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Sulle orme di don Luigi Di Liegro

E'l'organismo pastorale che ha lo scopo cioè di promuovere a Roma la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale. Giovedì alle 18, nella basilica di San Giovanni in Laterano, il cardinale Angelo De Donatis, vicario del Santo Padre per la diocesi di Roma, presiederà la celebrazione eucaristica per il 40° anniversario di istituzione della Caritas diocesana di Roma. Alla messa di ringraziamento, che sarà concelebrata da diversi cardinali, dall’intero consiglio episcopale e dai presbiteri della diocesi, parteciperanno gli ospiti e i volontari dei centri diocesani e delle Caritas parrocchiali, i rappresentanti delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, le autorità cittadine. Nella messa, riferisce LaPresse, verrà ricordato monsignor Luigi Di Liegro, primo direttore della Caritas, nell’anniversario della scomparsa (12 ottobre 1997).

L’eredità di un “risanatore”

“È stato un precursore nel cercare soluzioni ai problemi che oggi viviamo, dalla povertà alle migrazioni”, ha spiegato al Sir il gesuita padre Sandro Barlone, presidente della Fondazione internazionale don Luigi Di Liegro, ricordando le occasioni in cui il fondatore della Caritas  capitolina “ha cercato di sanare le divisioni tra le persone”, come quando i vicini si opposero all’accoglienza a Villa Glori di chi aveva contratto l’Aids o quando in molti si ribellarono alla sua decisione di accogliere i migranti nell’ex pastificio Pantanella. “È stato un sacerdote che ha fermamente creduto nell’incarnazione del Verbo di Dio e l’ha concretizzata nella sua azione nel sociale, dove si ponevano le fragilità più evidenti della società – aggiunge Barlone -. Cercava di ricomporre le distanze e le contrapposizioni tra le persone rivolgendo attenzione alla presenza dell’altro. La sentiva come una missione che derivava dal suo sacerdozio. Il rischio è quello di sottolineare sempre e solo la sua azione sociale. È vero, si è impegnato a risolvere i problemi sociali e ha fondato la Caritas a Roma. Ma il nucleo del suo impegno stava nel sacerdozio. Ha precorso le soluzioni ai problemi che noi viviamo oggi. Si è impegnato concretamente nell’accoglienza dei migranti. Don Luigi aveva intuito anche le conseguenze di politiche sociali ed economiche molto più ampie di quelle nazionali. L’ex pastificio Pantanella era disabitato. Non si svolgeva lì alcuna attività. Aiutò gli immigrati a trovare rifugio in quello spazio, ma ciò non venne né compreso né accettato. Anzi, questo suo impegno divenne terreno di scontro e fu realizzato uno sgombero dalle forze dell’ordine”.

Attenzione umana

Don Di Liegro aveva già intuito che i ghetti sono polveriere pronte a esplodere, noi oggi siamo caduti in questo errore, non solo in Italia ma anche in Europa.  Per quanto riguarda l’aiuto ai più poveri, l’ostello alla stazione Termini fu uno dei luoghi in cui si sperimentò la prima assistenza, realizzata facendo fronte ai bisogni fondamentali. Un impegno che oggi continua attraverso la Caritas. Racconta Barlone: “Ospitò un padre della Gregoriana in difficoltà a casa sua. A Villa Glori, ai Parioli, ospitò persone che avevano contratto l’Aids per dare loro un’attenzione umana che sembrava negata. C’era una stigmatizzazione sociale nei loro confronti e questo si notò nella reazione del quartiere. Dimostrava l’importanza dell’accoglienza e della misericordia, non della condanna”. Ci fu una sollevazione da parte di molti in quella zona, perché l’ammalato di Aids era considerato un portatore di contagio. Non si capiva la carica di azione sociale e caritativa che don Luigi realizzava. Dovette scontrarsi anche con i cristiani che separavano il credo dalla vita e non si accorgevano che la dottrina che non si mette in pratica nel luogo in cui scorre la vita resta un orpello archeologico.  E “nella nostra sede, in via Ostiense, ci occupiamo della formazione e offriamo ascolto ai familiari delle persone con disagio psichico. Mettiamo in atto anche una piccola terapia. Nei laboratori queste persone vengono stimolate alla pittura, alla danza e in altre attività”.  

Il laboratorio-Friuli

Istituita con decreto del cardinale vicario Ugo Poletti del 10 ottobre 1979, che ufficializzò un’attività presente in diocesi per volere di monsignor Di Liegro già dal 1976 (quando promosse un gruppo di volontari per coordinare gli aiuti per il terremoto in Friuli) la Caritas è l’organismo della diocesi che “promuove la testimonianza della carità della comunità ecclesiale, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica”. Un’opera che si esplica in quattro ambiti: animazione, coordinamento, assistenza diretta e formazione. Attualmente la Caritas, oltre all’accompagnamento e al sostegno delle numerose opere di carità promosse dalle 337 parrocchie della diocesi, è presente nel territorio romano con 52 opere-segno – ostelli, comunità, case famiglia e mense sociali – che operano coordinandosi con i 146 centri di ascolto parrocchiali. Luoghi dove la comunità cristiana e la città tutta può incontrare e farsi carico dei fratelli in difficoltà attraverso esperienze di volontariato e solidarietà partecipata. Un’attività che, nel 2018, ha visto impegnati più di 4mila volontari per accogliere nelle mense oltre 11mila persone; ospitare 2mila senza dimora, famiglie, vittime di tratta e violenza; curare 4mila malati indigenti, incontrare e sostenere 15mila detenuti.

Terra d’incontro tra città e Chiesa

Grande l’impegno delle parrocchie per dare “ascolto” a 21mila famiglie. Solo nell’ultimo anno sono stati oltre 385mila i pasti distribuiti, 210mila i pernottamenti offerti, 13mila le prestazioni sanitarie effettuate, 52mila le visite domiciliari a malati e anziani. “La Caritas è sempre stata una terra di incontro tra la città e la Chiesa – spiega a LaPresse il direttore don Benoni Ambarus -, coinvolgendo sui temi della giustizia e della promozione umana quanti sono impegnati per il bene in diversi ambiti. Desideriamo continuare a esserlo con l’accortezza di stare vicini alle comunità parrocchiali e avendo i poveri come maestri di vita perché ogni persona ha qualcosa da dare agli altri, anche coloro che riteniamo più fragili”.

Scuola di Vangelo

Don Benoni Ambarus è stato nominato un anno fa dal cardinale vicario Angelo De Donatis il nuovo responsabile dell’organismo diocesano: il sacerdote, nato in Romania, dal 2017 era già vicedirettore della Caritas. Il suo predecessore monsignor Enrico Feroci è diventato  rettore del Seminario della Madonna del Divino Amore. Don Benoni Ambarus, detto don Ben, è nato il 22 settembre 1974 a Somusca-Bacau (Romania). Entra al Seminario Minore della diocesi di Iasi, in Romania, nel 1990; consegue la maturità nel 1994 e quindi, fino al 1996, frequenta il Seminario Maggiore di Iasi. Il 23 novembre del 1996 arriva a Roma, presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore, dove completa gli studi e consegue il baccalaureato in Teologia. Il 29 giugno del 2000 viene ordinato presbitero a Iasi. Ma poi rientra a Roma, dove, nel 2001, consegue la licenza in Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana. Dal 2001 al 2004 svolge il servizio di educatore al Seminario Romano Maggiore; dal 2004 al 2007 è collaboratore parrocchiale a San Frumenzio ai Prati Fiscali; dal 2007 al 2010 è viceparroco presso la stessa parrocchia. Dal 2010 al 2012 è invece viceparroco nella comunità di Santa Maria Causa Nostrae Laetitie a Torre Gaia. Nel 2012 don Ambarus diviene parroco dei Santi Elisabetta e Zaccaria a Valle Muricana: sarà la prima parrocchia a ricevere la visita pastorale di Papa Francesco, il 26 maggio del 2013. Infine, nel 2017, la nomina a vicedirettore della Caritas di Roma. “Sono consapevole – dichiara ad Avvenire don Ambarus – di svolgere un servizio impegnativo e delicato con la certezza di poter contare sull’esperienza e la dedizione di molti operatori, volontari e di tutti i poveri. L’esperienza di vicedirettore è stata per me la scuola del Vangelo della vita attraverso gli occhi e il cuore dei poveri. La Caritas continua il suo percorso al fianco delle tante comunità parrocchiali e di tutto quel vasto mondo della Chiesa di Roma in cui la carità si realizza attraverso la difesa della dignità e della giustizia: esperienze che sempre più debbono operare in comunione”.

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