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Svezia, il Consiglio delle Chiese contro la legge sui migranti

Era e continua ad essere una legge che fa discutere quella che è stata votata in Svezia nel luglio 2016, ossia il provvedimento che limita le possibilità di ottenere la residenza svedese e i ricongiungimenti familiari per i richiedenti asilo. L'atto, però, rischia di essere prolungato. Per questa ragione il Consiglio delle Chiese svedese ha scritto oggi una lettera al Parlamento (Riksdag). 

Il contenuto della missiva

“Quando nel 2016 è stata introdotta la legge sulla restrizione, l’intenzione dichiarata dal governo era di ridurre il numero degli arrivi di richiedenti asilo in Svezia. È indiscutibile che questo numero sia diminuito, ma il nesso causale tra l’introduzione della legge e il numero nettamente in calo dei richiedenti asilo è tutt’altro che chiaro”. Parole che non lasciano spazio a dubbi. Secondo i leader delle Chiese l'atto in questione avrebbe avuto “molte altre conseguenze negative” sulle chance di “una buona integrazione”, proprio per aver di fatto sostituito i permessi di soggiorno permanenti con permessi a “scadenza”, aver fissato duri limiti ai ricongiungimenti famigliari e aver affievolito i diritti dei richiedenti asilo ad aiuti economici e sociali. Le Chiese sostengono quindi il no a un’estensione della legge, il ritorno alla legge ordinaria legge per lavorare negli anni a venire a una nuova legislazione. D'altronde l'atto, visto il suo contenuto, era stato criticato sin dalle battute inziali. Le modifiche, come detto, erano state pensate per ridurre sensibilmente il numero dei richiedenti asilo in Svezia, Paese che nel 2015 ha ricevuto il numero record di 163.000 domande di protezione. E per replicare a questa emergenza l'ex ministro per l'Immigrazione Morgan Johansson aveva commentato: “Anche qualora vantassimo il miglior sistema di accoglienza al mondo, solo con una bacchetta magica sarebbe possibile far apparire centinaia di migliaia di case, decine di migliaia di insegnanti e assistenti sociali e centinaia di scuole”. 

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