoce della Conferenza episcopale ha riferito del ringraziamento āper il clima di dialogo sereno, la buona attitudine allāascolto e la fiduciaā che ha accompagnato questi incontri e, rispondendo a una domanda, ha confermato che il Comitato permanente della Cech ha avuto un colloquio con padre Bertomeu.
Colloqui “allargati”
All'indomani dell'intervento chirurgico subito da mons. Scicluna, un gruppo di personeĀ ha denunciato abusi sessuali da parte di Padri Maristi (fatti giĆ riconosciuti dalla Congregazione per la dottrina della fede) e che avrebbero fatto pervenire una lettera allāinviato papale. Tuttavia, la decisioneĀ allargare lāascolto di testimonianze anche ad altri casi di abuso di minori avvenuti in Cile da parte di uomini di Chiesa ĆØ stata rimessa agli inviati del Vaticano. Infatti, i colloqui erano dedicato a persone che hanno manifestato lāintenzione di far conoscere elementi sulla situazione del vescovo Juan Barros. Mons. Scicluna e il suo collaboratore hanno acconsentito.Ā Un incontro durato circa tre ore, come riporta il Sismografo, al termine del quale alcune vittime hanno dichiarato ai giornalsiti: “Siamo usciti con una bella impressione. Siamo stati ascoltati dall'arcivescovo di Malta. Portiamo con noi un suo impegno importante ed ĆØ ciĆ² che piĆ¹ conta. Ci ha detto che trasmetterĆ alla Santa Sede, per trovare una soluzione, la questione che i maristi non possono essere allo stesso tempo parte coinvolta nella denuncia e giudice nel processo“. Dichiarazioni che fanno riferimento alla decisione dei maristi di nominare il salesiano David Albornoz per indagare su almeno 18 denunce di ex allievi dell'Istituto Alonso de Ercilla e del Collegio Marcelino Champagnant. Gli studentiĀ hannoĀ accusato 10 religiosi maristi di abusi sessuali dagli anni '70 in poi. Mons. Scicluna “ha ascoltato con molta caritĆ ognuna delle nostre testimonianze. Non ĆØ stato facile per noi. Non ĆØ bello ricordare queste cose, ciĆ² che abbiamo sofferto ma anche le nostre lotte. Siamo cattolici e perciĆ² siamo molto grati al Vaticano per questo suo atteggiamento che riteniamo un passo verso la giustizia. Ora attendiamo veritĆ e riconciliazione”. Per le vittime, l'incontro con l'inviato del Papa rappresenta “una giornata storica che mette fine al cerchio di ferro alzato per garantire lāimpunitĆ di alcuni. Ora si aprono vie di veritĆ e giustizia e non sarĆ possibile continuare con le menzogne e coperture. Noi, in un qualche modo, stiamo dando una mano al Papa per chiudere con una chiesa che di fronte a questi delitti ĆØ cieca, sorda e muta”.