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Sud Sudan, il Papa: “In nome di Gesù, deponiamo le armi dell’odio”

La Santa Messa al Mausoleo "John Garang" di Giuba, Papa Francesco consegna ai sudsudanesi due immagini fondamentali nella vita cristiana

La Santa Messa di congedo dal Sud Sudan precede di pochissime ore il volo di ritorno verso Roma di Papa Francesco. Al termine del suo 40 esimo viaggio apostolico, svolto nel cuore ferito dell’Africa, dove la forza della Parola di Dio rappresenta realmente il pane della salvezza. E il Santo Padre lo ricorda ancora, invitando a far proprie le parole di san Paolo ai Corinzi: “Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso”. Una trepidazione che Francesco dice essere anche la propria, quella di trovarsi assieme ai sudsudanesi nel nome di Gesù, “il Dio dell’amore, il Dio che ha realizzato la pace attraverso la sua croce”. Il Papa annuncia Cristo perché è un annuncio di speranza: “Gesù vi conosce e vi ama; se rimaniamo in Lui, non dobbiamo temere, perché anche per noi ogni croce si trasformerà in risurrezione, ogni tristezza in speranza, ogni lamento in danza”.

L’omelia del Papa

“Voi siete il sale della terra […]. Voi siete la luce del mondo”. Le parole di Gesù, riportate nel Vangelo di Matteo, indicano due concetti essenziali per la vita cristiana. Il sale, spiega il Papa, “è l’ingrediente invisibile che dà gusto a tutto”, considerato “simbolo della sapienza, cioè di quella virtù che non si vede, ma che dà gusto al vivere”. Nella vita del cristiano, il sale non dà solo sapore ma ha la funzione di “conservare i cibi perché non si corrompano”. E, secondo la Bibbia, il primo cibo da conservare è l’alleanza con Dio: “Il discepolo di Gesù, in quanto sale della terra, è testimone dell’alleanza che Lui ha realizzato e che celebriamo in ogni Messa: un’alleanza nuova, eterna, infrangibile, un amore per noi che non può essere incrinato neanche dalle nostre infedeltà”. Siamo dunque chiamati “a testimoniare l’alleanza con Dio nella gioia, con gratitudine, mostrando di essere persone capaci di creare legami di amicizia, di vivere la fraternità, di costruire buone relazioni umane, per impedire che prevalgano la corruzione del male, il morbo delle divisioni, la sporcizia degli affari iniqui, la piaga dell’ingiustizia”.

Deporre le armi dell’odio

Rivolgendosi ai sudsudanesi, Papa Francesco ricorda che, “dinanzi a tante ferite, alle violenze che alimentano il veleno dell’odio”, l’esempio del sale può essere d’aiuto. Come il sale dà sapore, “noi cristiani, pur essendo fragili e piccoli, anche quando le nostre forze ci paiono poca cosa di fronte alla grandezza dei problemi e alla furia cieca della violenza, possiamo offrire un contributo decisivo per cambiare la storia”. Una chiamata alla quale non possiamo sottrarci: “Iniziamo proprio dal poco, dall’essenziale, da ciò che non compare sui libri di storia ma cambia la storia: nel nome di Gesù, delle sue Beatitudini, deponiamo le armi dell’odio e della vendetta per imbracciare la preghiera e la carità“.

La luce del mondo

Non meno potente la seconda immagine, quella della luce. La luce del mondo. Una profezia compiuta con la venuta del Figlio di Dio, la vera luce del mondo. Ed è Cristo stesso a volerci luminosi, in grado di irradiare la luce di Dio. “Prima di preoccuparci delle tenebre che ci circondano, prima di sperare che qualcosa attorno si rischiari, siamo tenuti a brillare, a illuminare con la nostra vita e con le nostre opere”. Ci è dunque richiesto di “ardere d’amore. Non accada che la nostra luce si spenga, che dalla nostra vita scompaia l’ossigeno della carità, che le opere del male tolgano aria pura alla nostra testimonianza. Questa terra, bellissima e martoriata, ha bisogno della luce che ciascuno di voi ha, o meglio, della luce che ognuno di voi è”.

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