Cardinale Tagle: “Non diventiamo come lupi”. Cammino di formazione

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Appello alla condivisione e alla fraternità del cardinale Luis Antonio Tagle. Per non diventare come “lupi”, i pastori della Chiesa “devono vigilare su se stessi o prendersi cura di sé e della propria fede. Si tratta di una formazione permanente”. Con queste parole, riecheggiando l’Apostolo Paolo, il porporato ha ricordato in maniera sintetica e efficace che ogni autentica vita sacerdotale rappresenta un cammino di formazione mai concluso, sempre aperto a essere plasmato e nutrito dal lavoro della grazia. A riferirlo è l’agenzia missionaria vaticana Fides. Il Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione ha offerto spunti di riflessione preziosi nei suo intervento alla sessione d’apertura della Conferenza internazionale per la formazione permanente dei sacerdoti. La formazione permanente dei sacerdoti – ha sottolineato il Cardinale Tagle, liberando tale espressione da ogni interpretazione riduttiva in chiave intellettualistica – ha a che fare innanzitutto con l’umiltà.

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Appello di Tagle

“C’è stata una tendenza, che persiste tuttora” ha ammesso il pro prefetto “a pensare alla ‘formazione’ come limitata alla formazione in seminario. Questo ha creato l’idea errata che l’ordinazione segni il traguardo della formazione. Una volta ordinato, un ministro non ha più bisogno di formazione. ‘Sono stato ordinato perché ero già formato’, dicono”. In tale concezione fuorviante – ha proseguito il cardinale Tagle “l’ordinazione significa niente più studio, niente più preghiera, niente più direzione spirituale, niente più guida, niente più stile di vita semplice, niente più disciplina. ‘Queste cose sono solo per i seminaristi. Io sono già ordinato’ ”. In realtà, la condizione sacerdotale non è un “possesso” acquisito per sempre. E i sacerdoti – ha evidenziato il cardinale nel suo intervento – hanno bisogno di continuare a essere formati proprio nella loro condizione di ministri ordinati. “Proprio perché siamo ordinati al servizio di Dio e della Chiesa, abbiamo bisogno di essere continuamente formati. Credo che questa umiltà aiuterà i ministri ordinati a recuperare nuove energie e a evitare un falso senso di superiorità e di ‘diritto acquisito’. Anche la Chiesa riceverà il servizio di qualità che merita”.

 

 

 

Giacomo Galeazzi: