Il Sudan è sull’orlo della guerra civile. E la Chiesa cattolica è in prima linea a sostegno dei più fragili. “La vita al momento in Sudan è molto dura. Stiamo sopravvivendo per miracolo. Tutto è molto caro. I trasporti. Il cibo. La gente non ha pane. È una situazione insostenibile per la popolazione. E gli aiuti della comunità internazionale arrivano solo ad alcuni. Mentre moltissimi ne restano privi”, afferma monsignor Yunan Tombe Trille. Vescovo di El Obeid. E presidente della Conferenza episcopale di Sudan e Sud Sudan.
Sudan nel caos
All’agenzia missionaria vaticana Fides, il presule descrive il “momento molto delicato” per il Sudan. Dopo una stagione di grandi speranze. Iniziata con la fine della dittatura di Omar Hasan Ahmad al-Bashīr nell’aprile del 2019. E con l’avvio di una transizione democratica. Spiega il vescovo: “Da tempo non ci sono incontri tra civili e militari al governo. L’esecutivo al momento non è operativo. I crimini hanno raggiunto un livello mai così alto nella storia. Tanta gente sta soffrendo la fame. Fette di popolazione chiedono il colpo di stato. Vogliono che il potere torni completamente nelle mani dei militari. Dietro ad esser ci sono gruppi di pressione legati ai circoli dell’esercito”.
Pericoli
“È un tempo molto difficile per tutti. La Chiesa esce da anni di attività decisamente opposte a noi. Chiudevano chiese. Ci toglievano edifici. Non ci permettevano di operare. Oggi l’atteggiamento nei confronti della Chiesa non è molto cambiato. Se non nelle parole. Le parole sono più dolci. Ma non possiamo parlare di vero cambiamento”, conclude il leader dell’episcopato.